I nuovi Smith al tempo della Guerra
Mr. & Mrs. Smith 2.0 hanno una marcia in più. Non parliamo di mero gossip, quello lo lasciamo a chi di dovere, ma la celebre coppia Pitt-Jolie, che – al di là della vita privata – ci ha regalato piacevolissime sequenze sullo schermo nel citato film di Doug Liman e con l’apprezzabile canto del cigno del recente By the Sea, si sfalda ed il Mister trova subito una nuova signorina Smith.
E parliamo di cinema, ribadiamo. Il resto non ci interessa.
La nuova first Lady (pardon, première Dame) si chiama Marianne Beauséjour, ovvero Marion Cottilard, ed è una spia francese che nel 1942 viene inviata in Marocco in missione, per poi essere raggiunta da un fantomatico marito, tale Max Vatan (Brad Pitt, appunto). Da cosa nasce cosa, e pallottola dopo pallottola, i due si innamorano l’uno dell’altra, decidendo ben presto di sposarsi e di andare a vivere a Londra.
L’intesa è eccezionale (checché ne dica la critica a stelle e strisce), tanto da permetterci di usare il paragone degli Smith, poiché è ovvio che le prime sequenze (visibili sin dal trailer) in cui piovono pallottole da ogni dove, non possono non ricordare il pluricitato film. Per fortuna, però, si tratta di tutt’altra roba.
Zemeckis, in tal senso, è una certezza. Non è facile trovare registi così versatili e capaci di realizzare film di alto livello anche spaziando di continuo da un genere all’altro, ed il cineasta di Chicago non smette mai di stupirci. Egli è affascinato dalla storia, e ce ci permette di percepirlo, così come lascia indelebili segni di un omaggio a vari tipi di cinema, saltando da atmosfere moderne ad evidenti richiami alla Hollywood del ’40, di cui i riferimenti a Casablanca sono solamente il sigillo più marcato. Il suo atto di ossequio è, come di consueto, morbido e calzante, si allinea e si mescola alla storia che racconta e non si scontra mai con la narrazione né tantomeno con l’evoluzione del tema di base, quella storia di spionaggio e d’amore che tanto può funzionare quanto può essere un’arma pericolosa nelle mani di un regista che non sappia togliere la sicura. Ma Zemeckis è un armaiolo del cinema, ed i trucchi li conosce a menadito.
Sa, ad esempio, quando deve stupire lo spettatore, e così decide di piazzare un piccolo omaggio persino a Bastardi senza Gloria (che non vi sveleremo, per non rovinarvi la sorpresa), facendo andare totalmente in estasi i tarantiniani doc.
Dicevamo dell’intesa della coppia Pitt-Cottilard. La sintonia è palpabile, si respira al pari della granulosa atmosfera di una Londra sotto bombardamento, cosparsa di detriti e macerie, ma che cerca di uscire dal guscio e di fare in modo che lo show prosegua, tra immagini forti e legate strettamente alla vita e paradossi di party bohémien con sirene antiaeree come soundtrack.
Il più grande merito di Zemeckis è la capacità di tenere sempre in allerta lo spettatore, nonostante la scelta di giocare a carte scoperte sin da subito. Già dal trailer, infatti, è ben chiaro dove la storia voglia andare a parare, ed allora gli corre in soccorso lo sceneggiatore Steven Knight, che inserisce qualche pulce nell’orecchio del pubblico, riuscendo così a destabilizzarlo il tanto che basta, cullando – al contempo – una narrazione che scorre fluida e senza intoppi.
Poco importa, poi, se il finale ci lascia l’amaro in bocca e si fa intuire nelle fasi conclusive, poiché tutto ciò che lo precede funziona in maniera armonica ed emozionante.
Nelle mani di Zemeckis, il giusto mix di generi compone una miscela assolutamente gustosa.