Viking: chi sono le donne vichinghe?

Scordatevi fanciulle indifese o donne che gestiscono la famiglia tra stalla e telaio. Dimenticate, in pratica, lo stereotipo storico della donna medievale. Ormai dei vichinghi e delle vicinghe dovremmo sapere molto e chi ha guardato almeno una puntata di Vikings sa aggiungere informazioni a quello che aveva imparato a scuola.
Al di là di alcune inesattezze storiche (soprattutto cronologiche) della serie televisiva canadese di genere storico creata e interamente scritta da Michael Hirst, molte delle ricostruzioni di ambienti e situazioni sono molto azzeccate e pertinenti.

Per chi non avesse mai visto la serie, ma ha comunque sentito parlare di Vikings, c’è da sapere che è ambientata nel IX secolo d.C. tra la Scandinavia e le isole britanniche e racconta in chiave romanzata le avventure del guerriero vichingo Ragnarr Loðbrók, interpretato dall’attore australiano Travis Fimmel e di altri personaggi storici come Björn Ragnarsson, Aelle II di Northumbria, Egberto del Wessex, Etelvulfo del Wessex, Alfredo il Grande e Carlo il Calvo.

Al fine di rendere gli eventi più adatti alla narrazione televisiva e per permettere al maggior numero di personaggi di partecipare alle vicende in essa narrate, la trama tende ad anticipare e ad avvicinare alcuni avvenimenti e ciò comporta, oltre a una serie di errori cronologici già citati, la coesistenza di personaggi storici vissuti a decenni di distanza.

Ma su alcune cose possiamo dar credito a Michael Hirst di aver svolto un lavoro certosino. Dall’abbigliamento alle acconciature, passando per i rituali sanguinari su altari imponenti, in Vikings tutto viene descritto e riprodotto esattamente come vuole la storia, emulando alla perfezione le scarse testimonianze di questo antico popolo.

Una delle cose che potrebbe sembrare molto romanzata ed edulcorata è la funzione della donna all’interno della struttura sociale vichinga.

Il primo personaggio donna che ci viene presentato, già dalla prima puntata è quello di Lagertha (Katheryn Winnick). Lo spettatore si trova subito davanti una personalità non convenzionale. Lagertha è una moglie, una madre, ma è prima di tutto una donna guerriero, una skjaldmær (sköldmö in svedese, skjoldmø in norvegese), nota in inglese come shieldmaiden e nella mitologia norrena era una donna che aveva scelto di combattere come guerriero. Erano ispirate alle valchirie e una loro trasposizione si trova anche nell’opera di J.R.R. Tolkien “Il Signore degli Anelli“, nel personaggio di Éowyn.

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Diversi studi hanno infatti dimostrato che le donne erano solite accompagnare gli uomini in battaglia, soprattutto durante i saccheggi e le guerre di conquista.

Tracciando il codice genetico durante il periodo delle migrazioni vichinghe, gli studiosi di Norvegia e Svezia hanno scoperto prove a conferma che le donne norvegesi affiancavano gli uomini nelle loro incursioni oltreoceano.

La notizia, riportata sulla rivista Philosophical Transactions della Royal Society, spiega come un team di ricercatori abbia usato la prova del DNA mitocondriale per dimostrare che le donne norvegesi si unirono ai loro uomini arrivando così a toccare le coste dell’Inghilterra, le isole Shetland, le Orcadi e l’Islanda.

Delle combattenti che ai grembiuli avevano preferito le armature e ad ago e filo uno scudo.

Ma Lagertha non è di certo l’unica donna guerriero presente nella serie. Altra combattente provetta è Þórunn (Gaia Weiss) compagna di Bjorn, abilissima con la spada quanto timida ed impacciata nei rapporti umani. Interessantissima è anche la rappresentazione delle Fanciulle dello Scudo, un intero esercito formato da giovani donne, al seguito della carismatica Lagertha.

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Tuttavia, proprio perché la serie Vikings di Hirst è plurivalente e caleidoscopica, diverse personalità e tipi di donne intrecciano le loro storie, in un ambiente che sembra alle volte includerle e osannarle e a volte cedere al vizio di considerarle strumenti per piaceri carnali.

All’apparenza succubi delle regole del gioco, rivelano una furbizia e una scaltrezza fuori dal comune.

È il caso di Siggy (Jessalyn Gilsig), ambiziosa e calcolatrice moglie dello Jarl di Kattegat, il cui destino mutevole la porterà lontano dalle sue origini e dalle sue iniziali aspirazioni. Siggy riesce a incarnare perfettamente il tipo di donna considerata innocua, ma che, attraverso svariati sotterfugi, riesce a cambiare le sorti di diversi personaggi a lei vicini. Tuttavia, dopo aver abituato lo spettatore alla falsità del personaggio, avviene un’inversione di rotta che fa rivalutare il ruolo di Siggy all’interno della storia.

Dolce e docile all’apparenza, ma che cela sentimenti di ribellione e indipendenza è invece Judith (Sarah Greene), principessa di Northumbria. Introdotta come una fanciulla passiva e introversa, rivela invece uno spirito combattivo e soprattutto una voglia di rivalsa del tutto inusuale tra le donne, soprattutto di nobili origini, del tempo. Judith vuole leggere, dipingere e dedicarsi all’arte, attività che fino ad allora le erano state proibite perché considerate poco consone all’educazione di una futura regina. Lei riesce a opporsi e a invertire un sistema ormai vetusto e del tutto inconsistente. Mano ai pennelli, impara a decorare le miniature e, con la femminilità che le appartiene per indole, riesce a inserirsi in un mondo di corte che sembrava appartenere solo a membri di sesso maschile.

Dall’Inghilterra alla Francia, i personaggi femminili di Vikings riescono ad arricchire e in qualche modo tenere legate diverse storyline. Ne è un esempio Gisla (Morgane Polanski), intraprendente e determinata figlia del re di Francia. All’inizio sembra non riuscire ad accettare le usanze e i modi rudi di Rollo, del resto un vichingo in una corte francese è fuori luogo come uno squalo in uno stagno. Tuttavia il pragmatismo e l’altruismo di Gisla riescono ad avere la meglio su pregiudizi e stereotipi, facendo in modo di addomesticare l’animo infuocato di un guerriero vichingo.

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Che coraggio e dolcezza possono convivere ne danno invece una prova Helga (Maude Hirst), compagna di Floki e Torvi (Georgia Hirst), seconda compagna di Bjorn. Entrambe forti, in battaglia e nella vita, riescono a fronteggiare e affrontare situazioni al limite della sopportazione (dopo la morte di Borg e la nascita del loro figlio Guthrum, Torvi sposa il violento Erlendur, figlio di re Horik. Riuscirà ad ucciderlo solo dopo aver subito svariati soprusi). Riescono ad essere comprensive, materne e amorevoli, ma non si tirano mai indietro quando c’è in gioco il loro onore e quello del proprio partner, anche a costo di combattere in prima linea un intero battaglione di nemici.

Forse meno amato dal pubblico femminile è invece il personaggio di Aslaug (Alyssa Sutherland), seconda moglie di Ragnarr. Anche se secondo le Saghe, prima di sposare Aslaug Sigurddottir, Ragnarr ebbe una seconda moglie e, sempre secondo la tradizione, anche Bjorn Ragnarsson era figlio di Aslaug, mentre suo fratello Ubbe era figlio di una concubina del re.

Capitata quasi tra capo e collo e rivendicando poteri tramandatigli dal padre, Aslaug sembra quasi rapire le attenzioni e i sentimenti di Ragnarr, trascinandolo in un matrimonio e costringendolo a rinnegare completamente la sua precedente vita.

Sveglia, intelligente e calcolatrice, Aslaug attira su di sé le antipatie delle donne del villaggio (oltre che quelle del pubblico) e si dimostra poco all’altezza del ruolo che dovrebbe svolgere. Madre amorevole e fin troppo apprensiva, sarà insieme la salvezza e la rovina del più piccolo dei figli, Ívarr Senz’ossa, sottratto ad un fato crudele e destinato però a grandi imprese.

Un affresco che fa sembrare le donne vichinghe quasi delle antecedenti delle suffragette. Probabilmente per molte cose lo sono. Sono state le prime a “emanciparsi” in determinati ambiti della vita, potevano infatti, a differenza di buona parte delle donne europee dell’epoca, divorziare e risposarsi.

Sapevano badare a se stesse, non avevano bisogno continuo di protezione e non dovevano occuparsi dei figli a tempo pieno, potendo così dedicarsi a differenti attività, compresa la guerra.

Siamo felici che questo aspetto della vita vichinga sia stato riportato in modo impeccabile in una serie televisiva e siamo convinti dell’importanza di personaggi che, con l’andare avanti delle stagioni, riescono a rinnovarsi e affascinare come e forse più di prima.

Adesso ne siamo sicuri, almeno per Vikings, il Valhalla è un posto anche per donne!