La scalata all’Olimpo… dei cuochi
Ormai si sa, i giapponesi riescono a creare un manga incentrato su praticamente qualunque cosa: superpoteri, sport, amore, giochi, vita quotidiana. Di incredibile c’è che, se il manga è ben fatto, riesca perfino a rendere emozionanti ed adrenaliniche le cose all’apparenza più banali. È il caso di Shokugeki no Soma, in Italia conosciuto col nome di Food Wars.
Prima che ve lo chiediate: no! In questo fumetto i personaggi non si combattono fra loro lanciandosi addosso le portate di un buffet, bensì si scontrano a suon di piatti prelibati in vere e proprie gare culinarie, dette appunto “Shokugeki”.
L’opera è di Yuto Tsukuda e disegnata da Shun Saeki: entrambi hanno fatto il loro debutto nel 2012 proprio con questo manga, riscuotendo però sin da subito un gran successo; non per niente viene pubblicato in Giappone sulle pagine della celebre rivista Weekly Shōnen Jump, famosa per titoli del calibro di Dragonball, One piece e Naruto.
La trama di Food Wars è semplice: Soma Yukihira, un ragazzo appassionato di cucina, gestisce un piccolo ristorante con suo padre. Quest’ultimo improvvisamente se ne va per lavorare in Europa e costringe il ragazzo ad iscriversi alla più prestigiosa scuola di cucina del Giappone per migliorare le sue abilità culinarie, la Tōtsuki. Qui farà la conoscenza di numerosi personaggi, scoprendo l’esistenza di un’élite di cuochi ritenuti i migliori della scuola. Deciso quindi a raggiungere la vetta, Soma dovrà affrontare ogni giorno nuove sfide, scontrandosi con cuochi sempre più abili e preparando piatti sempre più prelibati e particolari.
Ok, la trama di fondo non brilla certo di originalità, le saghe che si susseguono sono quelle di un classico manga a tema scolastico, o quasi. Campi-scuola, lezioni con esperti del settore, tirocini, il tutto è però accompagnato dalla “cucina”, rendendo le cose quantomeno originali.
Un motivo del successo di quest’opera è il fatto che queste combinazioni fra attività scolastiche e fornelli siano credibili. Mi spiego meglio: capita spesso che in manga basati su una determinata tematica, per cercare di inserirla il più frequentemente possibile, essa venga esasperata al punto che quella che dovrebbe apparire come quotidianità condita con un determinato contenuto, si trasformi solo in un’accozzaglia di eventi poco credibili e spesso noiosi. Questo in Food Wars non accade, nonostante a volte le situazioni risultino un po’ eccentriche, ma in generale il tutto sembra perfettamente plausibile, per quanto gli studenti siano sempre intenti preparare qualche piatto, ciò non appare mai strano o insensato.
I personaggi sono caratterizzati egregiamente, hanno una personalità ben definita, un passato (per lo meno quelli principali) e delle ambizioni, ma il modo in cui ovviamente vengono riconosciuti è per lo stile di cucina che adottano. Ogni amico di Soma, o avversario che sia, ha una tipologia di ingredienti prediletta o un metodo particolare per preparare i piatti e un tipo di cucina specifico, per esempio abbiamo Ikumi, l’esperta della carne, oppure Alice, che usa la gastronomia molecolare o ancora i fratelli Aldini, specializzati nella cucina italiana. Ognuno di loro adatterà il proprio stile alla sfida da affrontare con risultati estremamente invitanti, e dato che non sarà sempre e solo il protagonista al centro dell’attenzione, si potrà assistere ad un enorme varietà di stili ed idee differenti.
Shokugeki no Soma non è certo il primo manga a trattar di cucina, già in parecchi hanno usato l’arte culinaria come tema per le loro opere, dal famoso Toriko, al più recente Dungeon Food fino all’assai poco noto Addicted To Curry. Tuttavia questi trattano l’argomento in maniera diversa, usando i piatti solo come un mezzo per un preciso scopo (che sia un’azione amorosa o un combattimento) e non facendo della cucina il vero e proprio fine di tutte le vicende.
Soma ha ricevuto anche un adattamento anime iniziato ad aprile 2015 e tutt’ora in corso, che conta attualmente più di 40 episodi, pubblicato da Yamato Video e diviso in 3 stagioni. L’anime vanta un’eccellente qualità artistica, grazie all’ottimo lavoro dallo studio J.C.Staff nella produzione: musiche elettrizzanti ed animazioni lineari e pulite, anche se forse un po’ troppo colorate.
Un’esplosione di gusto
La punta di diamante di questo manga resta senza dubbio la realizzazione: disegni curatissimi, dettagliati ed emozionanti. E sto parlando dei personaggi, figuratevi quando vengono disegnati dei piatti finiti, che nonostante a volte sembrino surreale, nel complesso son così ben rappresentati da far venire l’acquolina in bocca.
Un espediente per valorizzare ulteriormente le pietanze è il fanservice. Questo infatti viene usato principalmente in un’occasione: l’assaggio. Potremmo dedicare pagine e pagine a parlare dell’assaggio dei cibi in quest’opera, ma ci limiteremo a spiegarvelo a grandi linee. Quando un personaggio prova un piatto particolarmente buono, le reazioni che ne conseguono sono qualcosa di surreale e spassoso. Si passa infatti dalla “semplice” esplosione dei vestiti, al rivivere episodi della propria infanzia, al provare le sensazioni di un bagno termale… in compagnia di un gorilla. Non chiedetemi con quale logica abbiano associato il sapore di una pietanza alla reazione che si ha nell’assaggiarla, perché ciò mi sfugge tutt’ora, ma fidatevi che osservare come reagirà il fortunato (o malcapitato dipende dai casi) assaggiatore riuscirà sempre a strapparvi un sorriso, se non per la scenetta in sé almeno per le belle forme dei personaggi (sia maschili che femminili) messe in mostra.
Un ricettario estremamente ampio
Sin dai prima capitoli si può notare l’enorme quantità di ricette proposte nella serie, prese dalla cultura giapponese o da quella cinese, che possono essere piatti famosi o derivanti da una tradizione più cittadina, originali o modificati per creare effetti a volte impensabili ma tuttavia incredibili. Ma non solo, possiamo assistere anche a pietanze e tecniche prese dalla cucina italiana o francese, con ingredienti provenienti da paesi esotici ed a volte sconosciuti. Tutto questo è possibile grazie alla collaborazione con la chef Yuki Morisaki, la quale fornisce realmente tutte, e sottolineo TUTTE, le ricette proposte, che vengono sempre spiegate minuziosamente, illustrando anche eventuali ingredienti poco conosciuti tramite un personaggio che ne parla, o direttamente con un baloon con informazioni in stile Wikipedia.
Food Wars quindi potrà non soddisfare i gusti di tutti; chi cerca una storia complessa o combattimenti all’ultimo sangue non troverà niente di tutto ciò, tuttavia è un’opera che può appassionare anche i più refrattari ed estranei al mondo della cucina, se solo gli si concede una possibilità. È un manga con dietro un enorme lavoro, svolto in maniera rigorosa, e lo si può notare da molti fattori quali la già citata qualità del disegno, l’originalità delle vicende e il numero di piatti mostrati.
I gusti personali sicuramente influiscono, ma ad eccezione di Toriko, che in realtà è più classificabile come un battle shonen, al di fuori del Giappone i manga conosciuti per questo tema si limitano al nostro Food Wars, per cui è degno almeno di una chance.
A cura di Mirko Ferrari