All Together Now, l’ennesima parabola sull’American Dream, dove bontà d’animo e forza di volontà aiutano a superare tutti gli ostacoli
Alcuni archetipi narrativi sono intramontabili, anche quando il mondo (reale) attorno se ne va, tra fuochi e fiamme in tutt’altra direzione. Non stupisce, però, che la produzione di film per ragazzi persista in temi rassicuranti e positivi e promuova un’idea di America in cui, nonostante le difficoltà, tutte e tutti hanno occasione di realizzare i propri obiettivi.
All Together Now (dal 28 agosto su Netflix) di Brett Haley conferma e cavalca questo trend, raccontando la favola contemporanea della giovane e sfortunata Amber Appleton (Auli’i Cravalho), una povera ragazza latinoamericana con il sogno del musical.
Amber parte da una condizione a dir poco svantaggiata, con una madre (Becky, interpretata da Justina Machado) perennemente al verde e incapace di prendersi cura di lei e un padre che non c’è più. Passa le sue giornate tra la scuola e l’assistenza dell’anziana e scontrosa Joan (Carol Burnett), apparentemente impermeabile a qualunque vibrazione positiva che la ragazza faticosamente tenta di trasmetterle.
All Together Now: il valore della comunità
Ispirato al romanzo Sorta Like a Rock Star di Matthew Quick (il cui titolo sarà citato in una scena-chiave del film), All Together Now è un film che insegna a fidarsi del prossimo e ad accettare il suo aiuto. All’interno della sua piccola famiglia disfunzionale, infatti, Amber è quasi obbligata a farsi carico emotivo e economico della situazione. Un problema che molte ragazzine e molti ragazzini hanno di fronte alla crisi degli adulti, e che spesso fa parte delle parabole di emancipazione e di rivalsa.
Amber, dunque, vive troppe responsabilità per quella che è la sua giovane età, che invece dovrebbe essere tutelata come fase di progettazione spensierata e leggera. Un privilegio che, invece, il suo amico Ty (Rhenzy Feliz) può vivere serenamente e che offre ad Amber in un nuovo contesto familiare. Sarà proprio questo ragazzo a tendere una mano alla protagonista e insegnarle il valore della comunità, che agisce come sostegno là dove l’individuo si sente abbandonato.
Verrebbe da dire, a voler andare oltre il mondo rosa confetto dipinto dal film, che il fatto che la solidarietà sia demandata ai privati e non garantita da uno Stato sociale è di per sé una sconfitta bella e buona. Ma tant’è.
Un film sul musical, ma non sui musical
Metaforicamente parlando, il fatto che la passione di Amber sia proprio il musical è funzionale al messaggio. Tra tutte, (forse insieme al cinema), il musical è una delle arti performative che più richiede un’armonia di intenti e una versatilità di talento. Perché si raggiungano le maggiori vette del genere, inoltre, va studiato il concetto di coreografia, ovvero dell’azione coordinata in cui tutti – anche l’ultimo dei ballerini – sono fondamentali per la riuscita.
Torna, dunque, il concetto di comunità o – come sottolinea il titolo di “tutti insieme”. Il rimando al celeberrimo brano dei Beatles è, dunque, doppio: da un lato richiama l’aspetto musicale (importante ma non preponderante all’interno del film) dall’altro il mood stesso della canzone.
Nonostante le premesse, All Together Now di numeri musicali ne ha pochi e non seguono mai quel principio straniante dei musical in cui intere porzioni di intreccio sono risolte nelle performance di canto e ballo. Questo può rassicurare gli oppositori del genere: non ci sono personaggi che di punto in bianco si mettono a cantare. Quando questo accade, è giustamente contestualizzato nella trama.
All Together Now: un cinema rassicurante
Il successo di libri come quello di Matthew Quick e dei film che ne sono tratti nasce da alcuni elementi fondamentali nella produzione cinematografica. Il primo è il facile processo di identificazione da parte dello spettatore nella protagonista: nel caso di Amber parliamo di una vita davvero drammatica, ma sappiamo anche quanto il punto di vista parziale sulle proprie tragedie tenda a ingigantire i problemi. La protagonista, poi, vive il proprio sogno rallentata dall’insicurezza, altro tema che molti adolescenti (e non solo loro) capiranno perfettamente.
Ciò nonostante, Amber cerca sempre di reagire alle proprie disgrazie con il sorriso, dote che la rende molto amata da chiunque le stia attorno. Quindi, sì un personaggio in cui identificarsi, ma anche un modello positivo.
Ed ecco che arriviamo al secondo punto di forza produttivo, che fa la fortuna di storie come quella di All Together Now: il lieto fine e l’assenza totale di negatività. È importante che lo spettatore arrivi fino alla fine del film con la sensazione che le cose possano migliorare, che il proprio vicino di casa o il proprio compagno di classe sia una brava persona e che la soluzione ai propri problemi può avverarsi quando meno ce lo si aspetta.
…ma questo è perfettamente calibrato sul prodotto.
Non tutti i film possono essere di denuncia, sia chiaro. E neanche si può condannare una volontà conciliante dell’arte e di chi la produce. In questo senso All Together Now non è un film originale, ma neanche mal riuscito: è interpretato dignitosamente dai suoi attori (segnaliamo la presenza di Judy Reyes aka Carla di Scrubs) e ben gestito nella regia.
Sono adeguatamente calibrati i momenti in cui si piange e quelli in cui si sorride, quelli in cui sembra tutto perduto e quelli in cui rinasce un senso di speranza. C’è di mezzo anche un cagnolino che – come ci insegna John Wick – è in grado di smuovere anche i cuori più coriacei.
Con All Together Now, Netflix si occupa esattamente del suo target privilegiato e – infatti – confeziona un prodotto che segue le sottili regole del dramma di formazione per young adults. Niente di nuovo, ma niente di sbagliato.