MercurySteam si butta nell’affollato settore degli sparattutto in terza persona. E lo fa con stile.
MercurySteam è un team che ha tanto da farsi perdonare, dopo il grosso buco nell’acqua fatto per colpa di un Castlevania: Lords of Shadows 2 che ha scontentato praticamente qualunque amante del celebre brand di Konami. Fortunatamente, sembra che in questo periodo si sia impegnata a ripulire la propria immagine grazie a due titoli piuttosto interessanti realizzati dal loro studio. Parliamo di Metroid: Samus Returns, che si è rivelato un ottimo episodio della saga, e del titolo che vi andiamo a parlare in questa sede: Raiders of the broken planet.
Parliamo di un progetto molto particolare, che cerca in qualche modo di utilizzare a proprio vantaggio una serie di formule, tra concept e distribuzione, che stanno prendendo piede negli ultimi tempi, senza però rinunciare ad una forte identità propria. Raiders infatti è uno sparatutto in terza persona ad episodi (attualmente ne sono previsti 4), venduti alla modica cifra di 10 euro ciascuno, con un impianto fortemente incentrato verso il multiplayer cooperativo. L’universo di Raiders propone un setting abbastanza interessante e originale, che per una volta, ci vede dalla parte degli “alieni” (che hanno comunque un’origine umanoide) contro l’umanità. Il pianeta dei Raiders infatti è stato distrutto in seguito all’abuso della sostanza energetica Aleph, formidabile per mille impieghi, soprattutto di tipo tecnologico. Tra i frammenti orbitanti di questa terra morta esiste ancora la vita, e diverse fazioni combattono per appropriarsi della prodigiosa sostanza ancora rimasta nei loro meandri. La struttura del gioco prende spunto dalle varie derive dei Moba che sono tanto in trend ultimamente (vedi Overwatch, il recente Agent of Mayhem o molti altri) e permette di scegliere uno dei 6 personaggi disponibili (che andranno ad aumentare con le prossime espansioni), tra un variopinto cast di eroi ed antieroi particolarmente eccentrici, ognuno dotato di una propria abilità speciale, un’arma e unici punti di forza e di debolezza. Ovviamente questi personaggi sono intercambiabili e potrete selezionarne sempre uno diverso ogni volta che farete uno dei quattro capitolo dell’unica campagna attualmente disponibile, chiamata Alien Myths. Il gameplay del gioco è in realtà estremamente semplice. Si tratta a tutti gli effetti di un classico sparatutto in terza persona, il cui level design è specificatamente studiato per le partite cooperative da quattro giocatori.
Non stiamo parlando però di un gioco d’avventura lineare in cui percorrere dei lunghi livelli tra vari scenari che si avvicendano uno dopo l’altro in maniera classica. Di fatto, la campagna è composta da quattro capitoli, ognuno dei quali propone una serie di due o tre arene molto aperte, in cui insieme ai propri compagni bisogna svolgere delle quest. Ci verrà chiesto di far fuori un obiettivo specifico, di azionare qualche dispositivo, di cercare un punto della mappa particolare, di sopravvivere o di sovracaricare, caricare o utilizzare in qualche maniera la stessa sostanza Aleph, che oltre a livello narrativo, è un elemento determinante anche del gameplay, e va ricavata dall’uccisione a mani nude di alcune tipologie di nemici. Infatti pur essendo sostanzialmente uno shooter, Raiders of the broken planet da una certa importanza anche ad una componente action/melee. Le munizioni non sono infinite, e quando i nostri caricatori saranno vuoti, dovremmo necessariamente ricavarne di nuove colpendo i nemici in modo ravvicinato. Anche in questo caso il sistema è semplice ma permette di variare l’azione altrimenti piuttosto stantia e ripetitiva delle sparatorie classiche.
Avremo a nostra disposizione un sistema alla “carta-forbice-sasso” con cui in pratica impareremo a muoverci in queste azzuffate. I colpi diretti, battono la presa (un attacco micidiale che se portato a termine, annienta all’istante il nemico o il nostro personaggio) che a sua volta, va a segno anche in caso effettuassimo una schivata, la quale elude praticamente tutti i colpi diretti. Un sistema più complicato da descrivere che da assimilare, fidatevi. Tramite questi combattimenti inoltre, è possibile rubare le riserve di Aleph all’avversario. Non solo questo renderà le nostre statistiche più alte, ma spesso ce ne serviranno varie riserve per portare a termine specifici obiettivi delle missioni. Al di là di questa meccanica, c’è uno sparatutto in terza persona estremamente basilare, fatto di coperture automatiche, ricariche, e l’unica variabile dell’abilità speciale dell’eroe scelto, che va da scudi energetici, alla capacità di rendersi invisibile, colpi speciali e cosi via. Uno sparatutto inoltre fortemente strutturato sulla cooperazione. Nessun personaggio infatti basta a se stesso e può coprire ogni situazione.
Il cecchino può solo fare il cecchino, il tank avrà un mitragliatore rotante estremamente lento, chi munito di fucile a pompa sarà efficace solo a distanza ravvicinata, ecc. Questo aspetto è importante per comprendere che in singolo, pur potendo completare l’intera campagna e scegliere la difficoltà, la sfida diventa estremamente tediosa e poco soddisfacente in termini tattici, viste le limitatissime possibilità di ogni singolo individuo. Giocando in multiplayer invece, ci si diverte e la sfida è abbastanza alta, per quanto almeno per quel che abbiamo visto in questa prima campagna, si risolva sempre tutto in schermaglie confuse abbastanza sconfortanti, se considerato il fatto che all’inzio il titolo ci fa intuire la necessità di usare un certo tatticismo e addirittura di non farsi vedere dai nemici dotati di icone che, abbastanza inutilmente, ci mostrano se ci vedono o no. A movimentare un po’ le cose arriva l’Antagonista. Si tratta di una modalità di gioco online in cui possiamo impersonare uno dei personaggi per entrare nella partita di altri quattro e sostanzialmente mettergli i bastoni tra le ruote. Il gioco riesce anche in questo caso di partite quattro vs. uno ad essere equilibrato, e anzi, supportato dai vari soldati nemici, fare il villain e consumare tutti i respawn degli avversari prima che portino a termine la missione (mentre noi resuscitiamo all’infinito), è anche più semplice che giocare nella fazione opposta.
Naturalmente Raiders vi invita a giocare e rigiocare una moltitudine di volte infinita le missioni per guadagnare soldi, punti fazione, punti personaggi, e altre valute presenti necessarie per proseguire nel lentissimo upgrade del personaggio, fatto di acquisti su acquisti di particolari carte che rappresentano le abilità, le statistiche e nuove armi equipaggiabili.
Verdetto
Raiders of the broken planet è un titolo fresco e divertente, che si lascia giocare senza troppe difficoltà. Inoltre è graficamente ben fatto, molto colorato e con character design veramente accattivante. Se ci mettiamo pure che costa solo 10 euro, cosa si può pretendere di più direte voi? In effetti, non è questione di pretendere, ma di analizzare i fatti per quello che sono. È vero che una campagna costa 10 euro ed è vero che il gioco è obiettivamente sfizioso e ben confezionato. Ma è anche vero che le quattro missioni si portano a casa in 2 orette, non di più, e poi c’è il problemino della ripetitività. Pur essendo un gioco destinato alla cooperazione e alla crescita del personaggio, non c’è modo di variare le partite per accumulare punti, e si tratterà sempre di rifare le stesse identiche missioni con gli stessi identici obiettivi. Questi si differenziano abbastanza tra di loro, ma una volta fatti un paio di volte, sembra davvero mancare un po’ di carne a fuoco per un gioco che vorrebbe in qualche modo fidelizzare la sua utenza sul lungo termine. In ogni caso il gioco è promosso, anche perché vi permette di giocarvi gratis il prologo, che dovrebbe darvi un’idea più o meno precisa di quello che vi aspetta. Dal canto nostro siamo intrigati, ma aspettiamo al varco le altre campagne.