Dylan Dog 376 – Graphic Horror Novel: il sequel
Il fumetto dell’orrore
Si chiude l’anno dylaniano con un albo insolito, almeno nelle intenzioni e che richiama attraverso il titolo quel Graphic Horror Novel di maggio, realizzato da Ratigher, Montanari & Grassani e Bacilieri. In realtà è un ideale seguito tematico e non un continuum diretto, che riprende alcune delle idee di partenza e le sviluppa in maniera del tutto autonoma. Non a caso gli autori sono diversi e si tratta di due esordienti sulla serie regolare: Diego Cajelli e Francesco Ripoli.
Una giovane donna, di nome Drew, non riesce più a dormire sonni tranquilli: i suoi sogni sono funestati da terribili incubi a fumetti, dove strane bizzarrie con inchiostro e balloon prendono vita. E, ogni volta, rivede il volto del suo fidanzato David, fumettista dilettante venuto a mancare ben tre anni prima. Potrebbe trattarsi del dolore della perdita riesumato a livello inconscio, ma un insolito avvenimento punta una luce sinistra sulla vicenda. Si tratta di una serie televisiva, ispirata ad un fumetto, il cui plot sembra incredibilmente simile al lavoro di David, che in vita non aveva mai pubblicato nulla. Allora Drew chiede l’aiuto del miglior esperto di occulto e paranormale sulla piazza (e anche l’unico): Dylan Dog!
Diego Cajelli non è, in realtà, un neofito dalle parti di Craven Road, avendo scritto all’epoca una storia breve per il Color Fest numero 5, Cattiva sorte, datato agosto 2010. E non è neanche un novellino di primo pelo, anzi: ha alle spalle una lunga e proficua carriera in SBE, tant’è che è una delle penne dietro la saga a colori del giovane Martin Mystére di cui abbiamo parlato spesso in questa rubrica. Dunque è lecito aspettarsi qualcosa di buono dalla sua sceneggiatura, se non proprio un capolavoro almeno un prodotto di buon livello. Compito raggiunto in parte, perché la storia, per quanto basata su un’idea un po’ consueta e un po’ originale, si fa leggere con piacere per poco più di metà, per poi scadere in una soluzione banale e deludente, soprattutto se considerato che ai testi abbiamo, appunto, Cajelli, uno che nella forza delle sue svolte ha uno dei suoi maggiori punti di forza. Per fortuna a salvare la baracca troviamo un’altra “prima volta” di pregio: Francesco Ripoli, anche lui con alle spalle una buonissima esperienza alla Bonelli, che realizza dei disegni ottimi sotto tutti i punti di vista, specialmente nelle scene oniriche e nelle sfumature tra il bianco e il nero.
Voto: 6. 30
Dampyr 213: Il giocattolaio
Tra le nebbie di Magdeburgo
Anno nuovo, Dampyr parzialmente rinnovato. Dopo aver preso parte alla festa del Dia de Los Muertos e brindato con lo spumante ad un inquietante capodanno celtico, il cacciatore di vampiri bonelliano per eccellenza torna in Germania sulle tracce di un nuovo, spinoso caso. Riuscirà a scongiurare la minaccia del giocattolaio?
Magdeburgo. Una bambina e il padre entrano in un bizzarro negozio di giocattoli, situato in uno dei vicoli più oscuri della città. Acquistano una bambola meccanica di splendida fattura ma, quella sera stessa, la piccola scompare in circostanze misteriose. 1945: il terzo Reich sta capitolando e la città viene bombardata dalle truppe alleate. La bottega finisce distrutta sotto l’incalzare degli esplosivi, così come il suo proprietario. Tuttavia, una forza oscura gli permette di conservare la vita là dove avrebbe dovuto finire, trasformandola in qualcos’altro, qualcosa di terribile.
Nel presente, alcune sparizioni inspiegabili spingono Harlan Draka, Kurjak e Tesla a dirigersi nella metropoli tedesca, decisamente cambiata dai tempi della guerra. Si imbatteranno in nuovi avversari e vecchi ritorni, mentre intorno a loro si stringe la tela intessuta dal giocattolaio…
Dopo un paio di uscite non esattamente convincenti, Claudio Falco torna ai testi per condurre la creatura di Mauro Boselli e Maurizio Colombo in una delle sue ennesime trasferte straniere, tra le foschie di una città gotica alla ricerca di un avversario sovrannaturale. Un canovaccio assai classico (fin troppo) che spesso rischia di annoiare non solo il lettore di lungo corso ma anche quello occasionale, soprattutto per la ripetitività di certi intrecci. Sensazione qui in buona parte confermata, però con qualche colpo di coda importante. Falco riesce infatti a salvare la storia dalla banalità introducendo un villain carismatico e riportando sulla scena un avversario che, da qui in avanti, promette di giocare un ruolo importante nella complessa saga del dampyro. Probabilment, la serie si sta guardando un po’ intorno in questo periodo, preoccupandosi soprattutto di costruire per il futuro piuttosto che lanciarsi nel rinnovamento più ampio in cui sembrava indirizzata un annetto fa. Buonissimi i disegni di Gino Vercelli che si allontana un attimo dai mondi futuristici di Nathan Never per questa sua incursione nell’horror, ottenendo buonissimi risultati in tutte le tavole.
Voto: 6.7
Le Storie 64 – Il dono di Atena
La storia tra la Storia
Nell’immenso serbatoio narrativo di casa Bonelli, ultimamente il mondo della antica Grecia, dell’epica omerica e quelle storie di “dei e di eroi” stanno cominciando a fare capolino più stesso, a partire dal bellissimo Il sangue dei mortali uscito quest’estate, ad opera di Giancarlo Marzano e Tommaso Bianchi. Ora tocca a Il Dono di Atena, scritto da un altro maestro bonelliano: Giuseppe De Nardo per i disegni di Andrea Riccadonna.
415 A.C. La Grecia è uscita da poco dalla prima, cruenta fase della Guerra del Peloponneso, chiusa dalla fragile pace di Nicia… Ma la tranquillità sta per essere spazzata via da nuovi venti di conflitto. Al fine di spezzare l’alleanza tra la nemica di sempre, la gloriosa Sparta, e la potente Siracusa, il consiglio di Atene decide di mandare un forte contingente in Sicilia. Tuttavia l’assedio risulta essere più difficile e gravoso del previsto, anche per colpa della situazione tra i vertici militari, dove Alcibiade è stato accusato di empietà ed è fuggito. Proprio tra le fila dell’esercito le cose peggiorano ulteriormente, con una fuga di notizie che fa presupporre l’esistenza di un traditore. Toccherà ad Agatarco, un nobile ufficiale investito di poteri speciali, trovare la talpa ed eliminarla prima che sia tardi.
La classicità greco-romana è un periodo che riguarda noi italiani molto da vicino, anche se spesso ci facciamo ammaliare dalle suggestioni provenienti oltreoceano. Cercare di approfondire quella parte della storia mediterranea e dell’Europa nel mondo dei fumetti è un intento che non possiamo altro che approvare. Se poi dietro ai testi troviamo Giuseppe De Nardo, che ci aveva già provato con Atto di Accusa, numero 40 delle serie ambientato ai tempi della repubblica romana, il risultato è garantito. Stavolta l’autore cambia ambientazione e periodo, portandoci nel conflitto che segnò il definitivo declino delle polis greche: la Guerra del Peloponneso. Un compito che farebbe tremare i polsi a chiunque, ma non allo sceneggiatore che realizza una bella trama fatta di colpi di scena e una prosa incalzante, che si fa vedere soprattutto nell’uso delle didascalie, senza lesinare una grande conoscenza dei fatti storici oltre che militari del periodo. E riesce nell’intento di mostrarci tutti i particolari di una così complessa vicenda, aggiungendo anche figure e personaggi interessanti, che si prendono senza troppa fatica il proprio spazio. Ad aiutarlo un ottimo Andrea Riccadonna, anche lui capace di muoversi con destrezza su un territorio non facile, dato che un simile albo richiede una documentazione mica da ridere e l’errore qui è sempre dietro l’angolo.
Voto: 7.5
Dragonero Adventures 3: Il demone alato
Caccia al mostro!
Terza uscita per la neonata serie “young” della Sergio Bonelli Editore sotto il marchio Dragonero. Proprio mentre la loro controparti giovanili affrontano il primo scontro con le terribili Regini Nere, anche i giovani Ian, Gmor e Myrva non se la passano tanto bene: dovranno affrontare una creatura che sparge il terrore a Silverhide e salvare dei cuccioli di Drago da una fine prematura!
Il demone alato: Un misterioso mostro volante passa le notti a rapire i capi di bestiame degli allevatori, facendoli sparire nel nulla. Di che si tratta? I nostri tre piccoli eroi decidono di non restare a guardare e si preparano a tendere una bella trappola all’animale, sfruttando il genio di Myrva… Ma servirà anche tanto, tanto coraggio oltre che un pizzico di buon cuore per riuscire nell’impresa!
Un nuovo amico: Un bestiario arriva nella cittadina, mostrando il frutto della sua ultima caccia, una dragonessa che ha lasciato incustodito un nido e le sue uova. Ian, Gmor e Myrva scelgono di mettersi in viaggio per aiutare i cuccioli, privati della loro mamma e in balia di innumerevoli pericoli.
Continuano le uscite della nuova testata che, dopo il primo numero, mostra quella che sarà la sua formula privilegiata, con due storie di 32 pagine l’una, scritte e disegnate da professionisti diversi. Questa volta ai testi ritroviamo Stefano Vietti, mentre alle matite abbiamo Manuel Bracchi e il copertinista della serie regolare Giuseppe Matteoni, alla sua prima incursione con le versioni giovanili dei protagonisti, coi colori di Claudia Boccato e Paolo Francescutto. Due storie brevi, leggere e ben fatte, che confermano la linea fresca ed energica della serie che, a prima vista, pare occhieggiare sempre di più alle grandi testate a fumetti per ragazzini dei primi anni 2000, quando regnavano incontrastati capolavori come WITCH, Monster Allergy e Topolino.
Voto: 6. 8
Tex Magazine
Il Magazine del west
Gennaio 2018. Cominciano i festeggiamenti per i 70 anni di un’autentica leggenda italiana: Tex Willer, anziano quanto la stessa Costituzione e come le prime libere elezioni della storia dell’Italia repubblicana. Del resto si sente spesso dire in giro che il ranger di Bonelli e Galep è un monumento nazionale, no? Beh, adesso ne avete la prova. E la festa, destinata a durare per tutto l’anno, inizia col terzo numero della neonata collana Tex magazine, erede dei vecchi almanacchi che, oltre ai soliti servizi a colori, ci presentano ben due storie inedite!
Detenuto modello: Archibald Leyton, in arte “Archie”, è un truffatore finito dentro per aver fregato gente più facoltosa di lui. Arrestato e condannato, è diventato un detenuto tanto diligente ed educato che il direttore del carcere gli ha concesso un’uscita premio per andare al funerale della madre, venuta a mancare. Peccato che il mite prigioniero abbia non pochi conti in sospeso con un avversario che è pronto a farglieli pagare a suon di piombo. Toccherà a Tex e Carson sbrogliare l’intricata situazione.
L’anima del guerriero: Tiger Jack sta agendo in solitaria, in una missione poco chiara che lo porta ad uno sperduto trading post ai margini della riserva Navajo. Qui, l’incontro inatteso con una banda di teste calde rischia di trasformarsi in una cruenta sfida dove solo il migliore riuscirà a trionfare.
Terza uscita del Tex magazine, che si conferma rivista interessante capace di proporre storie al cui interno si cerca di variare un attimo il solito canovaccio della serie mensile. A dir la verità, Detenuto modello, scritta da Tito Faraci su soggetto di Diego Cajelli, è una vicenda abbastanza consueta che si salva per un’ottima scrittura di partenza e dei disegni intriganti, realizzati da Luca Vannini. A suscitare molto più curiosità è invece L’anima del guerriero, che vede Tiger Jack in solitaria, bissando dunque l’esperimento dell’anno scorso dove ad agire per conto proprio era Kit Willer. Questa volta ai testi troviamo un buonissimo Luigi Mignacco, che in poche pagine realizza un intreccio denso di significati ed eventi, e Giovanni Bruzzo ai disegni, bravo a destreggiarsi tra il peso e l’importanza di un personaggio come il pard del monumentale Tex.
Voto: 6.8
Orfani, Sam – Numero 7: La mossa della torre
Nel gateway
Ci siamo. Dopo la mini pausa di mezza stagione durata tre mesi, torna nelle edicole l’ultima della prima serie in technicolor della Sergio Bonelli Editore. Eravamo rimasti con la Juric tornata in vita, Sam con un corpo nuovo, i bambini scomparsi insieme a lei e a Ringo costretto a stipulare un’insolita alleanza con Cesar pur di trovarla. Ormai la resa dei conti si fa sempre più vicina.
Ringo, il giovane clone dell’originale Pistolero e degli Orfani, Marta e RR13, lo psicopatico droide volante dalla lingua tagliente e l’umorismo fine, scendono a patti con l’unico uomo che li vuole morti più della presidentessa Juric: Cesar. Il contrabbandiere ha infatti deciso di aiutarli, mettendo a disposizione uomini e risorse, per trovare Perseo e Andromeda e metterli al sicuro prima che sia tardi. Ma c’è un problema: nessuno sa dove sono. Sfruttando un’idea folle, Ringo decide di immergersi completamente nel Gateway, il mondo digitale che tiene unite le menti di tutti gli Orfani e relativi discendenti, per riuscire a farsi dare dai bambini stessi la posizione esatta del loro nascondiglio. Tuttavia farlo potrebbe distruggere per sempre la sua coscienza. Riuscirà nell’impresa?
Il sesto numero era uscito a settembre, lasciandoci col fiato sospeso proprio mentre la trama di questa ultima stagione si apprestava a decollare definitivamente dopo aver introdotto tutti i personaggi e aver accennato a clamorosi ritorni. La scelta, per quanto mossa da esigenze condivisibili (un piccolo ritardo nella realizzazione dei numeri), ci aveva colpito sul più bello fomentando la nostra attesa ed è comprensibile, adesso, pretendere molto dai capitoli conclusivi di questa saga. Per fortuna La mossa della torre conferma le aspettative regalandoci una storia gradevole, al cardiopalma, dove vengono tirati ulteriormente i fili. Il duo Recchioni/Monteleone ci ha fin qui regalato sceneggiature convincenti, anche se a volte un po’ piatte, stavolta riparte però col piede giusto tra dialoghi memorabili, commistioni di generi (forse troppo ostentati) e sorprese a non finire, un ritmo forsennato dove i contrasti e i rapporti tra i protagonisti risultano fondamentali, migliorando dunque nel punto in cui questa stagione era apparsa più debole. I disegni, invece, affidati come al solito a più mani, qui rispondono ai nomi di Fabrizio Des Dorides, Federico Vicentini e Luca Maresca che portano tutti a casa senza difficoltà l’obiettivo, lavorando bene sulle relative sequenze. Questo stratagemma grafico, da sempre una costante della serie ma negli ultimi mesi ulteriormente accentuata, è una delle sue migliori risorse anche se, a volte, il cambio di stile rischia di straniare più del dovuto e apparire poco fluido in certe situazioni, nonostante gli stratagemmi narrativi usati per giustificarli. In ogni caso, Orfani torna e lo fa in gran forma.
Voto: 7.3
Morgan Lost, Dark Novels: Il signore della morte
Cavalca nella notte…
Terza uscita del nuovo corso di Morgan Lost, ma seconda per quanto riguarda la stretta continuity che da qui in avanti accompagnerà le avventure del nostro cacciatore di serial killer preferito! La trama imbastita da Claudio Chiaverotti si fa sempre più concreta, folle, allucinante e potrebbe avere delle conseguenze enormi sulla vita del suo protagonista mascherato!
Le notti di New Heliopolis si stanno facendo sempre più fredde. Una candida neve scende sulle strade, imbrunite dal sangue delle vittime di un cruento incidente ferroviario che ha visto al centro un noto attore di film western. Inge, l’infermiera di Pandora, di solito prende quella linea ogni sera, ma questa volta si è appartata in un luogo misterioso. Dopo essersi incamminata nella bufera, fa la conoscenza di un cordiale signore, sui sessant’anni, ma si tratta dell’assassino della bara di cristallo, il criminale che sta decimando le donne della città e prende Inge in ostaggio! Per salvarla, Morgan dovrà rintracciare il suo rapitore risalendo fino a lei, mentre nella sua testa continuano a succedersi visioni inspiegabili che rischiano di farlo impazzire. Riuscirà a portare a termine la missione prima che sia troppo tardi?
L’idea di questo nuovo corso, voluto fin dalle primissime uscite, è stato da subito molto chiaro: lanciare il fumetto verso una forte continuità narrativa ed uscire dal classico canovaccio della mensilità bonelliana. Bisogna dire che, nonostante si tratti solo del secondo albo, l’obiettivo pare già raggiunto: Chiaverotti ha saputo, magistralmente, porre le basi per una storia intrigante che si fa seguire con grande curiosità, spazzando dunque senza troppi fronzoli i dubbi riguardo al rilancio della sua creatura. Anche il passaggio al formato ridotto delle 66 pagine si sta rivelando una carta vincente, soprattutto quando alle matite abbiamo un’artista come Val Romeo, che già avevamo apprezzato pochi mesi fa sul numero zero e che qui ripropone tutte le belle cose viste in precedenza. Questo Il signore della morte fa ben sperare per il proseguo della serie, complice diverse scene memorabili a cui la straordinaria copertina di Fabrizio De Tommaso aggiunge ancor più epicità.
Voto: 7
Maxi Zagor – Numero 32: Nelle terre fredde
Resa dei conti nel nord-ovest
Si rinnova l’appuntamento del quadrimestrale extra large targato Zagor. Dopo l’esperimento del numero scorso, con i Racconti Darkwood, stavolta lo Spirito con la Scure si cala in un’avventura lungo le coste del Canada. Pronti a seguire l’eroe di Guido Nolitta e Gallieno Ferri in un viaggio che rischia di mettere a repentaglio la sua vita?
In un giorno di tarda primavera, Honest Joe e l’equipaggio della sua Dragoon fanno scalo a Fort Limerick, un ricco avamposto di cacciatori sulla costa settentrionale del Pacifico, tappa obbligata per gli scambi commerciali e per chiunque voglia avventurarsi nelle foreste in cerca di fortuna. La sera stessa, un gruppo di predoni indiani attacca l’insediamento, incendiandolo e facendo strage dei coloni. Gli assassini sono guidati da un capo temibile e pericoloso, che si fa chiamare Carcajou. Quest’ultimo, consapevole di aver appena sterminato gli amici di Zagor, lascia un messaggio di sfida proprio per lui. Lo Spirito con la Scure, incurante del freddo e delle intemperie, decidere di raccogliere l’invito e si mette in cammino per affrontare il suo misterioso avversario… Dietro cui si cela il volto di una vecchia conoscenza.
Nell’immenso serbatoio di storie dell’eroe di Darkwood, troviamo spesso trame che ricordano grandi romanzi d’avventura o di serrate cacce all’uomo in territori selvaggi… Proprio a questi due nutriti generi fa riferimento il maxi di gennaio, scritto da un ottimo Jacopo Rauch, che dimostra una scioltezza invidiabile con l’ultradecennale continuity nolittiana e di saper coniunare generi diversi. In particolare, la sua sceneggiatura pare ricordare tante improvvisate western dei bei tempi e qualche Tex dell’epoca d’oro, dove il protagonista viveva vicende burroscose in luoghi lontani e inesplorati. Senza contare il ritorno (più che gradito) di un nemico che non si vedeva da tanti, tantissimi anni nella serie. Ad illustrare il tutto troviamo il dinamico duo composto da Domenico & Stefano Di Vitto, veterani bonelliani di lungo corso tutt’altro che a disagio con le distese fredde e inospitali del racconto.
Voto: 7
Mercurio Loi 9: La somiglianza con una scimmia
Uomini e scimmie
Cambio di rotta in vista per il fantasmagorico investigatore di Alessandro Bilotta. È da poco nota, infatti, la notizia del passaggio ad una cadenza bimestrale, dovuta probabilmente alle vendite non entusiasmanti del prodotto e al bisogno di puntare su uscite più mirate. Qualunque sia il motivo, l’irresistibile genialità del personaggio non sparisce, si fa solo un po’ più dilatata nel tempo. Il che non guasta, visto che per comprendere fino in fondo le sue bellissime storie c’è bisogno di metabolizzarle per bene. E anche questo mese non si scherza.
Il professor Loi va a trovare il suo amico Giacomo, un biologo di chiara fama appena tornato da un viaggio in Africa. Ma non lo ha fatto da solo: ha portato con sé un gruppo di primati da studiare perché, a suo dire, le scimmie potrebbero essere il primo stadio evolutivo della razza umana. Allora, ha deciso di prendere con sé quella più talentuosa e di ospitarla in casa come un membro della sua famiglia dandole il nome di Dionisio. Mercurio sceglie di seguire attentamente la situazione, data la sua innata curiosità, ed anche perché ha notato che il primate gli somiglia in maniera incredibile…
Dalla sua prima apparizione, Mercurio Loi ci propone sfide dal grande contenuto intellettivo. Questa volta, abbiamo a che fare con l’insolito parallelismo tra il nostro protagonista e una scimmia, situazione che diventa il pretesto per riflettere sul linguaggio, sul concetto di somiglianza, sull’arte e il suo significato, mentre tra una svolta e l’altra i personaggi affrontano la quotidianità e scoprono, lentamente, se stessi. Inoltre Bilotta ci regala delle sequenze di straordinaria regia fumettistica, dove possiamo contemporaneamente bearci della prospettiva di comprimari diversi, ed altre dove elabora soluzioni ardite che sono il miglior prodotto della casa. In questo i disegni di Andrea Borgioli si fanno trovare più che pronti, con i colori della sempre ottima Francesca Piscitelli. E la copertina di Manuele Fior, mai così iconica, restituisce una chiave di lettura importante per entrare nello spirito di questa storia.
Voto: 7. 50