Anatomica Bionda
Fortunatamente le traduzioni italiane stavolta ci hanno risparmiato uno scempio. Red Sparrow è un libro scritto da Jason Mattews e pubblicato nel 2014, ed arrivato a noi con il titolo di Nome in codice: Diva. Mattews è stato un agente della CIA per circa 30 anni, ed altrettanto ha fatto la moglie, quindi di certo ha una certa esperienza in quanto a spionaggio.
Se quindi il titolo italiano dello spy thriller letterario è stato deturpato dalla traduzione nostrana, per fortuna non è successo lo stesso con la trasposizione cinematografica operata da Francis Lawrence con Jennifer Lawrence protagonista (no, non sono parenti), in arrivo nelle sale il 1° marzo.
Dominika Egorova (Jennifer Lawrence) è un’ex ballerina di successo che in seguito ad un incidente sulla scena viene arruolata dallo zio (Matthias Schoenaerts), contro la propria volontà, in una scuola Sparrow, un particolare reparto dei servizi segreti russi che trasforma le ragazze in assassine spietate e seducenti (o “puttane”, come le definirà la stessa Dominika).
Da qui partirà il racconto di un vero e proprio spy movie, un condensato di inganni e raggiri, alzando testosterone e tensione narrativa a intervalli ponderati nelle due ore e mezzo di proiezione che procedono (quasi) senza intoppi, col risultato di aver dinanzi agli occhi un film coraggioso pur nella sua carente originalità, e che fa della protagonista l’elemento nevralgico dell’opera. La Lawrence prende pieno possesso della scena dalle prime inquadrature, sprigionando una carica sensuale che prescinde dalle ammalianti nudità che mette in mostra a più riprese, mantenendo intatto il suo ruolo di sparrow in qualunque forma la si veda.
Il regista la conosce piuttosto bene, dopo averla diretta nei vari The Hunger Games, e dovendosi confrontare con un plot di questo tipo era ben consapevole che non avrebbe potuto fare a meno della bella Katniss, trasformista anche nel look, donandoci all’interno della stessa opera tante e diverse sfumature di Jennifer (Anastasia chi???), dal colore dei capelli alla caratterizzazione poliedrica del suo personaggio. La sua Dominika/Katerina/Katya – e chi più ne ha più ne metta – incanta e disorienta come una sirena lo spettatore, comportandosi allo stesso modo con le vittime inconsapevoli o meno delle sue azioni, in un gioco di sguardi, seduzione e falsità che fa dell’equivoco continuo la retta sulla quale avanza il film. Tutto ha una dimensione precisa, delle conseguenze ed una pianificazione spietata verso cui F.Lawrence ci indirizza senza avvertirci, disseminando indizi ma distraendoci con abili mosse, fino ad assumere dei contorni più nitidi, prendendo le sembianze di quello che in principio abbiamo definito come un classico spy movie.
Il tempo che passa non aiuta solamente lo spettatore a prendere confidenza con gli snodi della trama, ma la stessa Dominika a comprendere la sua vera natura. Il suo sguardo gelido, la sua espressione ferma e risoluta, priva di sorrisi o disperazione, di gioia o di dolore persino di fronte alle torture fanno della donna un concentrato di ambiguità, mettendo in moto una macchina di doppiogiochismo che facciamo fatica a controllare, lasciandoci in balia di quel che ne farà col passare dei minuti il regista, in una quiete apparente flagellata dall’improvvisa violenza, brutale e pulp che squarcia il flusso e pure lo stomaco di coloro facilmente impressionabili.
Il difetto di Red Sparrow è quello di essere arrivato in sala qualche mese dopo Atomica Bionda, e quello di non poter contare su un eclettico e straordinario James McAvoy quanto invece doversi accontentare di un Joel Edgerton un po’ imbolsito e compassato, con la mimica facciale ridotta all’osso, risultando quasi una copia sciatta dei personaggi normalmente interpretati da Mark Walhberg.
In effetti Red Sparrow ammicca parecchio ad Atomic Blode, ma lo fa inconsapevolmente, poiché girato quando ancora il film di Leicht doveva uscire nelle sale, e queste strizzate d’occhio sono più che altro legate al ruolo della Lawrence, all suo essere implacabile, ma anche in parte ad una fotografia grigia e sporca in cui spicca, pure qui, la chioma bionda della protagonista. Poi ci sono anche tante differenze strutturali, che rendono il film di Francis Lawrence un’opera nei fatti quasi agli antipodi di quella di Leicht. Ma insomma, che il paragone venga quasi automatico è piuttosto naturale.
Con questo film il cineasta californiano esplora un genere a lui nuovo, uno dei pochi ancora non violati dalla sua macchina da presa, dimostrando una grandissima maturazione ma soprattutto il fatto di essere incredibilmente versatile. Per quanto riguarda l’altra Lawrence, Jennifer, Red Sparrow non è certo la pellicola che la consacra, perché le sue doti attoriali la rendono un’interprete ormai rodata a dispetto della giovane età, e forse la sua Dominika le varrà la quinta nomination agli Oscar (con tanto di statuetta vinta), ma ad ogni modo è l’ennesima, affasciante certificazione che abbiamo di fronte una delle migliori attrici della sua generazione. Chapeu.
Verdetto:
Red Sparrow è uno spy movie eccellente, canonico nella sostanza e singolare nella forma, che si sviluppa in quasi due ore trenta minuti di narrazione basata su ritmi lenti ma in grado di non annoiare mai, e spezzati ogni tanto da espisodi di brutale violenza e graffianti tinte pulp.
Jennifer Lawrence è il motore assoluto di un’opera brillante, e la sua sensualità pervade lo schermo, ammaliando lo spettatore così come le vittime dei suoi subdoli giochi di potere.
Forse vedere Red Sparrow dopo Atomica Bionda lo penalizza un po’, nonostante le numerose differenze strutturali, ma resta comunque un eccezionale film di genere che ci dimostra ancora una volta l’abilità alla regia di un eclettico maestro come Francis Lawrence.