Dopo l’esperienza con il Rimini Comix, sembra che il mio capo abbia deciso che meritavo qualche altro giorno fuori dalla gabbia, anche perché stavo finendo le noccioline e lo champagne non era di un’annata buona. E il gaviale stava cominciando a diventare irritante. No, non nel senso che mi faceva male. E il gaviale è una specie di coccodrillo. Lo chiamo Steve, mi aiuta con la formattazione del testo.
Ad essere onesti stavolta sono stato io artefice della mia uscita, dato che la scoperta del San Marino Comics è stata accidentale. Un giorno arriva mia madre e mi fa “sai che fanno un comics a San Marino?”. Ho cercato il sito e ho visto che era effettivamente vero e che su Radio Bruno ogni tanto dicono qualcosa di interessante. Pensa un po’, ho beccato al volo la prima edizione di un Comics. È una cosa abbastanza importante.
Molto importante, ripensandoci. Fastforwardiamo di qualche ora ad un momento verso la fine della mia giornata, quando ho parlato con il vicepresidente della cosa. A San Marino le cose funzionano un filinino diversamente dal resto di Italia, soprattutto in fatto di qualcosa come un comics: per poterlo fare si sono dovuti avventurare nel profondo abisso della burocrazia e avere il permesso del GOVERNO. Ok che San Marino è uno stato piccolino, ma se per una convention di cosplay ci vuole il permesso del sistema governativo, capirete che l’essere riusciti a creare questa prima edizione è un, perdonate l’inglesismo, pretty fucking big deal.
Preparandomi all’avventura ho dato una letta al programma. Era interessante, gare di gaming, laboratori scientifici, gare di cosplay, karaoke e altro. Se prima ero leggermente scazzato all’idea di andare dopo la faticaccia fatta al Rimini Comix, mi sono ritrovato più fiducioso.
Arrivato lì presto come ci si aspetterebbe da me, ma non troppo. Stavolta cominciava alle 10 ed ero arrivato in anticipo di dieci minuti. Questo si è rivelato un colpo di fortuna, perché i ragazzi della segreteria mi hanno fatto prendere al volo il bus incaricato di portare i cosplayers al centro storico. Per chi non c’è stato: il centro storico di San Marino è bello. Per chi non è interessato alla bellezza culturale e architettonica: è lastricato di negozi di spade e soft air. Oltre ad essere in alto sono pronti per l’apocalisse zombie, i maledetti.
Il viaggio nel centro storico si preannuncia già difficile per un reporter. Scesi dal bus siamo dovuti salire per una rampa di scale, ma non è quella la parte difficile. Il guaio era che qualche gradino avanti a me c’era la cosplayer di Black Widow con costume giusto. Prima ancora che la mia mente potesse formulare un qualunque pensiero riguardante il panorama, dal vero panorama della valle si spanse una luce. Era l’immagine del mio capo che senza dire nulla sollevò oltre l’orizzonte il sacro randello di StayNerd, il Nonfacazzate.
Ipotizzo che le apparizioni mistiche del mio capo diminuiranno drasticamente una volta passata la stagione calda.
Una volta incamminatici verso l’alto non è successo nulla, e la cosa più bella sono state le reazioni delle persone che non avevano la più pallida idea di che cosa stesse succedendo. Era il primo comics dello stato, ricordiamo, e molta gente non aveva la più pallida idea di che cosa fossero i cosplay. Mentre altri semplicemente non riconoscevano i personaggi.
Di suo il viaggio è stata solo una camminata ripida verso le torri, dove abbiamo percorso il passo delle streghe dove si poteva finalmente vedere il bellissimo paesaggio. Varrebbe il viaggio fino a San Marino solo per quello. Lo dico ma non lo penso, sono troppo pigro per viaggiare, però quella è veramente una bella vista.
Entrati nella rocca ci fu data la prima oretta di libertà per gironzolare dentro le mura e li intorno. Quindi in quel momento attivai il rompicoglioni-fu e cominciai a fare le foto un po’ a tutto quello che si muoveva, civili compresi. Alcuni come potrete notare sono rimasti nell’album sulla pagina FB, ma nella cartella del desktop c’è parecchia più gente che non c’entrava niente.
Assieme alle foto mosse. You had one job Gab.
Fatte le foto e molestato i cosplayers chiedendo loro di venire a cercare le loro foto sulla pagina mi ritrovai con mezz’ora di tempo libero sulla tabella di marcia prima che si riprendesse. Al che ho avuto un’idea geniale: e se corressi giu per la strada a guardare i negozi di spade e poi tornassi su velocemente?
I cosplayer trovarono un reporter grassottello morto in un angolo del punto di incontro.
Dopo quella prima sosta siamo andati alla piazza davanti al Palazzo del Governo. Ci è stato detto che potevamo entrare dentro come parte dell’accordo complessivo del San Marino Comics. Al che il Jack Sparrow d’obbligo dei comics, due assassini di AC e un Ichigo si diressero verso le guardie della porta.
Quando Jack dichiarò che il palazzo era diventato loro gli venne spiegato che al momento dentro c’era Sophia Loren, o qualcosa del genere (la Loren era lì a San Marino per il concerto del figlio). Senza scoraggiarsi Jack si corresse dicendo che il palazzo sarebbe diventato loro più tardi. Anche in quella pausa non accadde molto, foto e chiacchierate, lo Spiderman del gruppo aveva pestato una cacca di cane in mezzo alla piazza e io ho osservato i vari cosplayers finirci sopra in gruppo ridacchiando. Poi quando 5 o 6 di loro si fermarono proprio nel punto lastricato di materia fecale glielo feci notare. Durante l’attesa nella piazza del palazzo c’era in programma una ripresa aerea da un drone, ma a causa di problemi organizzativi si riuscì a farlo partire molto in ritardo, quando l’entusiasmo era già svanito. Il suono del drone in volo riassumeva i sentimenti del gruppo di cosplayers rimasti li fermi a farsi riprendere: meeeeeeeeeeeeeeeeeeeh.
Se ci sarà un video su youtube, mi vedrete fare la posa di praise the sun davanti alla telecamera.
A l’una del pomeriggio (tre ore dopo la partenza) si cominciò la discesa per il ritorno, dove mi appisolai in bus. Tornati al centro commerciale ( L’Azzurro) in cui si teneva il Comics vero e proprio, fui abbandonato a me stesso. Così feci la prima cosa logica. Andai a mangiare al ristorante, dove c’era l’accordo che con un deca ti davano un pranzo completo. Già ero contento.
Ok, è ora di parlare del comics vero e proprio. So già di essermi perso varie cose, sia andando solo domenica che andando coi cosplayers in giro, ma sono rimasto per tutta la giornata fino alla fine, quindi qualcosa posso dire.
Il comics era situato in un centro commerciale bello grosso, di quelli a più piani con il parcheggio sul tetto. Le bancarelle erano nel primo piano, distribuite attorno all’anello che circondava un grande buco nel quale si vedeva il piano di sotto.
Parliamoci chiaro, sappiamo che era il secondo giorno della prima edizione nazionale del comics, quindi di bancarelle ce n’erano poche. Un paio vendevano oggetti a tema giapponese o bamboline fatti a mano, oltre ad articoli come fazzoletti, bacchette e bigiotteria. Uno era STRACOLMO di peluches di Pokemon, di tutti i tipi e dimensioni, al punto che fui altamente tentato di comprarmi un umbreon piccino e puccioso, ma avevo appena ricevuto i soldi del compleanno e quelli mi devono durare fino all’anno prossimo, quindi niente umbreon. Però in un’altra bancarella piena di ciondoli e portachiavi metallici comprai una bella spadina portachiavi di Saber, dalla serie giapponese Fate, con tanto di fodero, molto bellina. Ovviamente c’era l’immancabile bancarella di cibo giapponese, ma io come al solito non ho toccato nulla. Farete assaggiare ramen al mio freddo cadavere.
In quell’anello del primo piano c’erano le bancarelle giapponesi, ma in giro per i piani c’erano molte altre cose interessanti. Innanzitutto c’era un cantuccio per gli artisti, dove vendevano disegni o facevano addirittura sketch sul momento.
Ho chiesto a uno di loro se poteva disegnarmi il personaggio di Pathfinder e non ci sono stati problemi, molto simpatico e disponibile, e quel disegno è una pernacchia a tutto il resto del gruppo. Io ho il pg disegnato e voi no pappapero.
Ah già che ci sono approfitto per chiedere scusa a quei simpaticoni del SO66, l’associazione dilettantistica di combattimenti con la spada laser. Li avevo incontrati anche al Rimini Comix ma ho coglionato e nel mio articolo precedente li ho confusi con l’altra associazione di spade laser. Probabilmente stavo svalvolando per il caldo quel giorno e ho dato completamente per scontato che ne esistesse solo una. E invece no, scusate ancora ragazzi.
Comunque, ho seguito la loro prima lezione in cui ho imparato le prime quattro parate. Io faccio Kendo, e ho riconosciuto immediatamente la radice di provenienza del primo stile che viene insegnato (Shii-cho, il primo che viene insegnato ai padawan). Solo che nella forma base i piedi sono invertiti nelle due discipline, quindi mi si era completamente attorcigliato il cervello.
Continuando a girellare per il comics sono tornato ogni tanto lì e ho fatto una lunga chiacchierata con il maestro della futura sede di Rimini, appurando la cura con cui questo progetto i jedi e sith italiani viene realizzato. Ogni mio quesito ha trovato una risposta soddisfacente e me ne sono andato con il proposito di dare un’occhiata quando e se apriranno. Oppure li vado a trovare a Pesaro, vedremo.
Quello che sto descrivendo non è in ordine temporale, ma piuttosto fatto durante gli intermezzi tra gli eventi veri e propri, di cui vi parlerò ora.
Dovete sapere che l’Azzurro ha quella che è una vera e propria arena al centro, con gradinate e tutto il resto. Gli eventi si sono tenuti lì.
Il primo a cui sono arrivato in tempo è stato il concerto della band SUPERTELE. L’intero spettacolo canoro è stato di cover di sigle dei cartoni animati, e non si potrebbe chiedere di meglio in una convention di questo tipo. Quando hanno aperto con la sigla di Daitarn 3 le mutande di parecchie persone erano già sul palco, mie comprese.
Poi c’è stato lo scivolone, perché la seconda canzone è stata la sigla di Naruto. Buona parte dei giovani presenti sono avvezzi alla animazione giapponese e probabilmente preferiscono i sottotitoli al doppiaggio, quindi penso che almeno una buona parte consideri la storia del ninja una mezza chiavica. Questo spiegherebbe come il 70% dei presenti smise di battere le mani e assunse la classica espressione del “mistaiapigliaperculo?”. Poi si sono ripresi con Gem e altro ancora. Poi è arrivata la guest star: Clara Serina, dei Cavalieri del Re.
Mi odierete per questo, ma onestamente non avevo idea di chi fosse, io sono uno che tende a conoscere le opere ma non chi le fa. Quando poi ho realizzato che era la cantante della sigla originale di Lady (lady lady lady) Oscar la mia mente ha collegato e ho strippato. Madrefottuta Lady Oscar ragazzi!
Clara è stata una gemma sul palco, non c’è altro da dire. Bado molto al linguaggio per il corpo e i suoi movimenti erano leggiadri quanto le sue prodezze vocali. Purtroppo il cantante principale dei Cavalieri del Re aveva la febbre, ma Clara lo ha coperto cantando anche le sigle che erano originariamente cantate da lui. Tra i brani cantati ci sono L’uomo Tigre, Sasuke, King Arthur, Kimba, Gigi la trottola e altro che mi sfugge di mente. Ah, Calendarman e Yattaman.
Poi hanno chiuso con Lady Oscar e lì il pubblico è partito in quarta, ma solo lì. Generalmente durante l’intera performance poche persone battevano le mani a ritmo, preferendo un quieto contemplare il ricordo della propria infanzia. Poi dal lato della arena proprio davanti a me c’era una ragazza che era letteralmente rapita ed estasiata da Clara. Grazie tu, ragazza che non conosco, per non farmi essere l’unico coglione ad ondeggiare la testa a ritmo.
Ho avuto pure un attimo di nodo alla gola durante il coro del pubblico del ritornello di Lady Oscar.
Dopo la fine del concerto è stata l’ora delle mmmmazzate. Un gruppo di guerrieri di una associazione chiamata la Rosa di Acciaio ha inscenato una vera e propria storia con combattimenti con armi vere e una bella coreografia. Hanno tenuto su una piccola trama senza più parole di una semplice introduzione dei personaggi e si sono sfracellati di botte senza che si capisse dove la storia volesse andare a parare. C’è stato pure qualche colpo di scena e probabilmente questa esibizione ha ottenuto più risposta del concerto in sé. Posso capirlo, in parte. Le sigle sono ANNI e ANNI che le sentiamo, sono belle ma è una bellezza nostalgica, non è più qualcosa per cui si fangirla. Mentre invece l’esibizione di combattimento era in un certo modo fresca e nuova per il palato del pubblico.
Dopo il concerto c’è stata la gara di cosplay. Questo è il momento in cui mi sono allontanato dal palco facendo qualche foto occasionale dai vari piani. Probabilmente è stato perché avevo passato già le prime tre ore della giornata a guardare cosplayers e volevo esplorare il resto. Ma non lasciatevi influenzare dal mio generale disinteresse verso le gare di Cosplay, quella in particolare in qualità di più importante (probabilmente prima) della zona valeva per il titolo di campione NAZIONALE. Per ora il comics è piccolo, lo sappiamo, ma è comunque un riconoscimento internazionale, oh.
È stata in questa finestra temporale la mia visita ai disegnatori.
Poi ho scoperto il Ludobus, che aveva come proposito il mostrare giochi di legno a grandi e piccini. C’erano cose molto carine, tra cui un gioco che consisteva nel comporre una H con dei pezzi lì presenti. Ci siamo stati in tre e non ci siamo arrivati senza l’aiuto della gentile addetta. Poi per fortuna un altro puzzle di assemblaggio sono riuscito a completarlo da solo. Mi ha fatto bene all’autostima.
Un po’ più in la c’era la zona games, con tanta gente che giocava ai giochi da tavolo, le bancarelle di fumetti, libri e manuali e il torneo Lego per bambini in corso.
Continuando a girellare vidi qualche sprazzo del momento karaoke e della partita collettiva a Just Dance, ma di quello non mi sono interessato troppo.
A quel punto la giornata stava finendo, così dopo aver assistito alla premiazione della gara di cosplay me ne sono andato un po’ in salina gioHi (cit) per l’ultimo quarto d’ora della fiera prima dei saluti, non prima di avere ringraziato il vicepresidente e il fotografo con cui ho fatto comunella durante la scalata. E qui si torna all’inizio dell’articolo. Come ho detto il San Marino Comics è stato un avvenimento socio-politico-economico molto importante, perché vale come meta turistica, culturale (per quanto riguarda la parte giapponese) ed economico, perché ha dato lavoro. La prossima edizione sarà interamente nel centro storico e onestamente non so dove ficcheranno le bancarelle, perché alcune strade sono un po’ strettine sia per esse che per la gente.
Stavolta non ero uno sfigato andato lì come per il Rimini eh, ci siamo sentiti e aspettavano qualcuno della pagina. Ero lì solo perché ero l’unico vicino eh, ma dire “sono l’inviato di” è piacevole.
È l’ora delle conclusioni, nerdazzi.
La mia prima e unica esperienza con il San Marino Comics è stata estremamente piacevole. Il fatto che fosse ancora poco conosciuto e frequentato ha aiutato a creare un clima più intimo e tranquillo, nessuno ha dovuto spingere per spostarsi ed è stata una cosa quieta e civile. Ma questi sono gusti personali, negli anni probabilmente diventerà roboante come per Lucca o Roma. Le 6 ore trascorse in quel centro commerciale sono state piene e fruttuose, solo qualche minuto, prima che scoprissi la zona disegnatori e la zona games, è stato noioso. Per il resto ho sempre avuto qualcosa da fare. È stato un timido ingresso nel mondo delle convention in materia e ancora molti a San Marino non sanno cosa sia, ma sono abbastanza convinto che sono sulla strada giusta.
8/10 e ci torno l’anno prossimo.