Perché le donne non leggono fumetti? Altro che sessismo…
Si è appena quietato il polverone sollevato dalla Marvel con la “geniale” copertina della donna ragno disegnata dal simpatico Manara “tutte le mie donne sono gnocche uguali” e qui a Stay Nerd qualcuna ha deciso di tirar fuori le metaforiche cornina dal guscio, ovvero dalla rubrica sulla cucina nerd e dare una risposta all’annosa domanda: Perché le donne non leggono fumetti? E sarà poi vero che non li leggono? Perché diciamoci la verità, sfatato il cliché del nerd maschio eterno adolescente brufoloso e sfigato, vediamo ragazze battagliare a D&D, impugnare fucili da softair, guidare eserciti che si menano con le spade di gomma, tramare e complottare nei panni di succhiasangue (ho detto sangue, maligni!) immortali e massacrarsi con innata crudeltà nei commenti per i rispettivi cosplay. Perché non dovrebbero leggere comics? Inoltre se Mamma Marvel ha pensato di puntare sul mercato femminile avrà i suoi buoni motivi no?! Nella mia esperienza personale, ho per lo più amici maschi, le prime Otaku veramente esaltate che ho conosciuto erano ragazze, la mia consulente sul mondo Marvel è una donna e trovo che se c’è qualcuno in grado di affezionarsi ad un personaggio a livelli maniacali e patologici quello è assolutamente una donna (secondo voi in Misery non deve morire è un caso che la protagonista sia di sesso femminile?). È partito quindi un giro di chiamate, consulti strategici, arrivando ad una conclusione bizzarra: si è vero, le donne per lo più non leggono i fumetti (americani). Ecco spiegato il perché: Un ruolo determinante lo gioca il fattore culturale: babbo e mamma alla frugoletta al massimo comprano Topolino, forse Geppo da piccolina e poi nient’altro. Ma dato che l’età in cui ci si affeziona ai fumetti è quella fra i 9 ed i 12 le giovani lettrici rimangono a becco asciutto, al massimo se va bene si fregheranno i Tex del papà.
Parlando di fumetti di supereroi invece bisogna considerare i tempi lunghissimi, i periodi più o meno validi e le storie che vanno avanti da 50 anni e quindi il fatto che è molto diverso affezionarcisi seguendo l’evoluzione ogni settimana per anni, magari con accanto qualcuno che ti spiega i pezzi mancanti, d’altra parte approcciarsi in solitaria significherebbe probabilmente “non trovarci niente di che”. In realtà questo è un problema che hanno anche i nuovi lettori, che tendono a preferire serie brevi autoconclusive, ma nel caso di una donna è anche peggiore. Perché? Perché per la miseria se io aspirante lettrice in copertina vedo una vestita come Vampirella dei tempi d’oro mi viene il dubbio di essere un tantino fuori target, pensate stia scherzando? Guardatevi il costume di Drago Luna!. E qui si passa al secondo fatto: il pregiudizio. Si mi spiace ma il pregiudizio sul fatto che siano “storie per bambini” “tutto mazzate, superpoteri e gnocca” c’è e spesso e volentieri le case editrici non fanno nulla per toglierlo, anzi. Si cari signori, chiamare Manara è stato un autogol, fatevene una ragione. Vedendo quella bella fanciulla natiche al vento la potenziale lettrice si aspetterà di trovare una storia piena di fan service e argomenti ammiccanti ad un pubblico adolescente, non qualcosa appassionante, intrigante e ben strutturato! Però c’è da dire che molte lettrici si affacciano al mercato dei manga o si affezionano in maniera viscerale a certe pubblicazioni. Un controsenso? Non proprio. Perché nell’età in cui una inizia a comprarsi da sola i suoi fumetti nel settore manga trova tutta una vasta gamma di pubblicazioni adatte ad un pubblico adolescente Perché al di là del (quasi)sempreverde Dylan Dog costituiscono la fetta più grossa di pubblicazioni a cui non si possono applicare i pregiudizi di cui sopra (leggi “ah Superman, roba da bambini”) e perché è più facile trovare miniserie o cicli che si chiudono.
Ecco quindi spuntare Rumiko Takahashi, primo amore per molte. Con le sue storie apre una finestra su un mondo culturalmente nuovo e intrigante, usa come antagonisti personaggi ispirati a leggende giapponesi, porta sense of humor e horror, intrighi, tradimenti, storie d’amore. Tutto ciò che alla fine una donna può cercare in un fumetto, che si tratti di stregoni reincarnatisi nel Giappone moderno o di una coppia di immortali (di cui una allevata dalle sirene per essere divorata) in cerca della cura per il loro stato (Mermaid Saga) in un mondo traboccante di crudeltà e orrori. Altro grande amore è di solito Sandman, con le sue storie agrodolci, folli, toccanti, un intessersi di miti, storia, storie, eventi e personaggi profondi e teneri come l’allegra Morte, il malinconico Sogno o la piccola Delirio (che ricordiamolo, un tempo era Delizia) e perfino un Lucifero che, in fondo, sembra più a posto di tanti altri. Parlando poi per esperienza personale mi sono accostata al mondo del fumetto con Il Corvo (si quello originale, si lo ho del 1994 e potrei uccidere piuttosto che cederla) ed il Il Corvo Presenta. Amore, follia, citazioni di una cultura oscura e sconosciuta (ditemi che tutti quanti conoscevate i Joy Division all’epoca eh?), letteratura, violenza, spessore psicologico perfino per personaggi appena accennati come Funboy (scordatevi quello del film signori e scordatevi l’Eric buonista, Questo si inietta l’eroina direttamente nel cuore).
Seguendo quella scia trovai un altro grande amore, l’opera bistrattata di David Mack: Kabuki. Ecco questo è quello che sbatterei in faccia ai simpaticoni della Marvel per far capire che se proprio vogliono proporre una supereroina, questa piccola ninja sarebbe il modello ideale. Non è che non sia femminile o sexy, ma è meravigliosa quando fa a fette i suoi avversari con le sue falci e quando si raggomitola sulla tomba della madre. I suoi interrogativi, l’equilibrio instabile che snoda lungo tutta la storia in un’alternanza di tradimenti (tutti politici) ricerca di identità, fedeltà e vendetta la rendono un personaggio indimenticabile. E così sono affascinanti tutte le maschere del Noh, pur essendo appositamente costruite per essere sex symbol, manifesti ritenuti effimeri e virtuali quando in realtà sono vere assassine al servizio del governo Giapponese. Oppure volendo lasciare a parte le tragedie (perché si kabuki è veramente tragico) farei notare la locale Eva Kant: è una ladra scaltra ed un’assassina senza scrupoli e si è vendicata ferocemente di chi tradì sua madre e rinchiuse lei in un collegio.
Al tempo stesso è capace di battersi per una buona causa, ama ed è amata incondizionatamente. La stessa figura che strappa le cornee a chi aveva convinto Diabolik di essere cieco si batte disinteressatamente in prima linea (che il suo compagno lo voglia oppure no) per cause in cui crede (ad esempio contro lo sfruttamento minorile o contro la pedofilia). Quindi cari nerd se volete un po’ di compagnia femminile per commentare il fumetto del vostro cuore, cercatene uno che abbia o molto sense of humor o uno spessore dei personaggi superiore ad una fetta di prosciutto e parlatene in modo entusiasta alle vostre amiche/compagne. Avrete ottime possibilità di trovarvi in men che non si dica, trascinati alle fiere del fumetto più sconosciute e improbabili da un’assatanata in astinenza ed a dover scegliere come regalo un’action figure piuttosto che un mazzo di rose. E cara Marvel, se proprio non puoi assoldare degli alleati che pubblicizzino le tue creazioni migliori (per citarne una: Hulk di Peter David) non pensare di dover per forza creare personaggi femminili “così le donne si identificano”. Piuttosto fai una miniserie comprensibile anche a chi non conosce vita morte e miracoli di tutti i tuoi personaggi e dacci quello che vogliamo: storie valide, emozioni, riferimenti a miti che non conosciamo. Affascinaci con personaggi intriganti, trascinaci nella disperazione di chi ha perso una persona cara, nella furia di un lupo in trappola, nell’incertezza e la malinconia di chi vive a cavallo fra due mondi. Facci vivere la rabbia di chi la ricerca per salvare sé stesso e chi ha intorno. Stimolaci con l’ingegno, intrighi e piani incredibili. Facci ridere con intelligenza e ironia. E per l’amor di Thor lascia fondoschiena, tette e corna a Beautiful.