Quando la regia è donna
Le donne sono ovunque.
Del resto, sono pur sempre il 50% della popolazione mondiale.
Nel corso dei secoli le donne hanno imparato a sintonizzare antenne, riparare rubinetti che perdono, leggere, scrivere, e persino guidare i mezzi pesanti.
Hanno addirittura imparato a sceneggiare, dirigere, a volte persino montare film.
Già, sembra quasi assurdo che, con le loro caviglie deboli e i frequenti attacchi di isterismo, questi esseri dolcemente complicati siano in grado di dare vita a qualcosa di così complesso come una narrazione per immagini in movimento e sonoro. Eppure lo fanno da sempre, o almeno da quando è nato il cinema; da quando, insomma, nel 1896, la ventitreenne Alice Guy girò i cinquanta secondi de La Fée aux choux, solo un anno dopo la prima proiezione dei fratelli Lumière.
Come sottolineato da Frances McDormand nel suo discorso di ringraziamento alla novantesima cerimonia degli Oscar, è arrivato il momento che le donne del cinema, ma in maniera più universale tutte le donne del mondo, si alzino in piedi e costringano il pianeta intero a riconoscere il loro valore. Per questo motivo, oggi, noi di Stay Nerd abbiamo deciso di consigliarvi otto film di otto registe che vale la pena guardare qualsiasi giorno dell’anno, non solo quando è festa.
Monster – Patty Jenkins
Prima di occuparsi delle amazzoni supereroiche di Wonder Woman, la regista californiana ha esordito nel doppio ruolo di regista e sceneggiatrice con la storia vera di Aileen Wuornos, prostituta e serial killer interpretata nella finzione cinematografica da un’irriconoscibile Charlize Theron, che ha conquistato grazie a questo ruolo un Oscar e un Golden Globe.
Monster non è certo un film facile, una di quelle commediole da guardare con poco impegno, ma è una storia in grado di mettere a nudo la crudeltà della vicenda di una donna alla ricerca di un momento di pace da una vita che non le dà tregua. Ci troviamo davanti a un bisogno di amore viscerale, ad un immenso senso di ingiustizia vissuto sulla propria pelle, ad una rappresentazione esasperata del patriarcato e della sua violenza, che come da copione, non richiama su di sé che altra violenza.
Il giardino delle vergini suicide – Sofia Coppola
Tratto dall’omonimo romanzo di esordio dell’americano Jeffrey Eugenides, anche questo film segna l’esordio di Sofia Coppola nel mondo dei lungometraggi: scritto e diretto dalla figlia d’arte, la storia delle sorelle Lisbon è un tripudio di decadenza e adolescenza. La malattia che colpisce le cinque ragazze, circondate dalla morìa degli alberi del loro quartiere e dal coro di ragazzi loro coetanei a cui è affidato il compito di tramandare la storia, si fa metafora del languore di intere generazioni di giovani donne, asfissiate dalla famiglia e dalle aspettative della società. Anche qui, niente di allegro, ma ottimi spunti per riflettere ed autocelebrare la propria sopravvivenza agli anni verdi.
L’amore non va in vacanza – Nancy Meyers
Se invece avete bisogno di rilassarvi e preferite godervi una bella storia d’amore, ecco che viene in vostro soccorso una donna il cui nome forse non vi dice niente, ma di cui avete sicuramente visto almeno un film (Genitori in trappola vi dice qualcosa?). Noi vi consigliamo L’amore non va in vacanza, classicone delle vacanze di Natale con Kate Winslet, Jude Law, Cameron Diaz e Jack Black, alle prese con scambi di case e di opinioni. Per quanto L’amore non va in vacanza sia quel tipo di commedia romantica dal finale prevedibile dopo i primi venti minuti, ha pur sempre il pregio di ricordarci, da ormai un decennio, che ogni donna dovrebbe essere protagonista della propria vita. Sembra scontato, certo, ma è un buon proposito che non fa male rinnovare di tanto in tanto.
An education – Lone Scherfig
Prima di Greta Gerwig e della sua Lady Bird, c’erano la danese Lone Scherfig e la sua Jenny Mellor, promettente studentessa sedicenne ispirata alla giornalista inglese Lynn Barber. Con la sceneggiatura affidata a Nick Hornby, questo coming-of-age racconta con delicatezza una storia di resilienza che indaga l’importanza della realizzazione personale senza rinunciare a dialoghi caustici e ad una perfetta rievocazione della Swinging London. Certo, questo film è l’esempio che non tutti gli amori riescono col buco, ma anche la riprova che nessuna relazione è meglio di una cattiva relazione, sempre.
C’è posta per te – Nora Ephron
In questo caso, invece, l’amore c’è, ma non si vede. Almeno all’inizio.
Remake tecnologicamente aggiornato di Scrivimi fermo posta del 1940, in questa commedia romantica Meg Ryan torna a collaborare con Nora Ephron. Tra le prime chat e email di fine XX secolo e gli scaffali dell’indimenticabile Negozio dietro l’angolo, la libraia interpretata dalla Ryan e il magnate dell’editoria a cui presta il volto Tom Hanks si incontreranno e scontreranno dentro e fuori dalla rete, con dinamiche che omaggiano i romanzi di Jane Austen, più volte citata dai protagonisti. Nonostante il capolavoro indiscusso della Ephron resti Harry ti presento Sally, di cui ha però solo scritto la sceneggiatura, questo film continua a piacerci per la massiccia presenza di libri, ma anche per l’effetto nostalgia che suscita il pensiero dei tempi in cui ci connettevamo a internet collegando cavi. E poi, chi non vorrebbe ricevere in dono un mazzo di matite ben appuntate?
Ragazze a Beverly Hills – Amy Heckerling
Come nel caso della Ephron, anche in questo film del 1995 sono riscontrabili influenze austeniane: Clueless (questo il titolo originale) è la storia di due adolescenti, Cher e Dionne, alle prese con i classici problemi di ogni adolescente americana: la scuola, l’amore, la popolarità. Nel suo rappresentare i topòi della commedia americana, però, a Ragazze a Beverly Hills va riconosciuto il merito di ispirarsi liberamente a Emma di Jane Austen, romanzo che costruisce su un intelaiatura di sotterfugi ed azioni compiute a fin di bene dalla protagonista giovane, ricca e bella, desiderosa di aiutare il prossimo e, contemporaneamente, tenersi alla larga dalla noia di una vita troppo perfetta. Prima prova attoriale di Paul Rudd e considerato da Entertainment Weekly uno dei cento nuovi classici, Clueless è diventato dopo la sua uscita un piccolo cult, guadagnandosi la trasposizione in serie TV.
I ragazzi stanno bene – Lisa Cholodenko
Narrazione intima di una famiglia complessa, I ragazzi stanno bene mette in scena la storia moderna di una coppia omo/bisessuale, interpretata da Julianne Moore e Annette Bening, impreparata ad affrontare l’arrivo nella loro vita del padre biologico dei due figli avuti con inseminazione artificiale dallo stesso donatore (Mark Ruffalo). Premiato con un Golden Globe come Miglior film commedia o musicale, I ragazzi stanno bene affronta il tema del matrimonio da un nuovo punto di vista, usando la tematica LGBT per puntare i riflettori sull’universalità dell’amore, anziché evidenziare le differenze.
Boys Don’t Cry – Kimberly Peirce
Come il primo film che vi abbiamo consigliato, anche in questo caso la storia si ispira a un fatto di cronaca: Hilary Swank, che nel 2000 ha vinto con questa interpretazione il suo primo Oscar, interpreta Brandon Teena, transgender FtM stuprato e ucciso da un gruppo di uomini a soli 21 anni, nel 1993. Si tratta di uno dei primi film ad affrontare la tematica dell’odio transfobico, che ancora oggi miete vittime in tutto il mondo. Nonostante il finale brutale, Boys Don’t Cry è un film sulla tenacia di un essere umano che desidera vivere la sua vita a modo suo e in giornate come quella oggi, più che mai, un’opera del genere è necessaria per ricordarci che troppo spesso le categorie dividono anziché unire, e che le donne sono molte e molto diverse l’una dall’altra, ma non per questo una meno importante delle altre.