Più epidemia per tutti
The Division 2 è uno di quei titoli che non potevano mancare l’appuntamento dell’E3 2018. E così è stato, timbrando addirittura due volte il cartellino avendo presenziato sia alla roboante conferenza Microsoft che a quella (ma era ovvio) di Ubisoft. Con un’uscita prevista per il 15 marzo 2019, scopriamo in che modo Massive Entertainment è riuscita a far tesoro degli errori compiuti con il primo The Division e come ha sfruttato questi 18 mesi di sviluppo per migliorare l’esperienza complessiva del loro action RPG post-apocalittico!
Ambientato circa sette mesi dopo le vicende del precedente capitolo, The Division 2 cambia location passando da una invernale e gelida New York a un’estiva, ma non troppo calorosa, Washington D.C.. Scopriamo così che l’epidemia non solo ha continuato a diffondersi ma è arrivata fino al quartier generale della Divisione. Il nostro compito? Ovviamente contenere il caos e ristabilire l’ordine in città. Una città, che stando alla promesse degli sviluppatori, dovrebbe replicare in scala 1:1 le dimensioni della vera capitale degli Stati Uniti d’America, promettendo così una mappa di gioco più grande del 20%.
La conferma della campagna single-player è cosa gradita, ma è chiaro che è nel comparto multigiocatore che il franchise esprime tutto il suo potenziale. In ogni caso, il primo impatto si rivela piuttosto familiare, molti elementi sono perfettamente in linea con la precedente produzione, come a voler limitare al minimo lo stacco e favorire una transizione morbida e più indolore possibile. Struttura e gameplay perciò sono molto simili al predecessore, così come l’interfaccia di gioco, o meccanismi come il drop in/drop out, ma non mancano le sorprese.
Iniziamo con un netto passo in avanti per quanto riguarda il gunplay (tra l’altro la software house ha aggiunto che il lavoro per migliore e bilanciare ulteriormente questo aspetto continuerà fino al lancio), ora molto più fisico e con un feedback responsivo per quanto riguarda l’esplosione dei colpi e l’utilizzo delle armi da fuoco. È sembrato anche minore il numero di proiettili necessari per abbattere i nostri avversarsi, limitando quella matematica parametrica un po’ svirgolata, che lasciava spesso interdetti e rendeva i nemici dei veri e propri tank. Abbiamo anche scoperto che raggiunto il cap (che al lancio sarà di livello trenta) avremo la possibilità di sbloccare tre classi per il nostro personaggio: demolitore, tiratore scelto e esperto di sopravvivenza; ognuna delle quali attiverà un nuovo sistema di progressione con relative abilità (aumentate di numero tra l’altro), armi, mod, talenti, e gadget specifici per ogni specializzazione. I vantaggi dell’una o dell’altra classe verranno equilibrati da differenti percentuali di drop, come ad esempio un minore numero di munizioni.
Appena accennata (non sappiamo, infatti, se sarà un qualcosa di randomico e dinamico o se sarà legato a specifiche quest) è stata la nuova meccanica che permette, dopo aver conquistato un insediamento, di rivendicarlo a nome di un gruppo di sopravvissuti e di creare una sorta di base sicura per i cittadini all’interno della quale potremo svolgere nuove attività e ricevere utili servizi.
Al netto di un sensibile miglioramento del livello di sfida, legato più all’effettivo numero di nemici che alla loro intelligenza artificiale, è sul level design che si notano le differenze maggiori. Abbandonata una New York affascinante da vedere ma piuttosto spoglia e piatta da giocare (merito anche del buon Snowdrop Engine), ci troviamo catapultati in uno scenario molto più vario, ricco di dettagli e pieno di elementi con cui poter interagire e quindi funzionali al gameplay. Si nota anche una maggiore attenzione alla verticalità.
Per il multiplayer più nello specifico, torneranno sia la Dark Zone che le incursioni (aumentate a otto giocatori in contemporanea); viene confermata anche la possibilità di poter gestire i clan e l’arrivo di nuovi contenuti ad hoc gratuiti (tre per ora), propedeutici all’ampliamento e alla spendibilità sul lungo periodo dell’esperienza di gioco.
Arrivati a questo punto la carne al fuoco sembrerebbe non mancare e, visti i miglioramenti al gunplay, al level design, al comparto tecnico, l’unica incognita rimane la gestione effettiva dell’endgame, sia per il PvE che per il PvP. Qualora venisse azzeccata The Division 2 potrebbe rivelarsi un titolo immancabile per gli amanti del genere.