Il “ritorno” di un incredibile Johnny Depp
Animali fantastici e dove trovarli è stato un film senza dubbio bello ed intrigante ma sostanzialmente introduttivo. Ci ha affascinato visivamente, con la creazione di un mondo, di ambientazioni e di personaggi ai quali avevamo iniziato ad affezionarci, sapendo che li avremmo poi potuti apprezzare meglio in seguito. Ecco allora che I crimini di Grindelwald diventa un film attesissimo e gonfio di aspettative. Dopo averlo visto, possiamo finalmente dirlo: David Yates & company hanno fatto centro.
Non vi parleremo troppo della trama, anche per via dei molti plot twist inseriti sapientemente all’interno di essa, ma vi sarà facile comprendere – anche perché ci vorranno pochi minuti di film per scoprirlo – che Gellert Grindelwald (Johnny Depp) riesca a liberarsi dalle catene, scatenando la concreta paura che la tanto amata pace tra il mondo magico e quello “non magico” possa terminare, con esiti devastanti.
Se il nucleo diviene quindi il militaristico reclutamento di Grindelwald, tutto ciò che ruota intorno ad esso è davvero eccezionale, ma è altrettanto vero che molto del suo fascino passi dalla figura di Depp, a tratti magistrale. Non è un difetto dell’opera, sia chiaro, quanto una sorprendente rinascita di un attore a detta di molti (anche dal sottoscritto, e faccio mea culpa n.d.R.) finito, destinato a ruoli sciocchi e demenziali a là Barnabas Collins. E invece Depp si prende la scena, strappandola persino ad un Premio Oscar (quasi 2) come Eddie Redmayne, ammaliandoci con un lato demagogico che risulta tanto incantatore ai fini del film, nella sua opera di convincimento di persuasione dei maghi, quanto nei confronti dello spettatore, che finisce per osservare a bocca aperta la performance constantemente in crescendo dell’attore.
Non è solo Depp a far salire i giri del motore, ma tutta l’opera messa in piedi da Yates e dalla Rowling cresce d’intensità ogni minuto che passa. Il cineasta di St Helens, ormai lo sappiamo, non è certo il migliore di tutti a giocare con la telecamera, e a volte compie scelte non proprio condivisibili e primi piani troppo invasivi, ma l’asse perfetto che ha costruito con la Rowling, la palpabile sintonia tra i due si commuta sulla scena in un qualcosa di fantastico. Il suo mondo ci regala ambientazioni sbalorditive, che ci fanno venire brividi alla schiena, supportate dal cast tecnico dei suoi fedelissimi, come lo scenografo Stuart Craig, passando per il montatore Mark Day o la rodata squadra degli effettisti, sino all’ultimo acquisto, ma prensente già nel primo Fantastic Beasts, il direttore della fotografia Philippe Rousselot, a suo agio nel mostrarci incantevoli panoramiche della sua Francia e giocando con tonalità scure e cromie grigio-bluastre già apprezzate nel primo film e soprattutto nei precedenti lavori, che I crimini di Grindelwald ci ricordano in quanto ad ambientazioni, come la Londra di Sherlock Holmes di Guy Ritchie.
Dove brilla il suddetto asse Yates-Rowling è nella narrazione e nella sua conseguente gestione. La scrittura della sceneggiatrice incastra alla perfezione tutti i pezzi del puzzle, e il racconto scivola via piuttosto agevolmente grazie ad una costante alternanza tra scene d’azione corpose, piene di sostanza e momenti di calma, che servono a rallentare il ritmo – senza mai farlo spegnere del tutto – e a presentarci i tantissimi personaggi che costituiscono questo mondo. Ognuno di essi ha una storia, un background, ma sono davvero numerosi e il rischio di venir fagocitati e scombussolati da tanta confusione è alto: questo però non avviene quasi mai, ed è un insindacabile pregio. A volte sembra mancare uno po’ di spazio sulla scena, per via del sovraffollamento sul palco, ma la maniera in cui viene centellinato dandone a tutti la giusta dose consente uno svolgimento senza dubbio fluido.
C’è davvero tanto in queste 2 ore e 15 minuti di proiezione, ed il modo in cui assaporiamo tutto, senza farne una scorpacciata fa venire in noi una implacabile fame di sequel. Ci viene mostrato Hogwarts; il giovane Albus Silente, interpretato da un Jude Law che tiene sempre la scena in modo incredibile nonostante lo scarso minutaggio; nuove ed affascinanti bestie; Leta Lestrange (Zoe Kravitz) e il fratello di Newt, Theseus (Callum Turner); e poi ancora, e ancora….
Le molteplici tematiche solamente accennate o poste tra le righe, che siano esse di carattere politico, amoroso o quant’altro non lo rendono un guazzabuglio disorganico ma hanno lo scopo di prepararci ed incuriosirci. Certo è che quello che vedremo da qui in poi dovrà mantenere le aspettative, ma questo vien da sé.
Se il primo film, come abbiamo detto, è l’introduzione ad un mondo nuovo, qui vengono poste le basi per quel che sarà, togliendo una parte del velo che copre questa mastodontica opera e preparandoci di fatto alla Guerra, dandoci comunque più di un’oculata speranza di un percorso epico.
Verdetto
Animali fantastici del 2016 ci aveva introdotto in questo fantastico mondo, con un prodotto di entertainment visivamente eccezionale. I crimini di Grindelwald (al cinema dal 15 novembre) invece inizia a farci intravedere cosa c’è sotto il velo magico di Yates e della Rowling, mostrandoci una piccola parte di una creatura bellissima. Ci sorprende (ma forse no) un Johnny Depp in grandissimo spolvero, in grado di conquistare la scena, strappandola persino ad Eddie Redmayne facendo salire costantemente i giri del motore della sua performance e, conseguentemente, dell’opera stessa.
Dopo 2 ore e 15 di proiezione l’unico nostro pensiero è: quando uscirà il prossimo film?
Se Animali fantastici: I crimini di Grindelwald vi intriga…
Se non l’avete fatto, recuperate subito il primo film e magari provate anche a leggere i libri della Rowling. Per gli amanti di questo universo segnaliamo inoltre uno stupendo cofanetto in limited edition disponibile su Amazon, comprendente tutti i film della saga di Harry Potter.
Infine, se vi ha colpito la regia di Yates e volete andare oltre questo mondo magico, date anche una chance al suo live action The Legend of Tarzan.