Chi è Adam Strange, l’eroe dei due mondi?
Chi è un eroe, se non qualcuno a cui non è concesso sbagliare? Da grandi poteri, grandi responsabilità. Questa è una lezione ormai chiara per tutti coloro che leggono fumetti. Ma che succede quando questa patina di incorruttibilità si incrina, insinuando il dubbio, lasciando intravedere i limiti dell’Uomo?
Dai suoi esordi sulla pagine di Showcase #17 nel 1958 a oggi, Adam Strange ha vissuto un gran bell’arco evolutivo. Per così dire. Anche se non ha avuto la fortuna di pubblico che molti suoi colleghi dell’Universo DC possono vantare, Strange è uno dei personaggi più longevi, fin dal debutto camp della Silver Age quando occupava il posto d’onore della linea fantascientifica della DC Comics. Come i suoi contemporanei, indossava un costume sgargiante e si divertiva in imprese variopinte in compagnia di un armamentario futurista. Le sue avventure spaziali seguivano uno schema abbastanza preciso, così come erano ricorrenti i personaggi secondari. Nemici a parte.
Oggi, ben 63 anni dopo la sua prima apparizione, Adam Strange torna ad essere protagonista di un fumetto a lui dedicato. La novità, in realtà si è esaurita già l’anno scorso con la pubblicazione americana, ma nel marzo 2021 Panini – fresca di diritti DC – porta da noi la prima parte delle Strange Adventures, scritte da Tom King e disegnate da Evan Doc Shaner e Mitch Gerads. Il risultato raggiunge vette altissime, sia di scrittura sia d’immagine. Ma, per apprezzare a pieno questa nuova lettura, occorre tornare un po’ indietro nel tempo, tra la Terra e il pianeta Rann.
Un archeologo cammina tra le rovine di Caramanga, sull’altopiano delle Ande. Le didascalie danno voce ai suoi pensieri, quando uno strano e improvviso fenomeno lo trasporta di punto in bianco a 40 bilioni di chilometri di distanza. Adam Strange (che non va confuso con il suo quasi omonimo Marvel) è subito accolto da una ragazza, che gli corre incontro entusiasta. Peccato, però, che non capisca neanche una parola. Quella ragazza è Alanna di Ranagar, la città-stato capitale di Rann. Dopo aver indossato un dispositivo per la traduzione simultanea universale (inventato dal padre di Alanna, il formidabile scienziato Sardath) ecco che il nostro eroe inizia ad orientarsi.
Siamo su Rann, appunto, un pianeta gemello alla Terra per atmosfera e forme di vita, che fa parte però del sistema della stella-sole Alfa Centauri. Su Rann la civiltà ha raggiunto il suo apice circa mille anni fa, prima di un precipizio semi-apocalittico. Da allora, Rann deve affrontare i numerosi conflitti interni, ma anche frequenti minacce esterne. Per questo motivo gli scienziati capeggiati da Sardath hanno messo a punto un raggio-zeta in grado di portare soccorsi dal pianeta Terra. Tutto chiaro?
Una premessa semplice, che apre la possibilità a una ricorrenza narrativa, una gabbia di scrittura che porta Adam Strange a tornare in ogni episodio su Rann, intervenire come un deus ex machina nei vari conflitti e poi sparire nel bel mezzo dell’azione. Un altro elemento evidente sin dalle prime pagine sarà il legame romantico che sboccerà tra Adam e Alanna, che diventa la sua fedele compagna di lotta e d’amore. Senza contraddire l’assoluto primato di Adam Strange nella missione per salvare il pianeta, Alanna e i comprimari mettono sul campo coraggio, valore e furbizia creando di fatto un team invincibile.
Un eroe ironico, fino a…
Aria spavalda, sorriso smagliante. Adam Strange piace perché è infallibile, ma anche ironico. I suoi commenti interpretano il pensiero del lettore quando osserva che su Rann ogni volta ce n’è una, e che non è possibile godersi più di due giorni filati di tranquillità. Al di là dell’equipaggiamento tecnologico (il jet pack, la pistola laser, le varie navicelle), Strange non è dotato di altro superpotere se non la sua invidiabile scaltrezza. Grazie ad essa riesce a battere le intelligenze superiori (e minacciose) con cui capita di scontrarsi, a creare trick per inchiodare i vari avversari e a scherzarci anche su. Anche perché, come succede in Chariot in the sky (Mysteries in Space #58 del marzo 1960) spesso le situazioni si tingono di toni surreali. Qui, ad esempio, deve affrontare gli dei più forti dell’Olimpo. Nello spazio? Sì, nello spazio.
Il suo avere tutto sotto controllo fa parte del suo carisma da eroe intaccabile tipico della Silver Age, che però non è invecchiato insieme al personaggio. Nelle scritture successive gli autori che vi si sono approcciati hanno sentito l’esigenza di confondere un po’ le acque. Se poi, queste acque sono intorbidite dalla scrittura di Alan Moore allora ci si può fidare. Sarà tanto sconvolgente quanto interessante.
Secondo Alan Moore
Negli episodi crossover di Swamp Thing #58 e Mysteries in Space #57, scritti da Alan Moore e disegnati da Rick Veicht, Adam Strange e Swamp Thing si ritrovano entrambi su Rann nel bel mezzo di un conflitto. Se per l’avventuriero dello spazio questa non è una novità, alla creatura della palude sembrerà tutto nuovo e alieno. Contrariamente a come l’abbiamo conosciuto, l’Adam Strange di Alan Moore è tutt’altro che brillante, anzi. Sembra piuttosto spaesato davanti al nemico, e il suo pensiero – durante la lotta – va unicamente ad Alanna e al desiderio che prova per lei. La storia romantica dell’amore a distanza (di 40 bilioni di chilometri) diventa, per la penna di Moore, una ricerca sensuale e quasi morbosa di accoppiamento. Un taglio non casuale, visto che sarà insinuato – tra un dialogo in ranagariano e l’altro – che Strange fu catturato dal raggio-zeta proprio allo scopo di portare seme fertile su Rann. In pratica, come una bestia da monta è stato usato per riattivare una stirpe ormai sterile – e questo del tutto a sua insaputa.
Moore dà un colpo importante alla mitologia di Strange, accostandolo al più poetico Swamp Thing e al suo compito analogo di riportare il verde su Rann. D’altra parte, che non si tratta del solito racconto in cui l’archeologo se la cava con disinvoltura e classe, lo si capisce sin dall’inizio. Se di solito il raggio-zeta teletrasporta Strange dal cuore di posti esotici o di avventure degne del migliore Indiana Jones, stavolta il punto designato per incrociare il flusso e trasportarsi su Rann sarà una toilette pubblica. E, sì, persino occupata.
Adam Strange, oggi
L’approccio caustico di Moore ha sicuramente aperto la strada alla scrittura contemporanea di Tom King. Brevemente, per far apprezzare l’importanza e la bellezza di questa operazione: King è uno degli sceneggiatori più amati del panorama attuale dei comics. Sua (e di Mitch Gerads, che torna in Strange Adventures) è la rivisitazione di Mister Miracle, personaggio ideato da Jack Kirby. Ha lavorato dal 2016 al 2020 su Batman, e ha dato prova di sé anche nella Casa delle Idee e in particolare su una testata dedicata a Visione. La sua scrittura si alimenta di una grande passione per i personaggi iconici a cui si avvicina, ma anche dalla capacità di non arrendersi a un (comprensibile) timore reverenziale. Si può dire li faccia suoi, ponendo le domande di un uomo contemporaneo che si rapporta con il concetto di eroe.
Ed eccoci arrivati a Strange Adventures. la narrazione prende piede con un’indagine che Batman affida a uno dei personaggi più intelligenti e incorruttibili dell’Universo Dc: Mr. Terrific. In costante dialogo con la Sfera-T, Mr. Terrific esercita fino allo sfinimento la sua conoscenza enciclopedica, con la dedizione ossessiva con cui un supereroe allena i suoi poteri. La necessità di avviare l’indagine nasce da delle accuse rivolte a Strange su quello che è successo su Rann durante la guerra contro i Pykkt.
Di questo popolo si sa poco e nulla, la narrazione del conflitto è del tutto schiacciata sulla versione dei ranagariani e – soprattutto – degli eroi Strange e Alanna. Ora da marito e moglie vivono sulla Terra, osannati come figure pubbliche e gelosi della loro retorica e della loro immagine. Ma nessuno, nemmeno Adam Strange, può esimersi dalla ricerca della verità e così come il pubblico può idolatrarti, allo stesso modo può trascinarti giù non appena la tua aura si intacca.
Adam Strange e Alanna
Strange Adventures di Tom King, Mitch Gerads e Evan “Doc” Shaner è un lavoro affascinante su diversi piani. Quello, appunto della storia, che pone domande e si avvicina pericolosamente a una verità che forse non vogliamo sapere, e quello – ovviamente – delle immagini. Come non sempre accade, il media fumetto qua vive un momento di vera gloria, con una perfetta sincronia tra testo, regia e disegni. La divisione tra il piano narrativo della Terra e quello di Rann è affidata alle mani di due artisti differenti e strepitosi. Dall’impatto pittorico Shaner e dal tratto più classico Gerads, rendono alla perfezione i due aspetti di Strange e soprattutto di Alanna, che nella versione di King assume un profilo sempre più feroce e combattivo. In entrambi i piani risulta evidente quanto le redini del successo del marito siano quasi del tutto nella mani della ranagariana e come lei sia disposta a tutto pur di difendere la propria posizione.
Sempre più lontana dallo stereotipo della fanciulla da salvare (se mai lo è stata), qui Alanna diventa una vera dark lady. Una presenza che fluttua dietro le quinte e interviene quando diventa necessario, mentre Strange è in balia di una narrazione edulcorata in cui si è del tutto immedesimato, mentre attorno a lui crescono timore e sospetto.
Cosa è successo davvero su Rann, chi sono i Pykkt e cosa ha fatto loro Strange? Che fine ha fatto Aleea, la figlia della tanto sospirata unione tra il terrestre e la ranagariana? E, soprattutto, Adam Strange è un eroe o un criminale di guerra?
In attesa dell’edizione italiana della seconda parte, segnaliamo lo sviluppo di una serie tv dedicata a questo personaggio. Che dire, che Strange ce la mandi buona.