Un puzzle-platform per Playstation VR dal taglio vintage.
Direttamente dal fantastico sottobosco degli indie, ecco una particolare proposta del team Dakko Dakko, che si butta a capofitto nel mondo della vr con un gioco molto particolare, Pop-up Pilgrims. Basta essere un giocatore non proprio di primo pelo e dare un sguardo velocissimo al gioco per rievocare nella mente il mitico Lemmings, grande puzzle platform uscito su mille piattaforme, tra cui l’indimenticabile Amiga, nel 1991.
Pop-up, è qualcosa del genere, sotto il nostro controllo avremmo diverse “unità” contemporaneamente, anche se in realtà si tratta di un titolo ben più frenetico del capolavoro di Psygnosis, meno cervellotico e più incentrato sui riflessi. Ma andiamo con ordine. Pop up Pilgrims racconta in maniera molto didascalica e proprio a margini del gameplay, la storia di questo popolo di chiara matrice asiatica che deve cercare i favori delle divinità recuperando alcune pergamene sparse per il territorio. Un espediente surreale e praticamente di nessuna utilità, che serve a contestualizzare un titolo fortemente arcade e con un sistema di progressione old style, quasi da gioco “mobile” oserei dire. In effetti, è molto strano che Pop-up sia uscito su VR in quanto cambiando marginalmente pochi elementi, poteva benissimo funzionare senza supporto VR e anzi, come detto, vista la sua natura a stage “veloci” (si fa per dire visto che quelli più avanzati vi faranno sudare diverse camice), non mi sarei stupito di vedere il gioco negli store di software per smartphone. Con tutto questo non voglio certo svilire il titolo, che tutto sommato nasconde un concept abbastanza brillante. Ogni stage a schermata fissa, è composto da piattaforme rigorosamente 2D poste su diversi livelli di profondità (meglio percepita grazie alla realtà virtuale). In esse muoveremo un gruppo di personaggi “i locali del posto” cercando di raggiungere tutti gli obiettivi del livello e portarne alla meta finale i più possibili, anche perché c’è u punteggio minimo da raggiungere determinato da pellegrini sopravvissuti e punti bonus recuperati. Sotto questo punteggio minimo dovrete necessariamente ripetere lo stage. Ovviamente, la difficoltà sta nel fatto che gli “omini” si muoveranno da soli a destra e sinistra, cambiando verso ogni volta che incontrano un ostacolo, un po’ come in Mario vs Donkey Kong.
Muovendo il capo, muoveremo contestualmente una nuvoletta sopra i personaggi, a seconda della vicinanza con essi ne “lockeremo” uno e quello sarà sotto il nostro diretto controllo, e potremmo, con la giusta inclinazione della nuvoletta, farlo balzare per superare la distanza tra due piattaforme, evitare un nemico, prendere un “polipetto d’orato” ecc. Queste azioni si possono compiere anche con lo stick destro. Inoltre, facendo scorta di cuori, spesso racchiusi in macigni da buttar giù a suon di salti, potremo avere una certa riserva di “comandi direzionali aggiuntivi” per i nostri pellegrini. Mi spiego meglio: potremmo, al costo di un fatidico cuore, piazzare in un punto qualsiasi a nostra discrezione, la nuvoletta e assegnargli una delle quattro direzioni, sinistra, destra, su e giù. Quando uno dei pellegrini la toccherà, seguirà direttamente quella indicazione, evitandovi giri lunghi e “traiettorie di viaggio” indesiderate, che potrebbero portare fuori strada o compiere giri improbabili. Tutto ciò, è molto più facile a farsi direttamente che a spiegarsi, e pur non avendo i controlli più intuitivi del mondo, il gioco riesce comunque con un po’ di pratica a rendervi reattivi, anche perché ve lo assicuriamo, avrete bisogno di esserlo. La caratteristica migliore di Pop-Up Pilgrims infatti è l’inventiva e la varietà con cui riesce ad espandere la semplice meccanica di gioco principale. Nei circa 60 livelli che compongono il gioco, oltre ad alcuni cambi stilistici nel setting grafico tra un macro mondo e l’altro, numerose variabili renderanno sempre più complesso andare avanti. Dispositivi da attivare con oggetti speciali sparsi per lo stage, nemici che saltano, che sparano, trappole, piattaforme a tempo che scompaiono, boss da “sconfiggere”, e chi più ne ha più ne metta: in PUP guidare e coordinare il nostro gruppetto di pellegrini, fortunatamente mai numerosissimo, è tutt’altro che semplice e la sfida, già a partire dal secondo mondo non mancherà di certo.
Verdetto
Ma quindi questo Pop-Up Pilgrims è divertente? La risposta è si, ma è anche un prodotto atipico, che di certo non va incontro a tutte le esigenze e meno che meno a quelle degli utenti VR che sicuramente, cercano altri tipi di esperienza. In fondo, a parte l’effetto Pop-Up molto carino ma quasi fine a sé stesso, e il fatto di potersi avvicinare alla visuale e scorgere qualche elemento nascosto da altri più in primo piano (cosa quasi totalmente inutile e comunque evitabile), non c’è nulla che faccia sentire questa tecnologia sfruttata, nulla che non avrebbe funzionato anche senza. Non ha importanza se il gioco diverte, direte voi. Un po’ di importanza ce l’ha nell’ottica di un titolo indie che punta chiaramente nell’immediatezza di una formula di gioco semplice, di poche pretese tecniche e concettuali, fatto per essere fruito a bocconi, così, quando si ha voglia di fare quel livello in più. Non so voi, ma a me non viene un granché voglia di collegare PS VR solo per farmi un paio di stage a PUP, ma magari è un problema mio. Detto questo, siccome non si può bocciare un titolo che comunque è longevo e stimolante a modo suo dall’inizio alla fine, il verdetto è positivo, ma ecco, con qualche riserva. Se avete capito di che gioco si tratta e vi interessano queste meccaniche, perfetto. Pendetelo ad occhi chiusi perché le sviluppa alla grande. Se cercate qualsiasi altra cosa o comunque vi aspettate un titolo che leghi il gameplay alla tecnologia VR in maniera unica e imprescindibile.. non fa assolutamente per voi.