L’anno vecchio finisce e lascia il posto a quello nuovo, ma non prima di aver dato un’occhiata a quelle che sono state le uscite Bonelli dell’appena trascorso dicembre 2014, mese in cui – udite udite – si è finalmente dato un nome all (ex) Ispettore Bloch! In collaborazione con Sergio Bonelli Editore, siamo quindi felicissimi (e ansiosi) di raccontarvi cosa sta succedendo nel mondo Bonelli, tra belle conferme e graditissime sorprese. Partiamo? Vai!
Adam Wild n.3 – I diari segreti di Livingstone
Buona la terza! Finalmente Adam Wild mostra di che pasta è fatto e riesce a farci innamorare di questa nuova serie bonelliana. Il viaggio di Adam e Narcy li porta a scoprire dei diari segreti di Livingstone che faranno loro vedere la questione dello schiavismo da un nuovo punto di vista, scoprendo che due schiavi liberati proprio da Livingstone regnano su quella regione come tiranni, vendendo i proprio “fratelli” al miglior offerente. Un terzo albo molto movimentato in cui il protagonista, finalmente, si spoglia di quell’aura da santarellino per cominciare a giocare sporco, ovviamente per una giusta causa. Il nostro novello Django comincia a scatenarsi e noi, a questo punto, non vediamo l’ora di mettere le mani sul quarto capitolo (che nel momento in cui state leggendo dovrebbe essere già in tutte le edicole).
Voto: 8
Orfani: Ringo n.3 – Città aperta
Il viaggio di Ringo e dei tre piccoli orfani (tranne uno), continua e il gruppo giunge a Roma, la città eterna, ora città aperta… a tutti i rifiuti della società. La feroce critica sociale (anche attuale) del terzo albo di questa seconda stagione, scritto da Roberto Recchioni, presenta la nostra Capitale come una fucina di reietti, criminali, cannibali e balordi di ogni tipo. Il posto peggiore dove sarebbero potuti capitare, come se essere braccati dalla Juric e dai suoi Corvi non fosse già abbastanza. Un numero carico di tensione e sofferenza (come si nota anche dalle splendide tavole di Carlo Ambrosini) che conferma, ancora una volta, l’immenso lavoro di studio e ricerca che sta dietro a questa serie, sempre più fenomeno di culto (non solo fumettistico). Impagabile l’omaggio all’immortale capolavoro di Roberto Rossellini.
Voto: 9
Dylan Dog n.340 – Benvenuti a Wickedford
Erano 28 anni che i lettori di Dylan Dog aspettavano di conoscere il nome di battesimo dell’ormai ex ispettore Bloch. In questo albo c’è la risposta che tutti attendevano. Una risposta divertente, forse anche satirica ma che, a suo modo, da molte indicazioni sulla personalità del vecchio e sul suo rapporto quasi simbiotico con Dylan. Tolta questa importantissima rivelazione ci troviamo davanti ad una storia scritta in maniera ottima: a Wickeford, la città in cui Bloch si è trasferito, spariscono tre ragazzi. Poco vicino un giovane affetto dalla sindrome di Proteo (una gravissima neurofibramatosi), la stessa che affliggeva John “Elephant Man” Merrick. La società però non lo disprezza, non ha paura di lui, anzi. Alcuni lo venerano. Il Freak diventa Dio. Il diverso viene divinizzato e soddisfatto in ogni sua, anche macabra, richiesta. Ecco quindi che nella ridente Wickedford si cela, manco a dirlo, l’orrore. Unico difetto: un’eccessiva lungaggine nelle fasi finali, che smonta un po’ il climax che chiuderà l’albo. Nel prossimo numero conosceremo finalmente John Ghost. Viva il caos!
Voto: 7.5
Le storie n. 27 – Il fattore Z
Una Bonelli in vena di sfida, possiamo dirlo? Ma si. Questo albo arriva quasi a voler “scimmiottare” The Walking Dead (c’è stata una piccola polemica nata dagli editoriali mensili comparsi su quest’ultima testata, che contenevano qualche frecciatina proprio alla casa milanese). Ovviamente si parla di zombie. La storia di Giovanni Gualdoni era inizialmente nata come una saga a se stante che, per vari problemi, non ha mai visto la luce. Ecco quindi che l’autore la trasforma in una storia breve, anche gradevole da leggere. Niente preamboli, niente spiegoni (e se ci sono, sono abilmente mascherati): la classica epidemia zombie colpisce New York ed una reporter è intenta a fuggire da sola verso il suo appartamento, dove era rimasto il figlio. Buona la tensione, buoni i testi (anche se un po’ forzati in certe sequenze, specialmente quando la protagonista parla tra sé e sé). Nel complesso un ottimo albo… speriamo che questa saga possa un giorno affermarsi completamente e chissà che non dia vita ad una bella battaglia con l’altra serie zombie per eccellenza. Battaglia cartacea, ovvio.
Voto: 7
Lukas n. 10 – Alias
Lukas è una serie certamente particolare nel nuovo campionario Bonelli e, sebbene non abbia la stessa popolarità della più blasonata Orfani, ad essa fa in qualche modo riferimento grazie ad un giro stretto di continuity, che rende ogni albo conseguente al precedente, incastrando la narrazione (e il lettore) in quello che è un gioco di sceneggiature sempre conseguenti e concatenate. Con questo numero 10, questa sensazione va sempre più consolidandosi e, sebbene l’albo sembra ancora alla ricerca di una sua identità, questo Alias si distingue certamente per delle trovate interessanti e ben costruite, a cui si sommano dei giochi di prospettive e inquadrature che, complice la matita di Luca Casalanguida, tiene la lettura ben ritmata. E così, con una fame di carne umana crescente, Lukas si confronta con la creatura peggiore con cui poteva imbattersi: sé stesso! Dopo troll, zombie e creature varie, questo “Alias” mette in scena (non senza un certo stile) l’arci-noto tema del doppleganger. Ma ci sono qui echi anche di una certa letteratura (la qual cosa pare ormai una buona abitudine della sceneggiatura di questi albi) di Robert Louis Stevenson… storie di un certo Dott. Jekyll e di un altro Signor Hyde. Un buon albo, non c’è dubbio, che porta Lukas verso una (ancor lontana) consacrazione.
Voto: 7.5