Da Maverick a Vincent: i personaggi “immortali” di Tom Cruise
Tom Cruise: classe 1962, più di 40 film per il grande schermo, solo 3 nomination agli Oscar ma 3 Globe vinti e qualche riconoscimento “minore”. Sarà uno di quelli che prenderà l’Oscar alla Carriera, senza dubbio, ma il suo nome resterà sempre nel firmamento hollywoodiano come uno degli artisti più carismatici ed influenti.
La star dell’Action, così viene spesso definito. In effetti la maggior parte dei film che vedono l’attore di Syracuse protagonista sono produzioni mainstream realizzate per il grande pubblico, ma questa sua attitudine l’ha reso quasi indispensabile per un certo tipo di opere, facendolo diventare una garanzia per la quale milioni di persone hanno invaso le sale cinematografiche nel corso degli anni, assistendo a pellicole magari di dubbio gusto, solo per un “vabbè, vediamolo, c’è Tom Cruise”.
Al di là dei meri giudizi critici sulla qualità delle produzioni a cui l’attore ha partecipato, bisogna innanzitutto riconoscergli un grande merito. Cruise è senz’altro uno dei più abili in assoluto a rinnovarsi pur mantenendo inalterato il suo stile, a dare sempre nuova linfa al suo modo di apparire sullo schermo, riuscendo a rimanere sulla cresta dell’onda, interpretando situazioni e personaggi di per sé piuttosto simili ma senza scadere mai (troppo) nel ridicolo.
Tom Cruise è, sostanzialmente, un brand. I suoi personaggi sono immortali.
Il suo Ethan Hunt ha superato qualsiasi aspettativa sulla durata di “vita”, compiendo i primi 20 anni dal primo Mission Impossibile girato da De Palma, evolvendo ed adattandosi ai tempi e alle circostanze, fino a scorrazzare in moto per le strade di Parigi in Fallout.Una mission davvero impossible, appunto, per tutti ma non per lui.
Uno che con quasi 60 anni sul groppone si diverte ancora a muoversi sul set, correndo in moto o arrampicandosi sui palazzi, rigorosamente senza controfigura.
Non ci stupì allora la notizia di un sequel di Top Gun, Top Gun: Maverick, con ancora il nostro Cruise come protagonista. E ancora una volta l’attore si era dichiarato da subito entusiasta come un bambino di prendere parte a questo progetto, facendo parte anche della produzione, cosa che di recente avviene spesso.
Perché Tom è uno che non si accontenta, che vuole stare sempre in alto e dare il meglio in tutto ciò in cui si cimenta.
Inizialmente pare non volesse neppure fare l’attore. Da ragazzo la sua passione era il Wrestling, ma a causa di un infortunio dovette lasciar perdere questa potenziale carriera e decise di provare a partecipare a una produzione scolastica di Bulli e Pupe. Nell’occasione si dimostrò all’altezza del ruolo di Nathan Detroit e da lì nacque una stella. Quasi per caso.
L’esordio cinematografico avvenne con la regia di un italiano, il grande Franco Zeffirelli, che lo diresse in Amore senza fine (1981). Nello stesso anno recitò in Taps – Squilli di rivolta e nell’82, l’anno seguente, in Un weekend da leone – Una gita da sballo, una commedia sexy vietata a minori e che però riscosse pessimi giudizi.
La svolta avvenne nel 1983, quando Cruise firmò un contratto con un nuovo agente, ovvero Paula Wagner, ed ottenne la parte di Steve Randle ne I ragazzi della 56ª strada di Francis Ford Coppola.
Dalla 56ª strada il giovane attore imboccò la via che lo portò verso il successo, e nello stesso anno recitò in Risky Business – Fuori i vecchi… i figli ballano, sotto la regia di Paul Brickman e poi ne Il ribelle, di Michael Chapman. Ennesimo riscaldamento prima saltare dal trampolino con Legend, di Ridley Scott, che forse fu il film più importante nella carriera di Cruise.
Perché? Perché il suo “Jack” piacque molto alla famiglia Scott, tanto che l’altro fratello, il tristemente scomparso Tony, lo volle l’anno seguente (1986) in Top Gun, cucendogli addosso il ruolo che lo consacrò definitivamente come un grande attore, facendogli intraprendere un percorso dal quale non andrà mai fuori pista.
Il suo Maverick è qualcosa in più di un personaggio ottimamente riuscito: è il simbolo di una generazione. Cruise, con la sua giacca di pelle e gli occhiali a goccia diviene una sorta di icona pop a cui tantissimi giovani cercano di somigliare, e lancia definitivamente l’attore nel firmamento di Hollywood, grazie a questo film che tutt’oggi è un cult che non dimostra affatto i suoi anni e che anzi, come abbiamo detto, prevede un sequel con il grande ritorno di Maverick.
Ciò che lo suggellerà come il re dell’action di un certo tipo, però, è il suo Ethan Hunt di Mission Impossible, una saga in cui l’attore ha voluto mettere alla prova se stesso e le sue capacità psicofisiche, scegliendo di agire senza stuntman e controfigure pure in scene molto pericolose.
Cos’è questo, se un vero Action Hero?
Cruise, comunque, è tutto ciò ma anche di più. Il suo temperamento e la sua indole competitiva l’hanno portato a confrontarsi pure con ruoli differenti, con risultati altrettanto soddisfacenti.
Bypassando il tempo e lo spazio, vogliamo soffermarci da subito su un film in particolare: Collateral.
In questa pellicola del 2004, il regista Michael Mann riesce a tirar fuori il meglio dall’attore, pur facendolo vestire con panni per lui apparentemente inconsueti, ovvero quelli del villain. Il suo Vincent è un personaggio incredibile, che alterna monologhi di straordinaria “filosofia” ad una follia lucida ma per certi versi incontrollata, regalando una performance che ammalia totalmente lo spettatore. La Los Angeles tratteggiata da Mann è una città elettronica e scura, spesso monocromatica, ed in un contesto simile spicca la figura di quel Vincent, un personaggio glaciale ed un killer spietato, i cui capelli brizzolati si mescolano perfettamente al grigiore della location.
E poi? Cos’altro? Tom Cruise è stato colui che avuto l’onore di recitare come protagonista nell’ultimo grande film del maestro Stanley Kubrick: Eyes wide shut.
Un onore però che ha pagato a caro prezzo, con la fine del suo matrimonio con Nicole Kidman. La coppia più famosa di Hollywood diretta da Kubrick fu qualcosa che fece impazzire i rotocalchi, ma lo stretto contatto tra i due, in un film logorante che mirava a scandagliare le insicurezze umane circa la fedeltà di coppia ed un rapporto particolare con il sesso, minò l’integrità dei coniugi, sfibrandoli psicologicamente e fisicamente, ponendo fine alla loro unione al termine delle riprese.
Ci volle più di un anno per girare Eyes Wide Shut. Un anno in cui i due vissero a stretto contatto per 24 ore al giorno, sottoposti al perfezionismo maniacale del regista, una persona evidentemente molto difficile da gestire e che nel passato aveva già avuti diversi dissidi con altri attori sul set, come ci ricorda l’esempio lampante di Jack Nicholson in Shining.
Pare inoltre che il regista obbligò moglie e marito a confessarsi le più recondite paure riguardanti il matrimonio ed il loro segreti, tirando fuori pertanto cose che avrebbero scaturito la rottura tra i due.
Ad ogni modo tutto questo è l’ennesimo segnale di quanto Cruise sia legato così visceralmente alla sua professione. È anche per questo che nel corso della sua carriera l’attore si è trovato ad accettare differenti tipologie di progetti, ovviamente scegliendo non sempre per il meglio. In una filmografia che vanta attualmente più di 40 film da attore, compaiono parecchi titoli dimenticabili, ma anche numerosi successi di pubblico e di critica.
Non possiamo fare a meno di citare le opere per le quali ha ottenuto la nomination all’Oscar, ad esempio. Il primo caso fu nel 1990. Mentre nell’immaginario comune Tom Cruise era ancora Maverick (forse, in fondo, lo sarà per sempre), l’attore dall’86 al ’90 aveva già recitato in 4 film, sotto la direzione dei più illustri registi, come Scorsese e Oliver Stone.
Fu appunto quest’ultimo che, nel suo Nato il quattro luglio, gli affidò la parte di Ron Kovic, un ruolo non affatto facile, ma l’attore lo ripagò con una performance lodevole e commovente, che resta probabilmente una delle sue migliori in assoluto.
Sarà poi la volta di Jerry Maguire, nel 1996, davanti alla telecamera di Cameron Crowe. Un film controverso in cui fece abbastanza scalpore la statuetta consegnata a Cuba Gooding Jr. come miglior attore non protagonista, ma in cui senza dubbio Tom Cruise diede nuovamente prova delle sue ottime doti interpretative, riuscendo a mescolare una incredibile varietà di emozioni dettate dai costanti cambiamenti nella vita di Maguire.
Infine arriviamo al 1999, con il quale ottenne la nomination per Magnolia, film diretto da P.T. Anderson e nel quale veste i panni di Frank T.J. Mackey, uno che insegna agli uomini come rimorchiare. Qualcosa di già visto e che vedremo molte volte negli anni a seguire, ma le capacità ammalianti dell’attore rendono la sua perfomance sopra le righe ed indimenticabile.
Saranno altri poi, nel corso del tempo, i film che segneranno la carriera della star hollywoodiana, vuoi per lo spessore delle opere in questione, vuoi per la grandezza delle sue interpretazioni, ma fatto sta che pellicole come L’ultimo Samurai o Vanilla Sky non passeranno certo inosservate.
Comunque sia la deriva action sarà quella che prenderà maggiormente piede nella vita professionale dell’attore e dell’uomo Cruise, che in particolar modo nell’ultimo decennio ha moltiplicato le apparizioni in film legati a questo filone, potenziando ed affinando le proprie abilità. Ha persino posto le basi per una nuova saga, quella di Jack Reacher (tratta dai romanzi di Lee Child), della quale abbiamo già visto due episodi, e dove l’unica cosa che ci è rimasta impressa, possiamo dirlo, è la buona performance di Cruise.
È per tutte queste ragioni che, a prescindere dal film, a prescindere dal franchise o da qualsiasi altra cosa, vedere Tom Cruise sul grande schermo sarà sempre e comunque una fantastica esperienza.