“Non sono pazzo, mia madre mi ha fatto controllare!”
Quando è stato annunciato Young Sheldon eravamo tutti un po’ perplessi, inutile negarlo. Tra chi temeva un ulteriore tentativo di spremere la vacca di The Big Bang Theory, chi non vede di buon occhio gli spin-off che generalmente, salvo sporadiche eccezioni à la Better Call Saul, non sono mai granché rispetto alla serie-madre e chi in generale non era convinto della bontà del progetto, la nuova serie CBS non sembrava partire con il piede giusto.
Invece questo primo episodio ci ha lasciato sensazioni tutto sommato positive, e forse il giovane Sheldon Cooper ha qualcosa da dire di più interessante rispetto alla sua controparte adulta, giunta ormai all’undicesima edizione.
Si inizia subito con il primo rimando a The Big Bang Theory: uno dei tratti distintivi di Sheldon che conosciamo dalla serie di Chuck Lorre è il suo amore per i treni. La prima sequenza vede proprio Iain Armitage alle prese con un modellino di un treno ed un esperimento scientifico ad esso collegato. Il tutto con la voce narrante di Jim Parsons, brillante come (quasi) sempre.
Ma nonostante i primi evidenti richiami alla serie madre, ci si accorge immediatamente che Young Sheldon è uno show che ha qualcosa da dire, che vuole dimostrare di avere un posto in palinsesto con pieno merito e che non sarà un semplice “Chissà se faranno vedere X da The Big Bang Theory”.
Dietro l’apparenza da comedy ci sono infatti delle tematiche mica da ridere. Se l’avere un bambino prodigio per figlio può sembrare una benedizione per molti, in realtà c’è un rovescio della medaglia ben più difficile. Dietro il genio di Sheldon c’è una famiglia che non naviga nell’oro, con un padre sempliciotto e con il vizio del bere, un figlio maggiore che dovrà fare i conti con l’andare al liceo insieme al suo fratellino piccolo, sfigato e super intelligente, venendone oscurato completamente. C’è la sorella gemella di Sheldon, un po’ prepotente e potenziale ulteriore linea comica dello show, e una madre fortemente credente e continuamente oscillante tra l’amorevole, l’autoritario e lo spazientito per dover tenere a bada un’intera famiglia e i loro capricci.
Ma soprattutto c’è lo stesso Sheldon: un ragazzino di 9 anni che si ritrova a dover frequentare il liceo statale, e che è totalmente senza filtri né tatto e del tutto a digiuno a livello di interazioni sociali. Il risultato è sì divertente, ma è anche capace di far riflettere.
La prima puntata trascorre insomma piuttosto in scioltezza e, tolte alcune gag un po’ sciape e forse evitabili come quella del papillon, si è fatta guardare con piacere. Impossibile non fare un plauso al giovanissimo protagonista, Iain Ermitage, che si vede che ha studiato Jim Parsons nei minimi dettagli, rivelando in alcuni tratti (l’ingenuità di quando saluta la signora in chiesa, la precisione nell’ordinare i punti del regolamento violati dagli studenti, giusto per citarne due) una somiglianza impressionante con l’attore, regalando grande credibilità all’interpretazione. Kudos.
Degno di rilievo anche il finale, con quella nota malinconica spazzata poi via dalla battuta immediatamente successiva, in un sapore agrodolce che a giudicare da questo pilot potrebbe essere la tendenza generale dello show.
Young Sheldon ci ha dunque convinti; lo diciamo non senza una punta di sorpresa. Se da un lato restiamo curiosi di vedere come gli sceneggiatori riusciranno ad intrecciare alcune caratteristiche del personaggio viste in The Big Bang Theory, dall’altro siamo anche certi, con molto sollievo, che il giovane Sheldon non dipenderà totalmente dalla serie ammiraglia, e che anzi, visto il livello qualitativo ahinoi piuttosto calato in quest’ultima, non ci stupiremmo se la superasse addirittura in termini di gradimento e/o di share.
Ben fatto, Sheldon: hai un bel futuro davanti a te, non sprecarlo.