Le indagini su Activision-Blizzard evidenziano le colpe di Bobby Kotick: scoppia una nuova protesta dei dipendenti
Si sono infine concluse le indagini attorno ad Activision-Blizzard e le notizie emerse hanno portato a una nuova protesta dei dipendenti. Al centro della polemica questa volta è anche un report dell’illustre Wall Street Journal che, concluse le ricerche degli inquirenti, ha potuto pubblicare il materiale che andrà a processo.
Quanto emerso in queste ore complica ulteriormente la situazione di Activision-Blizzard. Pare infatti che a essere direttamente coinvolto nella faccenda sia il CEO del colosso videoludico, Bobby Kotick in persona. Quest’ultimo si era reso artefice di una lettera di intenti, circa quattro settimane fa, in cui si impegnava a garantire un cambiamento nella compagnia. Soprattutto si impegnava in una politica di tolleranza zero contro gli abusi.
“Il nostro obiettivo è quello di rendere a prova di possibili ritorsioni le politiche interne relative ai maltrattamenti e abusi. […]” aveva scritto il CEO nella lettera aperta inviata ai dipendenti a fine Ottobre. “Qualsiasi impiegato che venga scoperto, nel corso delle nostre indagini, a compiere tali azioni nei confronti di coloro che hanno presenato denuncia, sarà licenziato immediatamente. Inoltre, in molti altri casi di cattiva condotta, non invieremo più richiami scritti: la conseguenza sarà il lecenziamento diretto, inclusa la maggior parte di casi riguardanti abusi e maltrattamenti compiuti ai danni di qualsiasi categoria protetta dalla legge. […] Vogliamo, inoltre, assicurare che tutti gli impiegati che presenteranno denuncia, saranno incoraggiati, protetti e ascoltati.”
Inutile dire che, a seguito di quanto scritto dal WSJ, le parole di Kotick emanino un olezzo di ipocrisia ancor più marcato. Stanto a quanto riportato dal giornale, Cotick non solo sarebbe stato a conoscenza della situazione nella sua compagnia. Ma l’avrebbe addirittura coperta e agevolata. Qualcosa che getterebbe un discredito enorme sull’uomo e sull’azienda, destinati a subire un processo particolarmente feroce.
Prima di continuare un avviso: quanto vi riportiamo potrebbe turbare la sensibilità dei lettori. Raccomandiamo ai più sensibili di saltare l’intero paragrafo successivo.
Le accuse contro Bobby Kotick: le responsabilità del CEO
Le indagini hanno evidenziato la principale colpa di Bobby Kotick: l’uomo non solo sarebbe stato a conoscenza della situazione all’interno della sua azienda, ma avrebbe anche fatto di tutto per coprirla e agevolere i dipendenti di alto livello sotto accusa, la ormai famigerata “confraternita”.
Stanto a quanto riporta il Wall Street Journal, l’amministratore delegato avrebbe ignorato le richieste di licenziamento dei dipendenti accusati di molestie. Avrebbe inoltre distrutto i documenti e i promemoria interni riguardanti i fatti avvenuti in azienda, omettendo di segnalare eventuali incidenti al consiglio di amministrazione. Come se non bastasse, potrebbe anche aver partecipato alla promozione della “cultura del lavoro tossico” presente in Activision.
I redattori del Wall Street Journal hanno raccolto numerose testimonianze delle donne di Activision-Blizzard soggette a molestie sessuali. Tra loro una sviluppatrice di Call of Duty, la quale ha affermato di essere stata violentata due volte dal suo supervisore nel 2016 e nel 2017. Nonostante la violenza sia stata segnalata al dipartimento delle risorse umane, le accuse non sono state perseguite. La società ha affrontato questa richiesta solo quando la donna, ormai non più impiegata per Activision-Blizzard, ha ha fatto causa nel 2018.
Kotick stesso risulta essere indagato per molestie sessuali. Tra 2006 e 2008 avrebbe avuto un comportamento sconveniente verso diverse dipendenti. Una delle donne abusate nel 2006 avrebbe fatto istanza al dipartimento delle risorse umane, salvo poi ricevere un vocale da parte dello stesso Kotick, dove la donna era minacciata di morte. La frase “ti farò ammazzare“, depositata agli atti dagli inquirenti, appare fin troppo eloquente. Di fronte a tutto questo rileggere la lettera di fine ottobre non può che suscitare un certo sdegno.
Viene infine riportata la storia di Jen Oneal, donna di origini asiatiche e apertamente omosessuale, che avrebbe raccontato delle numerose discriminazioni subite nel corso della sua carriera in Activision-Blizzard, oltre che dello stipendio inferiore percepito rispetto al suo parigrado (co-supervisore). Il tutto sarebbe stato inviato in una mail passata però sotto silenzio.
Scatta la nuova protesta dei dipendenti di Activision-Blizzard
Inutile sottolineare quanto male sia stata accolta questa situazione dai dipendenti. Ancora memori della lettera di intenti inviata da Kotick poche settimane fa (quando probabilmente l’uomo già sapeva delle indagini a suo carico), l’ira dei lavoratori si è riversata contro la società.
La famosa lettera aperta si è rivelata essere carta straccia e poco o nulla pare sia stato fatto per migliorare effettivamente la condizione del lavoratori. Di conseguenza, nella giornata di ieri i dipendenti del colosso videoludico hanno inscenato una protesta, che ha portato a un nuovo “walkout”, ovvero l’abbandono del posto di lavoro per quanti sono impiegati negli uffici e la sospensione delle attività per chi è in “smart working”.
L’insoddisfazione dei lavoratori di Activision è grande e, al momento attuale, non sembra sia di facile risoluzione in conflitto interno alla compagnia.