In occasione di ARF! 2017, Stay Nerd ha avuto l’onore e il piacere di chiacchierare con Zerocalcare, nome ormai celeberrimo nella scena fumettistica italiana ed estera, con Kobane Calling e La Profezia dell’Armadillo, cui sarà anche ispirato un film in arrivo il prossimo anno. Ecco com’è andata, nel resoconto della nostra intervista.
Iniziamo subito con un commento a caldo: il tuo parere su questa terza edizione di’ARF!.
Mi sembra molto più grosso. Cioè, me lo ricordavo dall’anno scorso ancora come una fiera piccola, un po’ casereccia, bella, di qualità, etc. Ora mi sembra una roba grossa sia come dimensione che come partecipazione. Insomma, passami il termine, ieri c’era una “fracca” di gente!
Una “fracca” ci sembra la perfetta unità di misura per descrivere la situazione! Comunque, parlando di lavoro, qui ad ARF! è stata lanciata l’Artist Edition de La Profezia dell’Armadillo, il tuo primo libro. Questo è avvenuto anche in prospettiva dell’uscita, programmata per l’anno prossimo, del film. Ci vuoi raccontare qualcosa di questo nuovo progetto e del tuo coinvolgimento?
Io ho collaborato alla sceneggiatura, anche se tecnicamente l’abbiamo scritta tre anni fa, che è parecchio tempo, insieme a Valerio Mastandrea, Johnny Palomba e Oscar Glioti. In teoria, il mio apporto finisce lì, nel senso che il film lo faranno il regista e gli attori. Quello che mi competeva era la parte della scrittura, poi per il resto sarò uno spettatore puro.
In che modo saranno portate sullo schermo alcuni meccanismi tipici dei tuoi fumetti, dalla parte onirica ai riferimenti a serie TV e cultura degli anni ’80/’90?
Il film è ispirato a La Profezia dell’Armadillo, ma soprattutto alla sua vicenda orizzontale, ossia della morte di una mia amica, di cui parlo nel libro, che però non viene seguito passo passo alla stessa maniera.
Quindi userà degli strumenti diversi?
Esattamente. Anche perchè io, tra l’altro, mi sono battuto una cifra contro il fatto di farne una trasposizione fedele, perchè si tratta di due media differenti che devono seguire strade autonome. Ad esempio, ho cercato di limitare il più possibile le scene oniriche, perché la paura che possa venire una specie de il Mondo di Ameliè mi terrorizza.
Sempre a proposito di questi strumenti, ma tornando al fumetto: come ti è venuta all’inizio l’idea di usare quei riferimenti alla cultura anni ’80/’90 nelle tue storie? Di affidare ad alcuni personaggi di film e fiction il ruolo di voce della coscienza?
Guarda, in parte l’ho “copiata”, perché l’ho vista fare da un fumettista blogger francese, Boulet. Ho pensato “ammazza quanto funziona bene!” e l’ho fatta mia. L’ho implementata anche perchè mi sembrava perfetta come scorciatoia. Nel senso che, se dovevo parlare, sul blog, avevo bisogno di limitare le descrizioni e disegnare anche velocemente, e mi sembrava che questo sistema facesse capire subito al lettore di cosa stavo parlando e come stavo connotando un personaggio, dato che facevo riferimento ad un bagaglio culturale più o meno condiviso da tutti. Non c’è bisogno di dire che uno simile a Darth Vader è cattivo, se lo disegno lo capisci subito.
A proposito di Serie TV, visto che abbiamo parlato del tuo film, se ti proponessero di scriverne una lo faresti?
Non so se ne sarei capace. L’idea del film è nata da Mastandrea, che è una persona di cui mi fido molto, umanamente, e che mi ha tirato dentro. Per il resto penso che gli sceneggiatori facciano un lavorone, uno di quelli che non si improvvisano. Io non so se avrei le carte in regola per farlo.
Si è parlato molto recentemente dei presunti tabù del fumetto, come ad esempio quello della politica. Diciamo “presunti” perché, in fondo, non sono veri tabù e vengono affrontati spesso e volentieri, nel medium. E tu sei uno di quegli autori che non si fanno problemi a parlare apertamente di temi anche molto delicati e controversi. Come vivi questa cosa?
Io, intanto, sono una persona molto politica. Sono cresciuto in spazi politici, quindi ho già un linguaggio e una mia maniera di parlarne. Quando lo faccio a fumetti, specie se sono destinati al blog o alla libreria, l’unico accorgimento che uso è quello di essere il più chiaro possibile, di non essere banale e sfrontato. Per me è importante cercare di essere il più possibile informativo e soprattutto non ideologico. Nel senso che cerco di essere molto chiaro e molto laico nel linguaggio. Non voglio rischiare di fare propaganda o roba del genere. Ma cerco di essere anche abbastanza netto, riguardo a ciò che penso.
Qualche progetto per il futuro, altre novità in arrivo?
Verso la fine dell’anno dovrebbe uscire un nuovo libro a cui sto lavorando, un graphic novel, che è un po’ il tentativo di far crescere tutto il cast dei miei personaggi, cercando di allinearli alle persone della vita vera a cui si ispirano.
Una sorta di “Zeroverso”, si potrebbe dire.
(ride) Ma sì, dai, qualcosa del genere.
Perfetto. E grazie mille ancora per questa intervista da parte di tutta Stay Nerd!
Grazie a voi!