Avete fatto i compiti di cattura dei criminali?
In un mondo in cui tutti possiedono strabilianti poteri, nasce Izuku Midoriya, un ragazzino che desidera diventare il più grande eroe del mondo. C’è solo un problema, Midoriya non ha alcun potere.
È così che nel 2014, sulle pagine di Weekly Shonen Jump, si apre My Hero Academia, un nuovo manga destinato ad entrare nell’olimpo del genere shonen. Ideato da Kohei Horikoshi, il manga rompe la tradizione dell’eroe unico e straordinario, portandolo su un piano più ampio dove tutti sono dei potenziali eroi, e senza lo zio Ben che ci ricorda che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, qualcuno deve pur insegnare a chi vuole intraprendere il mestiere di giustiziere mascherato ciò che Peter Parker ha imparato a sue spese.
Il successo di My Hero Academia è quasi immediato, e così è iniziata la produzione dell’anime, che da noi vede due messe in onda: la prima trasmessa in streaming su VVVVID, in contemporanea con il Giappone e che attualmente si trova alla terza stagione, ed una seconda sul canale Italia 2 di Mediaset, che dal 17 settembre trasmetterà le prime due stagioni. Il successo ovviamente non ha portato solo alla produzione dell’anime, ma anche a due manga spin-off, My Hero Academia Smash!!, una raccolta di strisce umoristiche, e Vigilante – My Hero Academia: Illegals, ambientato prima dell’inizio della serie principale e che vede come protagonista un eroe che agisce al di fuori della legge. Vi sono infine un film, My Hero Academia The Movie: The Two Heroes, che non sappiamo quando arriverà da noi, e un videogioco picchiaduro in uscita il 25 ottobre, My Hero One’s Justice.
Da cosa deriva questo enorme successo di My Hero Academia? Sicuramente dalla diffusione dei cinecomics, che hanno influenzato tantissimo il mercato, ma anche dalla geniale intuizione di Kohei di riscrivere le origini di ogni supereroe e piazzarle all’interno di una scuola, andando in un certo senso a ripescare il concetto della Hogwarts di Harry Potter e unendolo con quello della scuola per giovani mutanti degli X-Men. Durante il corso dei capitoli assisteremo infatti alle lezioni degli aspiranti eroi, tra combattimenti simulati, operazioni di soccorso dei civili e prevenzione dei danni. E scopriremo che per essere un eroe non basta la semplice forza bruta, ma sono indispensabili anche abilità di primo soccorso e una buona capacità di valutazione, perché dopotutto bisogna stare anche attenti a non provocare danni, o provocarne il meno possibile, alle città in cui avviene un ipotetico scontro.
Super-Determinazione
My Hero Academia è ambientato in un mondo in cui la maggior parte degli esseri umani possiede dei super poteri, chiamati Quirk o Unicità. Questi poteri si sono sviluppati attraverso una mutazione avvenuta nell’uomo, e che con il tempo è diventata uno standard della società, poiché circa l’80% della popolazione possiede un Quirk.
Per fermare il caos generale che si era venuto a creare all’inizio della diffusione della mutazione, l’uso dei poteri in luoghi pubblici venne vietato e per fermare coloro che utilizzavano i Quirk per commettere crimini nacque così la figura dell’eroe, che divenne un vero e proprio mestiere.
Diventare eroi però non è affatto semplice, perché bisogna studiare molto per ottenere una licenza che permetta di utilizzare i poteri in luoghi pubblici. Nascono così le scuole di eroismo, e la scuola più prestigiosa del Giappone è il Liceo Yuei (o Liceo U.A.), dove sono ambientate le avventure del manga.
Come abbiamo già detto, il protagonista è Izuku Midoriya, un ragazzo che cresce col desiderio di seguire le gesta dell’eroe più potente di tutti, il numero uno All Might, il simbolo della pace. Midoriya però fa parte di quella rarissima fascia di umani nati senza Unicità. Nonostante ciò lui non si arrende, e anche senza poteri prosegue per il suo obbiettivo di diventare un eroe. Un giorno, Midoriya assiste all’attacco di un villain che prende il suo amico d’infanzia ed eterno rivale Katsuki Bakugo come ostaggio, e senza pensarci si lancia nell’impresa disperata di sconfiggere il criminale e salvare il compagno. In loro soccorso arriva All Might, che ispirato dal gesto del ragazzo, decide di farne il suo erede. L’eroe numero uno infatti possiede un Quirk unico, lo One For All, che può essere trasferito alle altre persone, e dona quindi il suo potere a Midoriya, che potrà finalmente entrare al Liceo Yuei e coronare il suo sogno di diventare un eroe.
Cosa vuol dire essere un eroe?
Midoriya inizia quindi il suo percorso da studente, e dovrà impegnarsi il doppio degli altri per riuscire a gestire i suoi poteri, troppo forti per il suo gracile corpo che rischia di autodistruggersi ogni volta che ne fa uso. A lui si affiancherà un cast di personaggi interessanti, ognuno con un background ben delineato e che evolverà nel corso della serie. A differenza di altri manga simili che sono piuttosto protagonista-centrici, My Hero Academia enfatizza molto i vari personaggi, dedicando loro interi volumi e lasciando in disparte Midoriya. Troviamo così Bakugou, che si crede il migliore di tutti ma che dovrà fare i conti con un Izuku Midoriya che sviluppa sempre più i propri poteri e che rischia di superarlo, oppure Shoto Todoroki e i suoi problemi con il padre Endeavor, l’eroe numero due. E questo solo per citare due personaggi, ma Kohei dedicherà il giusto spazio a quasi tutti i membri della sezione A e ad altri importanti eroi.
Quello di My Hero Academia è un racconto di formazione, che vede giovani ragazzi crescere ognuno con il proprio ideale di eroismo, ideale che subito viene messo in discussione nel momento in cui si trovano faccia a faccia con i pericoli del mondo reale. Gli studenti devono quindi crescere, capire che gli eroi mettono sempre in gioco la propria vita, e imparare valori come il lavoro di squadra e soprattutto che non c’è niente di male nel fuggire da uno scontro in cui si è in svantaggio per poter chiedere aiuto.
Mentre Midoriya studia per diventare più forte e riuscire a gestire i suoi poteri, arrivano i cattivi a mettergli i bastoni tra le ruote. Per la precisione, facciamo subito la conoscenza dell’Unione dei Villain, un supergruppo che inizialmente ha lo scopo di distruggere il simbolo della pace All Might. Tra i criminali principali citiamo All for One, nemesi di All Might e capo dell’Unione, e Tomura Shigaraki, pupillo di All for One e di conseguenza nemesi di Midoriya. Il villain che probabilmente risulta più interessante però è Stain l’ammazza eroi, un ex aspirante eroe che ha deciso di intraprendere la carriera da criminale dopo aver scoperto che molti diventano eroi solo per soldi e fama. Ripudiando questi ideali, Stain ha iniziano la sua caccia, risparmiando soltanto coloro che ritiene degni di essere definiti eroi. Stain è un elemento molto importante nello svolgimento del manga, perché la sua entrata in scena segnerà il punto di distacco dalle atmosfere più leggere con cui la storia aveva preso il via a qualcosa di un po’ più maturo.
Così come i personaggi, un altro elemento ben caratterizzato in My Hero Academia è il contesto del mondo in cui ci troviamo. Una società simile alla nostra, dove tutto è costantemente messo in mostra e l’opinione pubblica ha un grosso peso sulle figure degli eroi. Tutto passa per i media, e mentre Kohei ci mostra come da un lato agli studenti viene insegnato a curare la propria immagine pubblica, dall’altro possiamo osservare come la società reagisce durante l’attacco di un villain, come i civili sono spaventati e il tasso di criminalità aumenta quando un eroe cade o viene sconfitto.
PLUS ULTRA!!!
Sul vertice dei combattimenti, fulcro di ogni battle shonen che si rispetti, My Hero Academia offre un buon mix di azione e pianificazione. I Quirk sono unici, ed ognuno è caratterizzato da una debolezza che ne limita l’utilizzo, costringendo gli eroi a non lanciarsi a testa bassa e a preparare strategie che permettano di bloccare il nemico (ricordiamoci che gli eroi non uccidono mai), il tutto pensando ad un modo per evitare di distruggere mezza città o di coinvolgere civili nello scontro. Troviamo quindi non soltanto eroi che fanno a pugni o con poteri distruttivi, ma anche personaggi di supporto più utili nelle operazioni di soccorso piuttosto che nel combattimento diretto, e Kohei è molto bravo nel gestire i combattimenti, spostando spesso l’attenzione dal centro della battaglia agli eroi che prestano supporto, e passa con la stessa facilità ad inquadrare i giornalisti che riprendono la scena, fino ad inquadrare i civili e le loro reazioni a ciò che stanno vivendo. Tutto ciò aiuta nell’immedesimarsi nello spirito supereroistico che il manga vuole far sentire.
My Hero Academia però non è uno di quegli shonen in cui ci ritroviamo sempre faccia a faccia con il nemico, anzi, molti degli scontri e delle battaglie avvengono all’interno della scuola, dove gli studenti sono messi costantemente alla prova in svariate tipologie di scontri simulati.
In conclusione…
Almeno per ora, il manga di Kohei non è mai caduto nei classici cliché del genere, certo un po’ di fanservice tipico giapponese c’è sempre, ma non è aggressivo o ingombrante, i personaggi se da un lato mostrano un carattere abbastanza stereotipato e che magari rischia di cadere nel già visto, cambiano spesso maschera e mostrano un lato di loro diverso e più profondo. L’intera trama ha una struttura solida, senza punti morti e che riesce a tenere sempre alto l’interesse grazie ai colpi di scena ben riusciti e al giusto dosaggio tra momenti comici e scene più drammatiche.
My Hero Academia entra di prepotenza nella nuova generazione di Shonen, affiancandosi tranquillamente a personaggi più iconici come Naruto, Goku o Luffy, a cui non ha niente da invidiare. Ricordiamo che il manga in Giappone è ancora in corso e attualmente sono stati pubblicati 20 volumi, mentre da noi il sedicesimo è atteso per i primi di ottobre.