Anime tour: almeno una volta nella vita
In attesa che il Giappone si decida a riaprire le frontiere al Bel Paese, perché non programmare con largo anticipo il vostro pellegrinaggio alla Mecca degli otaku? Passaggio obbligato nella vita degli estimatori di manga e affini, buona parte degli introiti del governo metropolitano di Tokyo proviene dagli anime tour, in cui i turisti – prevalentemente occidentali – vanno alla ricerca di scorci urbani comparsi nei loro film preferiti, o di musei e attrazioni pensati appositamente per questa nicchia – che nicchia ormai più non è.Complice la tendenza al fotorealismo riscontrabile nelle opere di registi di successo come Hosoda Mamoru – il suo ultimo Mirai (2018) propone la periferia quale palcoscenico principale – e Shinkai Makoto – Kimi no Na wa (2016) prima e Tenki no Ko (2019) poi rivelano una ricerca del dettaglio quasi parossistica dei luoghi-simbolo della capitale –, nell’immaginario collettivo gli spazi della quotidianità nipponica sembrano sostituirsi via via ai paesaggi immaginifici delle produzioni del passato, dove erano invece la Mitteleuropa e i vicini più prossimi dell’Arcipelago a farla da padrone – basti pensare alle influenze germaniche ne Il castello errante di Howl (2004), o ancora agli ambienti de La città incantata (2001), ispirati ai quartieri di piacere di Taiwan. Partendo dalla centralissima Yamanote-sen fino alle zone periferiche, di seguito vi forniamo qualche dritta per la vostra avventura in Giappone. E se siete abbastanza coraggiosi, vi consigliamo di combinarla anche con un altro genere di tour…
Shibuya
Circondati da una folla oceanica a Shibuya mentre si attraversa il famoso “incrocio di Hachikō”, si capisce subito da dove Ōtomo Katsuhiro e Oshii Mamoru abbiano tratto ispirazione per i rispettivi capolavori. Rispetto agli omologhi, il centro commerciale della catena PARCO in questa zona offre, oltre a una linea esclusiva di abbigliamento dedicata ai titoli dell’età d’oro del cyberpunk (ovviamente Neon Genesis Evangelion e Ghost In The Shell, più qualche vecchia gloria come Kyashan-Il ragazzo androide), anche uno splendido murale di Akira che ne circonda il complesso.Una prima tappa doverosa, visto che l’installazione è temporanea – costituisce di fatto la copertura del cantiere – e una volta completata la ristrutturazione verrà rimossa, in vista dell’esposizione museale: per “fortuna” la pandemia ha rallentato le opere edilizie, quindi c’è una buona probabilità di riuscire a scattare una fotografia prima dei prossimi giochi olimpici.
Akihabara
Ovviamente non sarebbe un vero anime tour senza una puntata ad Akihabara – nel parlato contratto in “Akiba” –, tradizionalmente noto come “denki gai”, il “quartiere dell’elettronica” il cui core business fino a metà degli anni Ottanta era costituito da elettrodomestici di largo consumo e componentistica per macchine fotografiche.Forse presagendo l’incombere dello scoppio della bolla economica, quando la tecnologia made in Japan iniziò a perdere appeal sul mercato, i piccoli esercenti pensarono di lasciare il business dell’hi-tech per soddisfare i bisogni del sempre crescente numero di appassionati di anime e manga: erano gli anni in cui il VHS spopolava, grazie al rigoglio di OAV che non passavano per le sale e di generi – hentai, yaoi e il rinascente eroguro nansensu – che si potevano fruire solo nell’intimità del proprio appartamento, e in cui il desiderio di un rapporto quasi fisico con i personaggi delle serie si traduceva nell’acquisto di modellini, gadget e capi di vestiario.
Non fatevi ingannare però: Akihabara è diventato un quartiere a uso e consumo dei turisti e gli stessi giapponesi in cerca di rarità preferiscono altre zone della capitale. Per il gusto dell’esperienza vale la pena fare un salto all’Anime Center – soprattutto se non disdegnate cosine lewd tipo body pillow e figure senza pudore – e magari in un maid café, ma dopo un’oretta ne avrete già abbastanza di americani dal giapponese stentato che ci provano con le commesse.
Nakano
Una valida alternativa che renderà il vostro anime tour degno di questo nome è Nakano, piccolo polmone verde in odore d’Europa, con tante panetterie e bar in stile italiano, su cui torreggia il campus dell’Università Meiji. In prossimità della stazione, quello che in apparenza sembra un comune distretto commerciale nasconde il Nakano Broadway, con diversi piani dedicati ad anime e manga: anche qui i turisti abbondano, ma niente a che vedere con la congestione di Akiba.A un primo sguardo l’offerta di merchandise è pressoché uguale, ma i Mandarake – la catena dell’usato per otaku – sono tra i più forniti, soprattutto se non apprezzate particolarmente le produzioni contemporanee: l’occhio di riguardo è infatti per grandi e piccoli successi del passato, soprattutto gekiga – non è raro imbattersi in prime edizioni e opera omnia dei fratelli Tsuge, di Tsurita Kuniko, Hayashi Seiichi, Nekojiru – e anime del circuito indipendente – cofanetti di Yamamura Kōji, i corti di Tezuka Osamu. Come regola generale è meglio evitare i negozi “a tema” sia per un discorso di prezzo che di assortimento, mentre i negozi di seconda mano – che trattino abiti tradizionali, dischi o DVD – nascondono sempre qualche sorpresa, acquistabile comunque in ottimo stato.
Harajuku
Presenza fissa nell’itinerario di ogni anime tour, anche a Harajuku è toccata purtroppo la stessa sorte di Akihabara. Tempio dello streetwear anticonvenzionale e controcorrente, all’inizio degli anni Novanta la creatività della gioventù giapponese – e con essa le riviste e fanzine di moda le cui pagine raccoglievano gli scatti dei protagonisti della scena underground – subì una battuta d’arresto, a causa dell’introduzione di marchi stranieri che, se da un lato ebbero il merito di riportare il paese in linea con gli standard di comodità e vestibilità occidentali, dall’altro offrirono un’alternativa fin troppo appetibile – in termini di tempo ed economici – al creare da sé il proprio look per distinguersi.Ciò non significa che il quartiere abbia perso ogni colore: nonostante il sovraffollamento a ogni ora del giorno, Takeshita Dōri – lo shōtengai che collega la stazione all’arteria principale – pullula di negozietti che offrono una gamma ridotta di articoli – alcuni per esempio espongono soltanto calzini, altri solo borsette –, di modo da incoraggiare il cliente a comporre gli abbinamenti saltando da una vetrina all’altra. I prezzi purtroppo non sono sempre abbordabili, ma gli esercenti che vendono lo stesso prodotto sono pronti a trattare pur di averla vinta sul rivale all’altro lato della strada: il suggerimento è quindi di mercanteggiare finché non si degenera in rissa, per portarsi a casa un “corredo” completo senza finire sul lastrico.
In alternativa, a pochi passi dalla fashion town c’è il Graniph Store, marchio di design locale specializzato in t-shirt, con sconti per acquisti in serie: apprezzato sia dai giapponesi che all’estero, una maglietta Graniph dice “sono stato a Tokyo” molto più di qualche altro indumento con ideogrammi alla rinfusa.
Odaiba
Dopo il bagno di folla nel cuore pulsante della città, è il momento di continuare l’anime tour trasferendosi a Odaiba, il parco tecnologico nella baia di Tokyo al centro del triangolo con Kawasaki e Chiba. Raggiungibile dalla terraferma con la navetta su rotaia Yurikamome, Odaiba colpisce per il suo fascino futuristico: tra spiagge artificiali e giardini perfettamente potati, è come potremmo immaginare una colonia nata per terraforming, dove la natura passa in secondo piano a confronto con la replica – in scala ridotta ovviamente – della Statua della Libertà, con la titanica sede della Fuji Television e il vicino centro commerciale DiverCity Plaza: un nome, quest’ultimo, che per molti otaku è sinonimo di uno dei più grandi capolavori dell’animazione giapponese.
È davanti al DiverCity infatti che si trova l’imponente statua di Gundam, ora nella versione RX0 Unicorn a celebrazione del quarantesimo anniversario (1979-2019) della serie: vista la ricorrenza, per due volte al giorno è possibile assistere a uno show in cui il robot inizia a muoversi emettendo suoni e luci, accompagnato da un filmato celebrativo proiettato alle sue spalle.Accomiatatisi dal buon robottone, una volta dentro il mall meglio salire subito agli ultimi piani, dove vi aspettano un’esperienza in realtà virtuale a tema anime – scegliendo tra due alternative, per esempio L’attacco dei giganti o GITS – e la Gundam Base, una paradiso del modellismo dove potrete placare la vostra sete di gunpla, assemblarli e dipingerli in loco nell’area dedicata e ammirare i modellini unici vincitori della Gunpla Builders World Cup.Per chi a lungo è stato costretto a esborsi dovuti al sovrapprezzo di importazione e alla dogana, fare scorta di gunpla senza dover rinunciare a mangiare per due settimane sarà finalmente realtà.
Mitaka
Come tappa conclusiva dell’anime tour, una delle attrazioni culturali più visitate: il Museo dello Studio Ghibli a Mitaka, a mezz’ora di treno da Shinjuku e poco distante dallo studio vero e proprio, situato a Koganei. In questa cittadina di periferia, già celebre per esser stata dimora dello scrittore Dazai Osamu (1909-1948) nei suoi ultimi anni di vita, la biglietteria del museo delimita l’ingresso in un altro mondo: all’esterno i giardini di piante rampicanti – con tanto di riproduzione del gigante di ceramica di Laputa (1986) –, mentre gli interni sono quelli di una casa colonica inglese, strutturata su tre piani raggiungibili tramite rampe di scale.Il biglietto va prenotato – online o tramite il terminale presente in ogni conbini – con qualche mese d’anticipo, ma per chi è veramente curioso di conoscere i segreti del “regno dei sogni e della follia”, l’attesa sarà premiata.
La maggior parte dei visitatori si fionderà il prima possibile allo shop dell’ultimo piano, ma se masticate un po’ il giapponese – nonostante l’afflusso di turisti stranieri, purtroppo non è presente una traduzione in inglese –, la cosa migliore è leggere fino in fondo i pannelli illustrativi del secondo, che spiegano nel dettaglio le particolari tecniche di colorazione, le innovazioni nell’ambito degli e-konte e il processo creativo dietro i dialoghi. Al piano terra è presente anche un piccolo cinema la cui programmazione varia di mese in mese, dove vengono proiettati i corti esclusivi dello studio, alcuni mai usciti dall’Arcipelago.
Per chiudere in bellezza con un souvenir memorabile, la libreria interna presenta una vasta gamma di roman album, le monografie della Tokuma Shoten che ripercorrono con dovizia di particolari gli step della produzione dei lungometraggi più noti, con tanto di interviste inedite e schizzi preparatori.
Itte irasshai!
Inutile dire che l’anime tour non finisce qui. Per questioni di spazio ci siamo limitati a darvi qualche indicazione su come muovervi tra le destinazioni più rinomate ma, come ci auguriamo avrete modo di vedere coi vostri occhi, Tokyo è una fonte inesauribile di meraviglie.
Se comparata alle altre metropoli asiatiche come Seoul o Shangai, la capitale nipponica appare un po’ dimessa, persino vecchiotta con i suoi pali elettrici tentacolari e i treni di linea vecchi più di quarant’anni. Tuttavia, nessuna delle sue rivali in Estremo Oriente può vantare una simile attenzione alla cultura pop: se ne trova un pizzico ovunque, dalla segnaletica stradale agli uffici pubblici, dai supermercati ai parchi.
Con tutti i suoi difetti, il Giappone non sarà certo il paese dei sogni, ma Tokyo riesce a farcelo credere, anche se per il tempo di un viaggio.