“Oops, he did it again!”
Deadpool 2 non è una sorpresa, nel senso più sorprendentemente positivo possibile. Non è una sorpresa perché, in fondo, il primo capitolo aveva già fissato bene le ground rules di un franchise solitario che, terminato anche Wolverine, si riconferma con il sequel un cavallo di razza tra i mutanti di casa Fox. E, lo sapevamo, Wade Wilson è un cavallo pazzo.
Deadpool 2 (nelle sale dal 15 maggio) non sorprende ma conferma tutto ciò che doveva confermare: ironia, azione, sentimenti, emozioni e assoluta padronanza dei mezzi, peraltro non immensi, ma usati in modo che sembrino il doppio, in qualità e quantità. La regia di David Leitch (per capirci, lo stesso di V per Vendetta, John Wick e Atomica Bionda) accompagna sapientemente la voce narrante di un Ryan Reynolds in stato di grazia, che a sua volta accompagna noi lungo le spassose montagne russe del suo personale L’Impero Colpisce Ancora.
Senza fare spoiler, si ride tanto, da subito e fino alla fine, dai dissacranti titoli di testa alla James Bond alle sequenze post-credit. Si ride per un montaggio chirurgico e un citazionismo a catena, un umorismo meta-cinematografico a pioggia che non risparmia davvero ma davvero nessuno. Salvo che siate nella (rispettabile, ma speriamo ristretta) categoria di persone allergiche alla narrativa che non si prende sul serio, allora Deadpool, più che un super-anti-eroe, è il vostro farmaco, terapeutico oggi più che mai.
Da una parte, decine su decine di film supereroistici tentano di indovinare l’equilibrio perfetto tra azione e comicità (coi Marvel Studios obiettivamente più avanti di DC/Warner, a costo di sfornare qualche pellicola con il proverbiale stampino). Dall’altra c’è Deadpool, che per definizione non può contenere “troppe battutine”, ma al contempo non rinuncia a uno svolgimento appassionante e ben costruito, ritmato, equilibrato nelle parti. È insieme genio e sregolatezza, l’eroe che ci meritiamo e quello di cui abbiamo bisogno adesso.
E gli altri personaggi? La Domino di Zazie Beetz è una new entry esplosiva, così com’è un piacere, a breve distanza dal suo Thanos in Avengers: Infinity War, ritrovare Josh Brolin in un’altra prova assolutamente convincente. Le scene d’azione del suo perfetto Cable sono tutte performance di statura, anche quando strappano le consuete risate garantite dai vari sparring partner. Chiudono il cerchio una nutrita schiera di personaggi di contorno, che tutt’insieme trovano una dimensione armonica, ricca ed efficace entro la quale agire: tra TJ Miller, Colosso (la cui CGI palese è, furbamente, evidenziata dallo stesso Deadpool), una X-ilarante X-Force e Julian Dennison, motore degli eventi, nessuno manca di dare il proprio piccolo ma fondamentale apporto all’opera tutta. Occhio pure ai numerosi cameo…
Forse, l’unico anello debole di una costruzione mirata, puntuale e centratissima è una trama che, per chi bazzica film con viaggi del tempo (sentito, Avengers 4?), non è certamente roba mai sentita prima. In particolare, e di nuovo senza poter entrare nei dettagli, ci sono un paio di film abbastanza recenti cui la costruzione narrativa di questo Deadpool 2 somiglia. Eppure, ribadiamolo, il percorso del protagonista non è imprevedibile ma nemmeno scontato e, peraltro, capace di emozionare in più occasioni. La posta in gioco non è solo una risata in più, per quanto anch’essa arrivi sempre, attesa o meno.
Inutile girarci attorno: la pietra cardinale, l’anello del potere di questo film è senza dubbio, per la seconda volta, Ryan Reynolds, la cui perfetta aderenza ai panni rossoneri di Deadpool (o alla pelle bruciacchiata del suo alter ego) è qualcosa di impareggiato. Certo, gli si possono accostare nel mondo dei supereroi il Wolverine di Hugh Jackman o il Tony Stark di Robert Downey Jr., ma il punto è che la libertà stessa di ciò che Deadpool può fare amplifica oltremisura la sua efficacia a schermo. Chapeaux, Ryan, il tuo Wade Wilson di oggi (perché non sia dimenticato quello in X-Men Le Origini: Wolverine) è più bello di quanto fosse brutto il tuo Lanterna Verde.
Verdetto
Abbiamo esordito dicendo che questo film non sorprende, ma conferma e supera quel mezzo miracolo ibridato che era già il primo capitolo. Deadpool non lascia, raddoppia con un poker d’azione, ironia, personaggi e pathos. Niente è fuori posto e tutto fa il suo dovere come in un orologio svizzero, anzi, canadese. La trama non vi sconvolgerà, ma non mancherà di appassionarvi. Ryan Reynolds, Zazie Beetz, Josh Brolin e compagnia bella fanno a gara a chi azzecca di più il personaggio, mentre la regia di David Leitch spinge ogni scena ai limiti della sua potenziale accoppiata di follia & fomento. Astenersi insofferenti di voci narranti, meta-cinema e sfondamenti di quarte pareti. Per tutti gli altri, che siate lover o hater dei supereroi al cinema: non perdetelo.