Si chiama Graphic Art Collection ed è una collezione di nove titoli in Blu-ray, in edizione limitata, presi dal catalogo Universal Home Entertainment. Terminator, Genesys; World War Z; Pet Sematary: Cimitero vivente; Ghost in the shell; Christine: La macchina infernale; Rosemary’s Baby; Atomica Bionda; 47 Ronin e La Cosa. Cosa hanno di particolare? Queste nuove edizioni sono state illustrate, rigorosamente a mano e senza l’ausilio del digitale, da Andrea Mutti (Bonelli, Dark Horse, Marvel, DC Comics, solo per citare i maggiori), in collaborazione con il colorista Angelo Busacchini.
Matita, inchiostro e olio su tela. Null’altro per questa collezione specialissima, disponibile su Amazon a partire dal 23 ottobre. Abbiamo fatto due chiacchiere proprio con Andrea Mutti per capire meglio l’artista e l’ispirazione che sta dietro questa particolarissima iniziativa.
Iniziamo con le domande di rito: come è nata questa collaborazione con Universal Home Entertainment? Si è trattato di una tua proposta, hai partecipato a una qualche selezione o sei stato semplicemente scelto e contattato da loro?
Mi hanno contattato loro, attraverso uno dei loro art director che – e questa è da raccontare – è stato in passato uno dei miei allenatori di calcio! Gran personaggio con il quale sono sempre rimasto in contatto… Certo, la cosa mi ha davvero elettrizzato! Da subito!
E per quanto riguarda la scelta dei titoli: ti è stata proposta una short list, dalla quale siete arrivati poi a una selezione finale, oppure i film erano già decisi e hai dovuto interpretarli?
All’inizio erano più titoli, ma c’erano alcuni vincoli ostici per il copyright degli attori e altre cose tecniche… Ma sul tavolo c’erano comunque titoli interessanti e visivamente stimolanti. Uno dei veti è stato, appunto, la totale assenza sulle cover degli attori e interpreti.
Il tuo stile è sicuramente molto peculiare e definito, tra fumetto americano e stile bonelliano, sei comunque un autore riconoscibile. Come definiresti, in poche parole, lo stile che hai adottato per le cover di queste collection?
Lo definirei uno stile espressivo e realistico, ricco di atmosfera, che è la cosa a cui faccio sempre riferimento. Spero sempre di raccontare delle cose, anche con una semplice immagine.
E quanto tempo ci è voluto per realizzarle?
La tecnica pittorica richiede tempo… Diciamo 3-4 giorni almeno per avere una cover quasi definitiva. I ritocchi al colore ti chiedono poi un giorno extra, sempre! Ma tra layout, bozzetti, test colori… diciamo almeno una settimana per ciascuna cover.
Le tue proposte sono state tutte accettate immediatamente da Universal o avete lavorato assieme su alcuni progetti e la loro ideazione?
No, si è discusso, sempre con grande entusiasmo da parte di tutti. La fiducia concessami, come sempre, è per me stimolo. Troppi interventi, e vale per tutti, portano confusione e si rischia di perdere lo spirito della cosa, di non vedere più davvero cosa si sta facendo… Lasciare libera la creatività aiuta molto, almeno me, poi ovvio che nessuno è un genio incompreso, ci mancherebbe, e il confronto è sempre utile.
Horror, action, fantascienza. Sono sicuramente tre generi cinematografici che ben si sposano con i fumetti. E attualmente la compenetrazione tra le due arti è sempre più fluida. Tu in quale di questi generi ti muovi più a tuo agio?
In quasi trent’anni di carriera ho toccato davvero ogni genere, mi sono sempre divertito a fare tutto, ed è la mia regola. Ma se proprio dovessi scegliere con un pistola alla tempia, direi horror, forse il più versatile dal punto di vista emotivo, graficamente parlando.
È la prima volta che un’operazione come questa viene effettuata. Speri possa ripetersi?
Sarebbe fantastico! Mi sono davvero divertito e la sfida è sempre aperta!
Auspichi collane firmate da diversi autori?
Auspico che chiamino sempre me!
Magari che comportino nuove vetrine espressive per gli artisti del fumetto?
Questo potrebbe essere, certo!
Quale fra questi titoli ti è piaciuto di più disegnare, a livello personale?
La Cosa: è stato il primo titolo e quello su cui ho “perso” più tempo… troppo cool! Un classico che adoro, un’ambientazione suggestiva e perfetta!
E quale ti ha dato del filo da torcere in fase di ideazione, per esempio?
Ghost in the Shell. Volevo che si percepisse quella sensazione fredda al neon che permea tutta la pellicola, ma non volevo avere un approccio troppo freddo dal punto di vista dei colori diretti. Abbiamo lavorato durissimo sui toni dei primi piani, sfondi eccetera… non semplice!
Tornando sul connubio cinema e fumetto, cosa pensi della direzione che stanno prendendo gli odierni cinecomic?
Ho solo il timore di un’indigestione visiva da parte di queste splendide macchine. Mi diverto molto, anche se non sempre, ma la mia paura antica è che si spintoni il fumetto ancora una volta nella dimensione di “arte secondaria”, fatta solo per ragazzini. Ci abbiamo messo anni a sdoganare questo fatto, temo che nuovi lettori aprano i fumetti relativi al film appena visto e non riconoscano la stessa aura, la stessa profondità, e chiudano il volume delusi. Ecco, mi sentirei un po’ sconfitto…
Ti diverti a guardarli o sei più il tipo che cerca aderenza, rispetto del fumetto, eccetera?
Entrambe le cose, come detto sopra. Non guardo nulla tanto per andare al cinema. Mi pongo sempre delle domande, magari inopportune o sbagliate. Ma ho sempre grande rispetto per la comunicazione, che sia narrativa, visiva o musicale. Credo sia utile e importante ascoltare, ascoltare e ancora ascoltare: un verbo che abbiamo dimenticato di coniugare. Di certo non sono quello che fa la foto al biglietto, lo posta sui social e si butta in un tripudio verbale su opinioni, stroncature & co. Una noia mortale. Magari approfondisco le volontà e le intenzioni di ha fatto quella cosa.
C’è un titolo cinematografico che ti sarebbe sempre piaciuto interpretare con le tue matite e non è in questa lista?
Hai tempo tipo un mese? Guarda, non saprei… Universal vanta una lista di titoli che fa spavento… io li farei tutti! Ho risposto a una domanda simile e qui la ripeto per coerenza: Schindler’s List, Maria Maddalena, Halloween.
Per concludere, due parole sul bel lavoro del tuo colorista, Angelo Busacchini, e su come vi siete rapportati per questo lavoro nello specifico.
Angelo e io ci conosciamo da una vita. Abbiamo fatto un sacco di cose insieme, credo di poter dire che siamo un team complementare, oltre che grandi amici. È un artista vero, d’altri tempi, pigmenti in polvere e solventi… roba da uscir di testa, altro che Photoshop. Di solito ci confrontiamo sul tono dell’immagine, sulla sua atmosfera. Il confronto è durissimo, dura circa un minuto, poi ci facciamo una birra… Con Angelo è così, ci leggiamo nella mente. E quando vedo il lavoro finito, mi sento un figo. Figo perché ho un amico di questa caratura, un artista che mi insegna cosa vuoi dire dipingere qualcosa che esca dalla pagina.