Per McQuarrie e Cruise niente è impossibile
La saga di Mission: Impossible si arricchisce di un nuovo, incredibile capitolo. Probabilmente tra i più intensi e spettacolari, sicuramente tra i meglio girati, Fallout stupisce e accompagna virtuosamente lo spettatore per oltre due e mezzo in cui l’adrenalina e il ritmo spadroneggiano, sotto l’attenta direzione di Christopher McQuarrie, che già aveva dimostrato le proprie abilità registiche in Rogue Nation, tre anni fa.
Mission: Impossible – Fallout, sempre con Tom Cruise (l’uomo oltre l’impossibile) protagonista, arriverà nelle nostre sale il 29 agosto.
Come si può, dopo 5 film di una saga che di per sé fa già parte di un genere ultra abusato nella storia del cinema, provare ad innovarsi e a tenere alta l’attenzione del pubblico, e magari persino sbalordirlo? È questa la vera Mission: Impossible?
Con J.J. Abrams alla produzione, Christopher McQuarrie alla regia e Tom Cruise a tenere in piedi la baracca, anche l’impossibile sembra ordinario.
Si parte da basi consuete, che si allacciano agli sviluppi precedenti.
Ethan Hunt (Tom Cruise) è a Belfast e deve recuperare una valigia contenente delle capsule di plutonio, ed al suo fianco ci sono i compagni di sempre, Benji (Simon Pegg) e Luther (Ving Rhames). Ma qualcosa va storto nell’operazione di recupero, così il team deve correre ai ripari ed attuare un piano B. L’azione si sposta quindi subito a Parigi, dove entra in scena una affascinante e pericolosa intermediaria, la Vedova Bianca (Vanessa Kirby).
Come potrete immaginare, senza spoileroni vari, da questo momento in poi gli eventi prenderanno pieghe temibili con sconvolgimenti continui, nel pieno stile della saga.
L’opera inoltre si fa più corale che mai, ed un ruolo nevralgico sarà affidato al ritorno di Solomon Lane (Sean Harris) e all’ambiguo August Walker impersonato da Herny Cavil, che aiuterà Hunt nel recupero del plutonio (per fortuna che è plutonio e non kryptonite).
Il Premio Oscar McQuarrie mette in piedi un film che si snocciola in maniera fluida, abbinando ad un trama solida un ritmo forsennato ed un dinamismo registico da far paura. Le numerose sequenze degli inseguimenti costituiscono uno degli elementi più interessanti dell’opera, e la loro realizzazione è a tratti perfetta.
Il modo brioso in cui la camera segue la moto di Hunt tra le vie di Parigi; i combattimenti caratterizzati da intuizioni geniali; gli inseguimenti con gli elicotteri, sono un plus che non stanca mai proprio perché differenti dagli standard a cui siamo abituati, spingendosi sempre un passo più in là di quanto possiamo immaginare, in un crescendo di action e adrenalina che si conclude con un finale da brividi.
A tutto ciò, come accennato, si aggancia un cast artistico di spessore. Su Tom Cruise si sono spese, nel corso tempo, fin troppe parole e sappiamo quanto in alto arrivi la sua professionalità e quanta passione metta nell’affrontare il suo lavoro, al punto da effettuare in prima persona scene che normalmente gli altri attori affidano agli stuntmen. Come al solito affidabili anche Pegg e Rhames, così come Rebecca Ferguson (Ilsa), mentre la new entry Cavill, nonostante a tratti risulti un po’ compassato, alla fine svolge più che degnamente il suo niente affatto semplice compito. Di grande spessore anche la performance della Kirby (peraltro compagna di Cruise nella vita reale), in grado di ammaliare lo spettatore grazie ad uno sguardo vuoto e invasato che affascina e al contempo mette inquietudine.
Questo genere di film corre sempre su binari pericolosi, ed uno scambio improvviso può portarti fuori strada in un attimo. Keanu Reeves tempo fa dichiarò che fare l’eroe action a 50 anni è una delle cose più difficili in assoluto, ma visti i risultati ottenuti sia da lui che da Tom Cruise, su percorsi differenti, possiamo constatare che non esiste un modo più semplice o complicato di fare l’attore, ma c’è solo il modo giusto. Così come per un regista non esistono film facili o difficili da realizzare, ed anzi, quelli che vengono impropriamente definiti più agevoli sono quelli che nascondono le insidie più grandi. Ce l’ha dimostrato, ancora una volta, mr. McQuarrie, che da I soliti sospetti in poi ha imparato a stupirci ogni film di più, magari sbagliando qualcosa (The Tourist era davvero terribile), ma aggiustando il tiro subito dopo.
Probabilmente è anche per questo che la produzione ha deciso, dopo Rogue Nation, di affidargli anche Fallout, e i risultati sono dalla sua parte.
Quando si entra in sala per vedere nell’ennesimo capitolo di una saga action di successo, non ci aspettano voli pindarici o elementi particolarmente destabilizzanti, ma quasi ci si accontenta di un prodotto in grado di svolgere il compitino ed intrattenerci. È per questo che, quando si ha invece a che fare con un film come Mission: Impossible – Fallout, bisogna soltanto levarsi il cappello.
Verdetto
Mission: Impossible – Fallout, sesto capitolo della saga con Tom Cruise protagonista, vede ancora una volta, dopo Rogue Nation, il ruolo di regista affidato a Christopher McQuarrie. Il Premio Oscar ci stupisce di nuovo, mettendo in scena il perfetto mix tra ritmo forsennato, trama solida e regia dinamica e mai banale, supportato da un cast artistico che non sbaglia (quasi) un colpo. Rendere possibile, dopo 5 capitoli ed un genere ormai ultra abusato, la missione Fallout era davvero cosa per pochi eletti, e tra questi c’è senz’altro McQuarrie.
Se Mission: Impossible – Fallout è il film per i vostri gusti…
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