Uccellacci e uccellini
-“Esce il film di Angry Birds!”
– “Oh, cazzo….”
Quella appena descritta deve essere stata la reazione più diffusa alla notizia che un film di Angry Birds era in cantiere. I motivi sono presto detti: i film sui videogiochi fanno tendenzialmente schifo, un puzzle basato sulla fisica non si presta ad essere messo su pellicola e Rovio è evidentemente ubriaca dei soldi presi dopo il successo del titolo originale, che ha avuto un così ampio stuolo di seguiti sparsi tra differenti tipologie di gioco che non riesco neanche a ricordarli tutti. Eh vabbè, il mutuo lo pagano anche a Rovio. Ad ogni modo, le mie aspettative rispetto a questo film erano più basse di quelle che nutrivo per Bitch Slap, probabilmente una delle cose peggiori mai realizzate. Al contrario però dell’appena citata pellicola di genere “schiaffi & tette”, il film di uccelli di cui parleremo nella presente (no, non Magic Mike XXL, parliamo di Angry Birds) è decisamente meno peggio di quello che mi aspettavo. Ma molto meno peggio, è anzi piuttosto carino!
Quack
La storia di Angry Birds inizia su un’isola composta quasi interamente di uccelli felici (non è quello che pensate, maiali, sono proprio dei volatili felici, che non volano però, e i maiali sono i cattivi… vabbè mi sono incastrato). Da capo, in mezzo al mare c’è un’isola abitata da volatili che però non sono in grado di volare. In quest’isola sono tutti sempre felici, gioiosi e disponibili verso il prossimo. Tranne Red, che come vuole il titolo del gioco, è un uccello incazzato contro il mondo. Dopo essere stato vessato da pulcino dagli altri uccelli ha deciso di isolarsi, e odiare il prossimo. Il film si apre con una lunga sequenza à la Scrat de L’era Glaciale, in cui il Nostro cerca di proteggere un uovo per poi consegnarlo. L’uovo contiene una torta di compleanno, scopriremo, e l’arrivo in ritardo di Red all’evento provoca il disappunto del committente, a cui segue un incontrollato attacco di rabbia del protagonista. Questo lo condurrà di fronte ad un tribunale, che lo condannerà alla pena massima prevista: un corso di controllo della rabbia. Alla prima lezione incontrerà i coprotagonisti: Chuck, un uccello giallo sempre di corsa, vagamente schizofrenico, Bomb, un uccellone con il vizio di esplodere, e Terence, un uccellone ancora più grosso, laconico e che si esprime solo per grugniti. Fate voi tutte le battute del caso, qui è troppo facile e non voglio espormi.
A rompere le uova nel paniere arriveranno i tipici maiali verdi della serie, subito accolti con gioia dai nostri uccelli un po’ troppo naïve. Rintontiti dai suini con feste e balli, nessuno si accorge che le uova stanno per essere rubate. A parte Red, chiaramente, che in prima battuta va a cercare aiuto da Grande Aquila, protettore dei pennuti. Constatato che il loro mito, il loro eroe, altro non è che un’aquila stanca e ingrassata, non resta altro da fare che sbrigarsela da soli. Proprio nel momento del ritorno, le uova vengono effettivamente rubate, e gli altri uccelli si accorgono che l’emarginato Red aveva ragione; lo “eleggono” così leader maximo della loro operazione di recupero, rivalutando anche quell’essere incazzati che avevano sempre fuggito.
E… Azione!
Se fino a questo punto sembra che ci sia poco da guardare, la vera parte forte del film è la seconda, in cui in modo piuttosto interessante i due registi riescono ad portare il gioco sullo schermo: arrivati alla città dei maiali, data l’impossibilità di volare, l’unico modo per attaccare è lanciarsi con una enorme fionda e radere al suolo i palazzi, con i suini che vi abitano. In questo modo ci troviamo di fronte ad una lunga e ottima sequenza d’azione, in cui in qualche modo si è riuscita a rendere al cinema la diversità degli attacchi dei vari uccelli palliformi del gioco. Se però questa seconda parte funziona, è la prima ad essere troppo lenta e diluita, con un andamento da montagne russe che alterna parti più attive, e gag piuttosto divertenti, a momenti mosci che spesso sembrano voler creare un background di cui, francamente, ci frega poco. Anche l’approfondimento del protagonista è abbastanza meh, mentre le storie alle spalle dei comprimari sono più riuscite perché meno forzatamente pesanti e più comiche. La comicità, per rimanere in tema, anche se non è assolutamente nulla di eccezionale, anche ovviamente dato il target di riferimento, ha i suoi momenti elevati. Più di questa, però, ho trovato molto simpatici degli easter egg sparsi per la pellicola, come Grande Aquila che ha appeso al muro il disco di Hotel California degli Eagles, o brillanti citazioni, come due maiali gemelli vestiti come le bambine di Shining, in una stanza del castello dei verdi suini. In fondo ce n’è anche per gli adulti, seppure in modo più velato rispetto allo humour diretto ai più i piccoli.
Di piume e pelle
Sotto il punto di vista tecnico e artistico non posso assolutamente recriminare nulla a questo Angry Birds; il design degli uccelli era una delle cose che mi preoccupavano di più, dal momento che nel gioco questi sono privi di zampe, e fondamentalmente di ali, mentre i maiali sono delle semplici pallette. Ebbene, nonostante ovviamente i nostri eroi siano ora dotati di arti, il tutto riesce a rimanere coerente con quello che Rovio aveva immaginato dall’inizio, nonostante il design non possa dirsi perfettamente sovrapponibile a quello dei videogiochi. La computer grafica è davvero di ottimo livello, con le piume degli uccelli tanto ben realizzate quanto lo è la liscia pelle verde dei porcellotti. Anche le ambientazioni, per quando non così varie in termini di numero di locations, sono decisamente ben realizzate e ricche di dettagli, e l’uso di una palette cromatica decisamente viva e variegata dona al film un aura di spensieratezza che perfettamente si sposa il tono leggero della produzione. Sempre rimanendo sul tecnico, la città dei maiali che crolla conserva il piacere di veder cadere cose che si trova nei puzzle physics based, che non è poco!