Tra tradizione e novità, dentro e fuori dal cinema, A Classic Horror Story su Netflix è un film che segue gli stereotipi per poterli ribaltare
A Classic Horror Story. La prima cosa che ci si domanda è come mai scegliere un titolo così “classico” per il proprio film. Un nome che potrebbe essere applicabile a qualsiasi altro tipo di pellicola, di racconto dell’orrore. Che non possiede una sua vera e propria identità, inglobandole un po’ tutte e non rappresentandone mai veramente una.
Andando avanti nell’esplorazione dell’opera, premendo play e facendo avviare il film sulla propria piattaforma Netflix, luogo designato per la distribuzione, ci si accorge che in fondo è esattamente questa la sua natura. È proprio l’assenza di uno stile preciso e centrale a venir catalizzata all’interno del film. Un miscuglio di opere e sensazioni che non hanno nessun micro-genere preciso nel quadro del macro-genere horror. E va assolutamente bene così.
I due mondi di A Classic Horror Story
Alla sua seconda pellicola dopo l’ottimo esordio nel 2019 del sempre orrorifico The Nest, Roberto De Feo si rimette alla regia questa volta affiancato dal collega Paolo Strippoli, che vede risaltare nella propria carriera l’esperimento mediale dell’unione del cinema e delle stories Instagram attraverso il corto Senza tenere premuto. E proprio sperimentazione è il termine che più adeguatamente si può utilizzare in riferimento a un’operazione come quella di A Classic Horror Story, che cerca allo stesso tempo di sovvertire e rientrare nelle rigide regole del canone tradizionale.
Il dividersi e legarsi di due forze spesso avverse, quella del voler tentare strade inesplorate e insieme riuscire a incamminarsi su di un sentiero sicuro che fanno la fortuna e la furbizia del loro film in coppia, il quale si tiene continuamente in equilibrio su questi due poli costantemente opposti.
È in fondo sull’unione stessa del doppio mondo di De Feo e Strippoli che si sviluppa l’opera: l’uno partito con un lungometraggio elegantissimo dove la forma contribuisce a sostenere la linearità della narrazione, l’altro intento a indagare le potenzialità offerte dalle nuove dimensioni mediali cercando di volgerle a vantaggio di inediti modi di raccontare.
Entrambi i cineasti hanno dunque inserito nel film Netflix A Classic Horror Story un proprio portato che è riuscito poi a mescolarsi alla perfezione con il contributo alla sceneggiatura dei collaboratori Lucio Besana, Milo Tissone e David Bellini. Il voler essere tipici, tradizionali, che si incontra e scontra con la fame del cinema italiano contemporaneo, quello che Roberto De Feo e Paolo Strippoli cercano con il loro film di ribaltare.
Dentro e fuori dal cinema
La particolarità di A Classic Horror Story è perciò la chiave metacinematografica che non riguarda semplicemente un’idea di richiamo o citazione o, ancora, di omaggio che gli autori tentano di fare. È altresì la presa di coscienza di un cinema dell’orrore che per molto tempo l’Italia è stata in grado di fare, ma è stato altrettanto bistratto negli ultimi anni della sua esistenza, con tentativi per farlo risorgere, non senza un esame attento e obiettivo su se stesso e le sue specificità.
A Classic Horror Story, dunque, da una parte dimostra il proprio valore secondo l’aspetto prettamente cinematografico del genere, impostando un setting dotato di casa crepuscolare, incidenti a causa di cervi trapassati, maschere del folclore e sangue cosparso sui corpi dei suoi protagonisti, tutti così ottimamente stereotipati. E, dall’altra, ribalta proprio quel set imposto, precisamente quadrato, tanto da finire nella ricerca di una critica a noi come individui, come parte della società, del cinema e, per concludere, come pubblico stesso.
Il cinema più classico che esista: quello rivoluzionario
È sulla riflessione sull’immagine e su come viene costruita nella contemporaneità che il film si incentra, sapendola mettere bene in prospettiva sia attraverso la formulazione stessa delle inquadrature e dell’assemblaggio delle sequenze, sia quando va esplicandola nel giudizio che l’opera medesima fa esprimere ai suoi personaggi.
Un cambio di registro, tra quella apposita classicità e la maniera in cui viene rimaneggiata oggi, che fa di A Classic Horror Story un dentro e fuori le quinte per un cinema sempre più contaminato dall’esterno, dalla tecnologia, dalla pornografia della violenza reale. Un’arte che se nel film si vuole adattare, i registi De Feo e Strippoli decidono invece di stravolgere. Il cinema di A Classic Horror Story può ancora essere “classico”, ma solo se decide di cambiare.
A classic horror story è su Netflix dal 14 luglio 2021.