Dal sequel di Joker all’annuncio di Squid Game 2: una riflessione sulla mancanza di idee e il rischio di distruggere quando di buono è stato creato, nel grande e piccolo schermo
i ero promesso di non scrivere nulla riguardo l’annunciato sequel di Joker di Todd Phillips, ma l’universo cinematografico e televisivo trama affinché io non riesca proprio ad evitare di farlo.
L’assist più recente me l’ha fornito infatti un nuovo, recente annuncio, che riguarda la lavorazione di Squid Game 2.
Ebbene, due prodotti così distanti, per medium, distribuzione, pubblico e fruizione ma al contempo così vicini poiché frutto della stessa carenza di idee che ormai investe il grande e piccolo schermo.
Sappiamo bene che cavalcare l’onda del successo non è di per sé sbagliato, anzi, tuttavia bisogna sempre capire quando farlo e quando fermarsi, poiché per il solo denaro si rischia di buttare all’aria quanto di buono fatto fino a quel momento.
Quando uscì Joker, nel 2019, il timore iniziale dato dal connubio di un’opera così distante dai canoni degli adattamenti cinematografici DC e quella di un regista che, sebbene eccezionale, non aveva mai diretto un film di questo tipo (con tutto che, per me, le scene drammatiche di Trafficanti sono fantastiche), lasciò comunque presto il posto al grande stupore e alla meraviglia per un prodotto incredibile.
Eppure si è trattato di uno dei “cinecomic” – se possiamo chiamarlo così – più controversi di sempre, con e un punteggio del 68% su Rotten Tomatoes a fronte di incassi da capogiro, che hanno mandato in tilt il box office, con il pubblico che ha gradito tantissimo l’opera di Phillips.
Il problema, se vogliamo, è stato proprio questo, ovvero il guadagno smisurato di Warner Bros. che non poteva perdere l’occasione di fare un sequel. Del resto non è un mistero (e in fondo non è nemmeno sbagliato, concettualmente), che le case di produzione ragionino così: se un film mi ha fatto incassare, replico.
Tuttavia torniamo al discorso esposto poc’anzi, riguardante la necessità di capire quando (e quanto) questo sia giusto oppure no.
Si tratta di un film che teoricamente dovrebbe essere slegato dall’universo DCEU e legato alle origini di Arthur Fleck, il cui titolo Joker è stato soltanto uno specchietto per le allodole. Sappiamo bene cosa e chi sia diventato Fleck, per cui abbiamo davvero bisogno di un approfondimento in tal senso? Di un sequel?
La notizia che dovrebbe trattarsi di un musical e della partecipazione di Lady Gaga nei panni di Harley Quinn forse aumenta la curiosità e limita i danni, ma resto comunque dell’idea che intraprendere la strada del sequel vada a indebolire il valore del film del 2019, e l’unico modo per renderlo intoccabile – e probabilmente un unicum – sarebbe stato evitare tutto questo.
Non è un caso infatti che i fan si siano ribellati.
Fossi Phillips, tra l’altro, avrei anche molta paura a girare Joker 2, poiché fare di meglio è difficilissimo e fare di peggio fin troppo semplice.
Diremmo una banalità affermando che il sequel con ogni probabilità non avrà lo stesso successo dell’originale, e stavolta – date anche le reazioni del pubblico – potrebbe anche non avere lo stesso impatto al botteghino. Discorso quest’ultimo che certo non vale in assoluto per le serie TV, e più nello specifico per quella citata in apertura, ovvero Squid Game 2. Si tratta di medium diversi, i serial – soprattutto quelli esclusivi di determinate piattaforme – restano a disposizione del pubblico per tantissimo tempo ed è inevitabile che la gente li veda, così come è naturale che il pubblico avrà la curiosità di guardare le nuove puntate di Squid Game. Abbiamo visto e continuiamo a vedere nuove stagioni di serie televisive che si sarebbero dovute fermare molto tempo prima, ma che ingolosite dalla possibilità di nuovi introiti hanno preferito sguazzare in un’acqua ormai putrida. Non è sempre così, certamente, e il fenomeno Peaky Blinders ne è la dimostrazione più recente, ma per la stragrande maggioranza dei prodotti vale questa regola, che tuttavia le major continuano a ignorare.
Ma anche qui si rincorrono le necessità, e soprattutto in un periodo di crisi come quello che sta attraverso attualmente Netflix, puntare sull’usato sicuro sembra la risposta più scontata.
Il regista peraltro ha già annunciato che si sta parlando anche di una terza stagione, confermando le parole del co-Ceo di Netflix Ted Sarandos che tempo sosteneva che: “L’universo di Squid Game è appena cominciato”.
Certo è che replicare con la medesima buona riuscita un prodotto del genere è una sfida complicatissima e il rischio flop, non di share ma dal punto di vista della qualità, è dietro l’angolo.
Per certi versi i sequel rischiano di essere peggio dei reboot, dei remake, dei requel, che quantomeno lasciano intatto il ricordo del prodotto originale.
In fondo avremmo semplicemente bisogno di nuove idee, nuovi stimoli, invece che ritoccare sempre la stessa pasta finendo per distruggere quanto di buono è stato creato. Ma l’industria dell’entertainment non pare affatto d’accordo.