Le migliori stagioni di American Horror Story: la classifica dell’antologia dell’orrore
La serie di American Horror Story giunge alla sua ottava stagione che vedrà la messa in onda sul suolo americano questo 12 settembre con il nome di American Horror Story: Apocalypse, una stagione speciale, visto che sarà un crossover tra la prima (Murder House) e la terza (Coven), e che prenderà dal finale di Murder House le basi per dare il via all’apocalisse. È quindi con la scusa del crossover che spezza lo schema di episodi autoconclusivi e slegati tra loro che abbiamo deciso di stilare una classifica delle migliori stagioni di American Horror Story, ma come fare per classificare una serie così complessa e che fa della messa in scena dell’assurdo la sua linea guida per lo svolgimento di una trama che non si preoccupa minimamente di mantenere una coerenza e una coesione narrativa?
Considerando queste premesse quindi ho deciso di ignorare trama, personaggi o regia e di restare fedele a ciò che la copertina ci presenta: l’horror. Andremo quindi ad analizzare e classificare la quantità di “Fattore Horror” contenuta all’interno di ogni stagione, e non ci baseremo sulla mera capacità di incutere paura nello spettatore (anche perché diciamocelo, American Horror Story non fa paura), ma prenderemo in considerazione la presenza o meno di elementi dell’immaginario orrorifico, la scelta delle musiche giuste, la gestione della suspense e l’atmosfera che condisce la stagione di turno rispetto alle altre.
7° Posto: American Horror Story: Coven
In fondo alla classifica troviamo la terza stagione, American Horror Story: Coven, ambientata all’interno di una congrega di streghe nel New Orleans. La trama gira intorno al dover scegliere la futura Suprema, una strega molto potente a capo di tutta la congrega. Ovviamente non sarà una scelta facile, perché la vecchia Suprema, Fiona (la sempre bravissima Jessica Lange), non ne vuole sapere di abbandonare la sua posizione. Si danno il via così a intrighi e manipolazioni che si discostano dal filone horror per virare verso quella che sembra molto più una soap opera. Ad equilibrare l’ago della bilancia troviamo zombie, anime perdute, una nuova versione del mostro di Frankenstein, ma tutto questo non basta a rendere horror una serie.
Coven perde anche sul fattore mistero e suspense, con una trama abbastanza lineare, fatta eccezione per dei flashback incentrati sulla figura della strega razzista Madame Delphine LaLaurie (Kathy Bates), che riescono a mantenere lo sguardo dello spettatore fisso sullo schermo.
Di questa stagione non è tutto da buttare, molte trovate e alcuni personaggi sono particolarmente interessanti e non mancano episodi davvero ben riusciti, come quello dedicato alla cantante Stevie Nicks, ma manca il “Fattore Horror” per cui finisce in fondo alla classifica delle migliori stagioni di American Horror Story.
6° Posto: American Horror Story: Cult
Sesto posto per la settima stagione, American Horror Story: Cult, che ha fatto discutere molto il pubblico a causa della centralità del tema politico relativo alle elezioni di Donald Trump, nonostante questo si sia poi dimostrato un mero pretesto per addentrarci nel tema dell’estremismo. Ed è proprio l’estremismo in tutte le sue forme l’elemento horror della stagione.
La trama di Cult ruota principalmente intorno a due personaggi, Ally e Kai Anderson figure che affrontano ognuna a modo proprio la vittoria di Trump. Ally va in paranoia, preoccupata per il futuro della sua famiglia omogenitoriale, e questa paranoia riporta alla luce la sua paura per i clown spingendola a tornare in terapia e compromettendo la sua vita e la sua salute. Kai Anderson invece è un razzista non troppo sano di mente che esulta per la vittoria del Partito Repubblicano dando il via ad una serie di orrori a sfondo razzista. Degna di nota in questa serie è proprio l’interpretazione di Kai Anderson da parte di Evan Peters, che riesce a mettere in ombra tutti gli altri personaggi con la sua bravura, merito anche di una scrittura particolarmente profonda.
In definitiva il vero problema della stagione è che non siamo davanti ad un American Horror Story, ma stiamo guardando un American Thriller Story, cosa non necessariamente negativa, ma di certo manca in parte il “Fattore Horror”, sebbene sia più presente rispetto a Coven.
5° Posto: American Horror Story: Freak Show
Come in Cult, anche qui ci troviamo davanti ad un orrore più psicologico che reale, ma i mostri qui ci sono, e tanti pure. La quarta stagione vede Elsa Mars (interpretata da Jessica Lange, che poi lascerà la serie fino al suo ritorno in Apocalypse) gestire uno degli utlimi freak show in circolazione e segue le vicende dei vari fenomeni da baraccone. Sullo sfondo delle storie del circo, abbiamo anche la storia di un orrendo clown deforme, Twisty, che miete vittime in giro per la città di Jupiter e del suo incontro con Dandy Mott, uno psicopatico che si comporta come un bambino e che vuole a tutti i costi fare amicizia col clown.
Con un cast di personaggi interessanti e variegati, Freak Show riesce ad essere un’ottima stagione, che non nasconde preziose chicche come l’uso di persone realmente affette da malformazioni congenite. Affrontare il “Fattore Horror” in Freak Show è complicato, è una stagione che potrebbe stare bene tanto in ultima posizione quanto nella top 3, ho optato quindi per una via di mezzo, la giusta linea di demarcazione che separa le stagioni con più horror da quelle con meno.
4° Posto: Hotel
La quinta stagione segna l’addio temporaneo di Jessica Lange ma riesce anche a trovare due degne sostitute, la prima è Kathy Bates, che nel ruolo della receptionist dell’Hotel Cortez riesce finalmente a risplendere senza la presenza della Lange. L’altra è Lady Gaga, perfetta nel suo ruolo della Contessa, una mezza specie di vampiro (vengono chiamati Affetti) che risiede nell’hotel. Il vero re della scena però è Denis O’Hare, nel ruolo della transessuale Liz Taylor.
Come il buon Stephen King ci ha insegnato in Shining e in 1408, gli hotel non sono mai posti tranquilli, e American Horror Story: Hotel ne conferma la regola, dando vita ad un luogo infestato da spettri, abitato da vampiri e ritrovo dei più famosi serial killer, tra i quali spuntano figure realmente esistite. In questa quinta stagione si introduce anche un po’ più di splatter rispetto alle precedenti, ma non gli viene resa abbastanza giustizia, lasciando dietro di se un forte senso di insoddisfazione. Ciò che non porta Hotel in top 3 è il poco convincente accostamento di una trama horror ad una thriller. Ad Hotel però va il merito di riuscire egregiamente a rendere omaggio al cinema di genere attraverso le sue situazioni e atmosfere.
3° Posto: American Horror Story: Murder House
Eccoci giunti nella top 3, con la prima stagione che si posiziona sull’ultimo posto del podio. American Horror Story: Murder House narra le vicende della famiglia Harmon, che per cercare di riparare un matrimonio ormai distrutto si trasferisce in una splendida. Oltre che gestire la crisi famigliare, gli Harmon dovranno vedersela con le presenze della casa, che nel corso dei secoli ha visto perpetrarsi i più efferati omicidi.
La prima stagione di American Horror Story è un misto di cliché e novità che daranno il via alle fondamenta della serie e il tema della casa infestata è un ottimo modo per iniziare un’antologia dell’orrore. Dopotutto niente spaventa di più dell’essere in pericolo nell’unico luogo in cui ci si sente sempre al sicuro.
Il terzo posto è dovuto alla perdita del “Fattore Horror” con l’avanzare delle puntate, che diventano via via piuttosto ripetitive sul fronte degli eventi, causando un grave calo nella tensione e nelle atmosfere.
2° Posto: American Horror Story: Roanoke
In seconda posizione: American Horror Story: Roanoke!
La sesta stagione di America Horror Story riesce a guadagnarsi questa posizione grazie ad un sapiente mix di atmosfere e tensione. L’intera stagione è divisa in due parti, riprese nello stile del mockumentary. Nella prima parte assistiamo ad una docu-fiction su una coppia che è sopravvissuta all’interno di una casa infestata sperduta tra i boschi, mentre nella seconda vediamo la coppia e gli attori che la interpretavano all’interno del finto documentario tornare nella casa e partecipare ad una specie di reality show, sotto la richiesta dei dirigenti che vogliono cavalcare l’onda del successo del documentario. Il tutto ripreso utilizzando telecamere fisse e smartphone.
Oltre la trama, queste due stagioni hanno un ulteriore divisione, perché se nella prima parte siamo accolti da un’atmosfera più lugubre e inquietante, nella seconda ci ritroviamo in mezzo a stereotipi del genere horror e sequenze particolarmente trash. Questa differenza a non tutti è piaciuta, ma personalmente la trovo un’ottima metafora dell’evoluzione che ha subito il cinema horror nel corso del tempo.
In qualsiasi caso, il “Fattore Horror” entra di prepotenza, con cannibali, fantasmi, killer e pazzi di ogni sorta, un perfetto mix tra Cannibal Holocaust e The Blair Witch Project, che seppur non è riuscito bene come questi due, ha comunque un suo perché.
1° Posto: Asylum
Ed è la seconda stagione ad aggiudicarsi il titolo di miglior stagione di American Horror Story, con il suo sinistro manicomio, un luogo corrotto, violento e malato.
American Horror Story: Asylum è ambientato nel 1964, all’interno del manicomio Briarcliff, gestito da Timothy Howard (Joseph Fiennes) e Sorella Jude (Jessica Lange). Le vicende ruotano intorno ai diversi personaggi che abitano il posto alle prese con orrori reali, sovrannaturali ed extraterrestri. Abbiamo quindi i più classici medici sadici, che non si fanno problemi ad utilizzare i pazienti come cavie per i loro esperimenti, suore possedute da demoni e serial killer. Non mancano poi gli alieni, che arrivano a rompere gli schemi in una stagione che si tiene sempre sopra le righe, con un eccesso di situazioni e contenuti che riesce incredibilmente a non diventare troppo dispersivo.
Tra omicidi e cacciatori di nazisti, a regalare a questa stagione il miglior “Fattore Horror” ci pensano anche le musiche e la regia, entrambe sempre azzeccate ai vari avvenimenti, e che riescono a mantenere lo spettatore costantemente sul filo della tensione, così come un ottima gestione ed elaborazione dei personaggi, che risultano sempre credibili ed efficaci.
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