Quali sono stati i migliori videogame dell’E3 2018? Spoiler, non c’è Death Stranding!
L’E3 2018 è stato certamente uno dei migliori degli ultimi anni, forse sbilanciato nella distribuzione dei titoli capaci di strapparvi un sincero “wow”, ma al di la di questo certamente uno dei più ricchi, variegati e per certi versi “inattesi” dell’ultima decade. Se si esclude quegli anni in cui sono state annunciate le ultime console, di certo ricorderemo l’E3 2018 come uno dei più scoppiettanti, a fronte poi di un’edizione 2017 molto valida. Siamo sicuri che molti avranno da ridire, basandosi semplicemente sulla conferenza PlayStation, incredibilmente molto sotto tono rispetto alla media, e pertanto verrete a dirci che non ne sappiamo niente, che ci sbagliamo, che non ne capiamo un cazzo. Si, ok, bravi. Le stronzate scrivetele su Facebook. Grazie, arrivederci. La bellezza dell’E3 2018 non è infatti basata sulle bombe tirate semplicemente da uno dei tre produttori hardware, ma sul campionario complessivo dell’offerta videoludica dei prossimi due anni, che ha visto l’annuncio di titoli di cospicua calcinculaggine a uso e consumo di praticamente qualunque piattaforma. Se Microsoft ha decisamente portato a casa il risultato più grande, aka quello del rilancio della sua Xbox da tutti considerata già prossima alla pensione, Sony ha mostrato i denti con poche ma eccezionali esclusive, settando decisamente su nuovi standard la quantità massima di acqua che può sgorgare dalla bocca di un videogamer, grazie al trailer gameplay (anche se siamo dubbiosetti) di The Last of Us 2. Ubisoft si è dimostrata ancora una volta la regine dei titoli mutlipiattaforma, mentre Bethesda quella di sicuro più vogliosa di sperimentare strade nuove grazie al suo nuovo Falloput online, ed all’implementazione di Skyrim su Alexa. Che sì gente, è vero. C’è stata tanta roba a questo E3, distribuita in modo disomogeneo, ok, ma tanta, tanta roba. Ben presto vi daremo una prospettiva più completa su tutti i principali titoli annunciati o in uscita, ma in questa sede ci siamo voluti imbattere in un’impresa a dir poco folle. 10, solo 10 titoli da eleggere come i migliori. Scegliere quali includere in soli 10 posti (in ordine rigorosamente randomico) non è stato semplice, ma alla fine abbiamo raggiunto un accordo più o meno comunque, e dunque eccoveli qui, pronti per voi, che di rimando potete tranquillamente scriverci nei commenti i vostri! Sul perché invece non ci sia Death Stranding ne parliamo magari altrove.
Sekiro: Shadows Die Twice
Qualcuno se lo aspettava? Dai su, nessuno. Tutti avevano spippolato su quei pochi stralci di immagini mostrati da From software, quella specie di osso con attaccata una corda, il sangue sul muro, i simboletti che non significano nulla ma, oh, sei sicuro, qualcuno avrà detto che erano riferimenti mistici al mondo di Bloodborne e blablabla. E invece TAC, From Software se ne esce fuori con una nuova IP, e per altro lo fa nella conferenza Microsoft. Sekiro: Shadows Die Twice, gioco con uno dei nomi più anni ’90 che il nuovo secolo ricordi, è stato a dir poco un fulmine a ciel sereno. Il suo mix di azione, stealth, demoniacci e sangue ci ha ricordato da vicinissimo tante cose che abbiamo amati della nostra gioventù. Cose come Onimusha, Tenchu e tutta quella filmografia con i samurai che ce lo fa venire ancora duro a distanza di anni. Il gioco sembra sin da subito una velocissima evoluzione del modello soulslike, ce abbandona la sua più tipica legnosità (pratica per altro giù cominciata proprio con Bloodborne) per abbracciare un sistema più schietto, diretto e spettacolare. From Software, per altro, in un momento particolarmente WTF ha annunciato anche un altro titolo, a base di realtà virtuale. Quello però non è che ci ha fatto sognare più di tanto, seppur qualcuno dica, sottovoce, che potrebbe essere una sorta di spin off al mondo di Bloodborne. Vai a sapere.
Dying Light 2
Dying Light era un gioco di zombie che si sforzava di fare qualcosa di nuovo. Incredibilmente, l’erede spirituale (giocato sempre in casa Techland) di Dead Island ci riusciva pure a non sembrare l’ennesimo gioco con gli zombi dal sapore stantio (di cadavere) e col suo mix di esplorazione, sopravvivenza e parkour è stato uno dei nostri grandi amori degli ultimi anni. Il problema? Una trama a dir poco insulsa, che trasformava il nostro peregrinare una una lunga sequela di conversazioni con personaggi più o meno inutili e vagamente sfrangiamaroni. Dying Light 2 non avrà questi problemi. Non dobbiamo neanche giocarci per saperlo, perché alla sceneggiatura Techland non ha semplicemente tirato a bordo uno sceneggiatore di talento, ma probabilmente uno dei migliori narratori di videogame di sempre, Sua Narrativa Maestà Chris Avellone. Uno che ha “solo” reso grande Interplay con Fallout 2, Icewind Dale e Planescape: Torment. “Uno”che ha solo fondato Obsidian con cui ha esordito scrivendo prima KOTOR II, poi Neverwinter 2. Come se non bastasse, Avellone ti spiega brevemente che tutto quello che si farà in game avrà effetti sulla città che abitiamo, sui rapporti sociali, sull’economia, in uno scenario post apocalittico che mette un attimo da parte gli zombie (relegati giusto ad uno screen persino in fase di annuncio!) e si concentra sulle deviazioni dell’umanità, quando messa alle strette si impone sul prossimo attraverso la legge del più forte. LO VOGLIAMO SUBITO!
Metro Exodus
La serie Metro potrebbe non dirvi nulla. Il che spiegherebbe quanto poco ne capite di videogame e di FPS in generale. Sviluppata dal team ucraino di 4A Games, Metro è una di quelle serie che tutti, ma proprio tutti, dovreste recuperare. E se non lo fate allora poi non lamentatevi di FPS multiplayer tutti simili a sé stessi e di sparatutto con storie scritte tanto per dallo stagista di turno di chissà quale studio tripla A. Originariamente sviluppata con quattro spicci, salvo poi diventare un fenomeno mondiale, Metro trae le sue origini dai bellissimi e distopici romanzi di Dmitrij Gluchovskij, che raccontano di un’umanità allo sbando dopo l’apocalisse atomica e costretta, almeno in quel di Mosca, a vivere alla giornata nei cunicoli della metroplitana, diventati delle vere e proprie cittadine sotterranee. Come per The Witcher, insomma, anche Metro è stato sviluppato si di una serie letteraria dell’est Europa, da un team “locale” che ha infuso nei poligoni, passione, dedizione, e talento fino a poter competere con i grandi. Metro Exodus è il terzo capitolo, ed è il non plus ultra dell’esperienza maturata nei due episodi precedenti. Frenetico, cupo, bellissimo, e soprattutto percorso da una forte componente narrativa che mescola i canoni di un certo tipo di racconto distopico, con i temi e le atmosfere tipici della Guerra Fredda.
Beyond Good & Evil 2
Abbiamo atteso tanto, troppo a lungo, Beyond Good & Evil 2 ha assunto per tanto tempo i contorni indefiniti di un vaporware, lasciandoci nel dubbio che il suo papà, l’estroso e geniale Michel Accel, avesse messo il progetto in un cassetto (cosa che, per altro, pare successa al suo ispiratissimo WILD, annunciato ormai ben 4 anni fa). E invece lo scorso anno BG&E 2 si è finalmente tornato a mostrare, per altro in una forma a dir poco smagliante, complice un’ispirazione artistica che potrebbe tranquillamente fare scuola, fondendo l’iconografia indù ai neon dell’immaginario cyberpunk, in quello che si prospetta già come un tripudio di immagini, colori e personaggi decisamente fuori di testa. All’E3 di quest’anno, Beyond è tornato in pista carico di una succosa mole di informazioni, e mostrandoci, per altro, un attesissimo quanto scioccante ritorno.
Devil May Cry 5
Era ora! ERA FOTTUTAMENTE ORA! Devil May Cry ritorna in grande spolvero, con il suo mix di tamarragine, spade sovraproporzionate, motociclette, calci in culo, musica rockeggiante e pose da figo che interpretate da chiunque meriterebbero ogni forma di bullismo, ma che addosso a personaggi come Dante e Nero sono invece tutto quello che un giocatore desidera per il proprio avatar digitale. Dopo un silenzio a dir poco imbarazzante, e dopo un reboot largamente disprezzato (non qui per inciso), DMC torna alla numerazione originale, riportando in auge i suoi protagonisti, un tantinello invecchiati, visibilmente più brutti di quanto li ricordassimo, ma in ogni caso TAMARRI! Non bastano tutte le T, le A, le M, le R e le O di questo mondo per scrivere un numero sufficiente di volte la parola TAMARRO per descivere DMC. Si torna alle origini della scuola Capcom: gameplay frenetico, tanta azione, e situazioni così assurde da fare il giro e diventare bellissime. Con il giusto numero di frame e una telecamera all’altezza della situazione, DMC 5 potrebbe essere l’action game definitivo. Certo, sempre che non torni in scena Bayonetta 3. TAMARRI entrambi comunque.
Ghost of Tsushima
Prendete un pizzico di Kobayashi, un bel po’ di Yamada, e decisamente un’abbondante porzione di Kurosawa, et voilà: Ghost of Tsushima è servito. L’E3 2018 è stata l’occasione perfetta per dare finalmente uno sguardo approfondito al nuovo titolo Sucker Punch (quelli di InFamous per la cronaca) e francamente non siamo rimasti delusi. Un titolo a base di samurai, che mescola combattimenti dal sapore vagamente tattico, ad un’ampia componente esplorativa open world. In Ghost non manca proprio mancare nulla, arrampicate e stealth compresi. Il gameplay mostrato non ci ha comunque lasciati del tutto privi di dubbi, in primis per ciò che concerne il comparto animazioni, ma considerato lo sviluppo certamente ancora lungo (siamo all’oscuro di qualunque finestra d’uscita), siamo sicuri che il team lavorerà per implementare diverse migliorie. Al netto di tutto, il combattimento sotto l’albero con quelle foglie arancione intenso spostate dai movimenti dei due spadaccini è una delle cose più belle ed evocative che ci sia captato di vedere in tempi recenti.
Assassin’s Creed Odyssey
Di questa lista, Odyssey è forse l’unico titolo con una data davvero sicura ed è, per altro, l’unico che arriverà proprio a strettissimo giro questo stesso anno. Perché allora inserirlo? Chi vi scrive non ha mai fatto mistero del suo disgusto per la serie AC, un disgusto – chiariamoci – maturato da fan, da chi insomma li ha giocati proprio tutti i capitoli prima di prendersi il lusso di dire “mi ha rotto i coglioni” (non come voi che commentate su Facebook, che ancora non avete capito la differenza tra “parlare con cognizione di causa” e “scorreggiare sulla tastiera”). Origins però è stato una bella sorpresa. È stato quasi come Assassin’s Creed avesse rinnegato sé stesso, i suoi sbagli, le sue scelte “comode” e si fosse rimesso in gioco. Pensate, Origins è stato così bello, che finito l’intero pacchetto – DLC compresi – ti ritrovi a desiderarne di più. Ecco, Odyssey è quel di più. Arricchito per altro da un’imponenza scenica che prende a schiaffi persino il bellissimo Egitto del suo predecessore. Odyssey promette di essere così bello, che per una volta siamo persino contenti di avere 2 AC per due anni di fila. Scusate se è poco.
Resident Evil 2 Remake
Il primo remake di Resident Evil, diciamocelo, era poca roba. Poteva forse impressionare chi non aveva giocato la sua versione originale, ovvero il remake gameCube (di cui conservava ogni legnosità), ma quelli di noi che avevano una chiara idea di cosa fosse ci saranno rimasti un po’ male. Con questo secondo episodio, Capcom non punta sulla soluzione comoda, e rimette in campo tutto il suo talento per le avventure horror, o meglio il suo “ritrovato talento”, figlio eccezionale del lavoro svolto con Resident Evil VII, forse uno dei capitoli più belli e riusciti della serie assieme al quarto episodio e proprio al secondo. Con Re 2 Remake torniamo quindi a Raccoon City, alle sue atmosfere cupe e oppressive, avvolte da un buio fitto occasionalmente tagliato dai fuochi di una città alla deriva. Tornano gli zombie, quelli classici e pustolosi, i terribili licker, più spaventosi che mai, e torna Leon S. Kennedy, finalmente con una caratterizzazione più realistica, per quanto forse meno avvincente. Re 2 Remake, riprende insomma l’immaginario “occidentalizzato” imposto dal settimo capitolo, lo fonde con alcune meccaniche del quarto (e quindi) episodio, e le incolla sul capitolo più amato di sempre. Plausibilmente non si può sperare in nulla di meglio.
Cyberpunk 2077
Siamo ormai abituati a pensare che CD Projekt Red sia un team con tutti i crismi, e ci mancherebbe: è la verità. Con Cyberpunk 2077, il team polacco decide però di fare un passo in avanti, costruendo la sua avventura più complessa, sfaccettata e avvincente. Messo da parte (si spera non per sempre) l’universo di Geralt di Rivia, Cyberpunk riprende le atmosfere al neon della leggendaria serie di librogame ad opera di Mike Pondsmith, fondendo il tutto ad un immaginario futuristico a la Blade Runner fatto di transumanesimo, innesti cibernetici, cybercrimine, violenza cittadina e corruttibilità della carne e del metallo. Benché sui vari palchi dell’E3 si sia visto molto poco, è dai dietro le quinte che scopriamo un titolo dall’approccio estetico a dir poco esagerato, giocato interamente attraverso le strade della città di Night City, nel North California, in cui interpreteremo “V”, un personaggio liberamente modificabile dal giocatore secondo i più comuni canoni ruolistici. Il gioco è fondamentalmente un GDR in prima persona, con una progressione che non impone la scelta di una classe specifica, ma si basa per lo più sulla specializzazione dell’avatar attraverso l’ottenimento di diverse abilità. Certo resta da capire quanto tutto questo risulterà “già visto” rispetto a titoli come Deus Ex, ma quel che è certo è che quanto meno in termini artistici e poligonali, CD Projekt ha imposto una qualità tale che, vocifera qualcuno, il gioco non sarebbe neanche “degno” dell’attuale generazione. A buon intenditor…
The Last of Us – Parte 2
Impossibile non parlare di The Last of Us 2, impossibile non eleggerlo tra i titoli più “fappabili” di questo E3 2018. A Sony contestiamo solo il ritmo della sua presentazione, così lento e sincopato rispetto agli standard a cui ci aveva abituato durante l’E3, ma per il resto, la presentazione di TLOS2 ci ha fatto letteralmente esplodere il cervello. La violenza dell’azione, contrapposta alla delicatezza del bacio della protagonista e della sua compagna (un bacio, per altro, di rara bellezza digitale), le animazioni assurdamente realistiche, l’interazione con l’ambiente. The Last of US 2 ci ha promesso che tutto, ma proprio tutto, quello che abbiamo visto è mosso dal motore di gioco in real time, un pensiero così bagnato che molti stanno cominciando a chiedersi se l’intera presentazione non fosse scriptata. Come sia sia, difficile che faccia una sostanziale differenza. Del resto, gente, questi sono semplicemente i Naughty Dog, AKA uno dei team più talentuosi di casa PlayStation.