Durante il Cartoon Village 2018 abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con Dominga Tammone e Simone Togneri. I due artisti ci hanno raccontato tutto della loro professione, tra vignette, scrittura, disegni e satira…
Dominga, a quando risale la tua vocazione per il disegno?
Tammone: Ce l’ho praticamente da sempre. Disegnavo da piccola, e come fanno molti bimbi lo facevo sui muri, così i miei genitori per non farmi smettere tappezzavano le pareti di fogli bianchi. Poi ho fatto un percorso di studi che non c’entra nulla col mondo dell’arte, ovvero ingegneria, ma mi rendevo conto che avevo bisogno di disegnare, perché mi faceva stare bene, e così in tarda età ho ripreso.
Ma quando hai capito che poteva diventare una professione?
Tammone: Intanto direi che è merito delle sensazioni che mi davano le persone quando vedevano i miei disegni: questo mi ha dato motivazione. Sette anni fa mi sono resa conto che poteva diventare un lavoro. Ovviamente, non avendo fatto studi di arte, ho dovuto triplicare e velocizzare il lavoro e lo studio, ma è una grande soddisfazione. Si deve continuare sempre a studiare perché altrimenti non si cresce. Vedo tantissimo la differenza tra i miei vecchi disegni e quelli di adesso, che sono cambiati.
Tu sei solita cristallizzare certi momenti nelle tue illustrazioni. A questo punto ti chiedo: quali momenti sceglieresti come i tre più importanti della tua carriera?
Tammone: Il primo è stato sicuramente il cambio di vita, pensare di poter cambiare vita e poter fare qualcosa che mi piacesse. Il secondo passo è stato il passaggio effettivo a questa nuova professione. E poi ora: questo è il momento che mi sto godendo tantissimo, perché sto iniziando a raccogliere i frutti.
Come hai deciso di impostare il tuo lavoro su queste diverse linee che lo caratterizzano, con delle caricature e delle vignette?
Tammone: L’ho fatto perché mi piace tantissimo osservare le persone e soprattutto coglierne l’aspetto positivo. Io volutamente non faccio satira, proprio perché non sono abbastanza preparata per affrontare il tema, quindi non sarei in grado di gestire le critiche. Ognuno deve fare ciò per cui si sente di poter dare il massimo, con serenità. Le cose che mi fanno sorridere sono gli aspetti quotidiani, alcuni aspetti buffi delle persone, ma diciamo che la vittima principale delle mie vignette sono io. Mi prendo in giro da sola.
Puoi dirci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Tammone: Negli ultimi anni ho avuto a che fare con i bambini e ho scoperto che è un mondo che mi rende felice, mi ispira, aiuta la mia creatività e quindi mi piacerebbe raccontare tramite le immagini delle storie per bambini.
Adesso passiamo a Simone Togneri.
Ti chiedo subito come vivi questa sorta di doppia vita tra scrittore e vignettista. Ti senti più scrittore o più vignettista?
Togneri: A volte mi sento anche boscaiolo (ride n.d.R.). Sono entrambi aspetti della mia vita che viaggiano in maniera parallela. Spesso si completano a vicenda. Ho la fortuna di non dover timbrare il cartellino, e la mattina quando mi sveglio posso decidere se essere una cosa o l’altra.
Si parla spesso della censura e autocensura della satira: dov’è secondo te il reale limite della satira?
Togneri: Alla base ci deve essere il gusto personale e il proprio limite che ti permette di colpire il potere e non i deboli. Questo ti garantisce di non insultare in maniera gratuita, ma di far capire le cose attraverso una sintesi che può essere legata anche soltanto al disegno. Ovviamente ognuno ha i suoi limiti e paletti, e alle volte ci si può ritrovare davanti a vignette che vanno a toccare l’intimità della persona a cui si rivolgono, rischiando pertanto di essere censurate o soggette a querela. C’è chi dice che non sei un buon vignettista se non hai mai preso una querela. Io per ora non l’ho presa, ma può sempre capitare.
Vignette e romanzi si incontreranno mai nelle graphic novel?
Togneri: Se sono disegnate da altri perché no? Io al momento non sarei in grado. Già fatico a scrivere, figuriamoci metterci anche le vignette. Scherzo ovviamente, e sarebbe bello vedere qualcuno che interpreta ciò che scrive. In un certo modo è successo, qualche anno fa, in una storia dell’Insonne di Giuseppe di Bernardo in cui avevo realizzato una breve sceneggiatura, che era poi stata reinterpretata a fumetti da Luigi Criscuolo, quindi è stato bello vedere come un’altra persona, che non è nella tua testa, legge ciò che scrivi e lo interpreta. È un’emozione che ti viene restituita.
E tu puoi dirci qualcosa riguardo i tuoi progetti futuri?
Togneri: In cantiere, o meglio nel cassetto ce ne sono tanti. Una cosa bellissima sarà una collaborazione con il Cartoon School. Andremo in giro per le scuole a parlare con i ragazzi, facendogli realizzare un cartone animato partendo da zero, e loro saranno i direttori di ogni aspetto di questa cosa. Ciò mi elettrizza tantissimo. Poi ho un paio di romanzi nel cassetto, di cui però non posso parlare ancora. E infine ci sono le vignette: collaboro con Buduàr, e ogni mese escono le mie strisce su questa rivista online. Le strisce si occupano di satira e prendono in giro il dittatore coreano. Questo mi crea qualche incubo in realtà: la notte sogno i coreani (ride n.d.R.).