Il Ragno è quasi a casa
Abbiamo assistito in anteprima ai primi 12 minuti di Spider-Man Homecoming, ormai imminente prossimo cinecomic Marvel (e Sony) ad avvicendarsi sul grande schermo, in arrivo il 6 Luglio, del quale abbiamo presenziato anche la Conferenza Stampa con il regista Jon Watts e l’attore protagonista, il sempre più carismatico e “peter-parkeriano” Tom Holland. Poche chiacchiere, se non volete nessun tipo di SPOILER sulla pellicola, probabilmente è meglio se vi fermate qui. Non che i primi 12 giri d’orologio della terza incarnazione cinematografica di Spider-Man svelino chissà cosa, ma stabiliscono molto bene alcuni particolari della pellicola, come il nuovo titolo di presentazione di Marvel (che ora non passa più in rassegna frammenti di fumetti, bensì spezzoni dei precedenti suoi film), ma anche punti fondamentali, quali ad esempio…
Il Villain
…la motivazione che ha spinto Adrian Toomes a diventare l’Avvoltoio, peraltro in una versione hi-tech che fa molto pilota d’aviazione di prossima generazione, quasi un anti-Iron Man. E, infatti, tale polarità è stabilita fin da subito: i primi eventi che vediamo accadere a schermo si collocano temporalmente nel Marvel Cinematic Universe poco dopo la distruzione di parte di New York, in seguito all’attacco dei Chitauri alla fine del primo Avengers.
Ancora la battaglia New York? Eh, sì, ma per poco. Adrian Toomes è un capo-cantiere simpatico e umile, di spirito e di origini, dedito a sfruttare l’occasione di una vita al meglio per sé e per i suoi operai. Devono, infatti, ripulire la grande mela dalle carcasse aliene rimaste sul “campo di battaglia”. La tecnologia aliena (che sta diventando causa di un po’ troppe cose, a nostro parere) è sconosciuta e particolare, va smontata e smaltita con metodi particolari che Toomes, uomo dalle mille risorse, sa indicare con perizia agli altri. Tutto sembra volgere per il meglio, quindi, fino a che agenti di Tony Stark non bloccano i lavori, appropriandosi dell’appalto concesso regolarmente a Toomes e ai suoi. Il personaggio di Michael Keaton non reagisce bene: perdere quel lavoro significa finire sul lastrico per moltissimi, lui compreso, che ha investito tempo e denaro in prima persona. Ma, ovviamente, non c’è verso, gli agenti sono irremovibili. Toomes fa volare un pugno, reagisce male ma, a malincuore, è infine costretto a desistere: è impotente di fronte alla burocrazia, ingiusta e senza cuore. Ma…
…c’è un ma, perché gli operai di Toomes, tra cui i soliti eclettici esperti di tecnologia, mezzi scienziati mezzi criminali, hanno messo da parte qualche pezzo delle carcasse aliene smontate nelle prime ore di lavoro. Queste, studiate da vicino, si rivelano una fonte energetica incredibile, un miracolo senza precedenti. Sfruttando la cosa a dovere, gli ex operai allo sbando potrebbero cambiare le proprie sorti, potrebbero guadagnarsi un po’ di “giustizia”.
È a questo punto che Toomes, ferito e senza altre speranze, decide di abbracciare il “cambiamento” del mondo. È tempo che anche loro cambino con esso. Dopo un salto in avanti di anni, la piccola crew di operai e scienziati si è molto espansa, lavora in un grande magazzino, dove l’Avvoltoio, che sfrutta motori a tecnologia aliena per volare agilmente nei cieli notturni, consegna personalmente altre cianfrusaglie hi-tech, probabilmente sottratte ai “potenti”. Sotto la maschera dell’Avvoltoio, ovviamente, c’è un Toomes smargiasso e di nuovo al top della forma. “Gli affari vanno bene”, dice, chiudendo la classica sequenza da origini del super-cattivo.
Il ragazzo del Queens
Passiamo da Toomes a Peter Parker. Ma non arriviamo ancora nel “presente” del MCU. Si apre infatti un’altra sequenza davvero molto particolare: ri-vediamo l’avventura di Peter Parker, vissuta nel celebre Captain America: Civil War, prelevato da New York nientemeno che da Tony Stark per andare a combattere al suo fianco contro i supereroi ribelli. Ma la particolarità è che seguiamo l’intera vicenda dalla telecamera del cellulare di Peter, deciso a documentare tutto in modo molto “adolescenziale” e piuttosto goffo. Questa è davvero una soluzione adatta a un film ironico e scanzonato, nonché dalle tinte teen qual è Spider-Man Homecoming. Inoltre, inutile mentirci, è un buon modo di ricapitolare le puntate precedenti, per gli spettatori che si fossero persi qualche pezzo. Per chi sostiene che i cinecomic non siano altro che puntate di serie TV ad alto budget, beh, questa sarà un’indubbia conferma. Certo, si potrebbe dibattere pagine e pagine sulla validità di questa forma di cinema, a discapito o in favore delle altre più tradizionali, ma non possiamo né vogliamo farlo in questa sede. Anche perché rimane ancora qualche minuto di footage da analizzare in anteprima.
Dopo la battaglia dell’aeroporto dal punto di vista di Peter, e numerose gag insieme all’accompagnatore ufficiale del ragazzo, l’Happy Hogan interpretato da Jon Favreau di starkiana memoria, il film prosegue raccontandoci con un montaggio alternato una “tipica giornata” da Uomo Ragno. È un Uomo Ragno giovane, però, e ancora alle prime armi, quindi i crimini risolti si traducono più che altro in buone azioni da boy scout, un boy scout coi superpoteri. Dopo aver recuperato una bici rubata, aver dato indicazioni a un’anziana signora e fatto un backflip sul posto per i suoi fan di Youtube, Spider-Man prova a rimettersi in contatto con Happy, sottolineando quello che dev’essere un altro tema ricorrente della pellicola: la sua voglia di mettersi alla prova. Il Peter Parker adolescente che abbiamo di fronte è contento di avere un grande potere, e vuole dimostrare di poter affrontare fin da subito le sue grandi responsabilità. Ma sarà davvero così? Non lo sappiamo, perché i dodici minuti di footage in anteprima si chiudono proprio quando l’Arrampicamuri si imbatte finalmente in un crimine ragguardevole da sventare: si tratta della rapina in banca dei ladri con le maschere di plastica da Vendicatori che abbiamo già osservato nei trailer, operata tra l’altro con tecnologia aliena di contrabbando, probabilmente passata per le mani dell’Avvoltoio e dei suoi scagnozzi.
Insomma, quest’anteprima non ci permette certo di esprimere giudizi sul cinecomic, di cui però abbiamo ben percepito il tono e le atmosfere, che sono quelle giuste, di un Peter Parker euforico, giovane, attuale, desideroso di essere un eroe, come quelli che ammira fin da bambino (avete saputo della fan theory confermata, secondo cui il bambino con la maschera da Iron Man in Iron Man 2 era proprio un piccolo Peter Parker?). Ci riuscirà? In che modo l’Avvoltoio si frapporrà tra lui e il suo obiettivo? Che ruolo rivestirà il paterno Tony Stark in tutto questo?
Lo scopriremo a breve, anzi, a brevissimo. E non vediamo l’ora di raccontarvi tutto su quello che si vocifera possa essere il miglior film Marvel finora. Incrociamo le dita.