Antebellum, il nuovo film di Gerard Bush e Christopher Renz, è su Prime Video
Antebellum è un film particolare. Ancora una volta come già successo in passato, è difficile parlare di una pellicola che nel suo rivoltare le carte in tavola ad un certo punto, basa tutto il senso del suo racconto. Ma ve lo prometto, proverò con tutte le mie forze a farlo senza andare ad intaccare le sue peculiarità più “sorprendenti”. L’opera di Gerard Bush e Christopher Renz infatti tenta qualcosa di molto simile a quanto fatto da Pascal Laugier nel suo Ghostland, “prende in giro lo spettatore”, crea delle aspettative e poi imbocca tutta un’altra deriva, confonde e semina qui e lì indizi che andranno a comporre infine un mosaico chiaro sugli eventi della storia.
“Il passato non muore mai. Anzi, non è nemmeno passato”
Horror psicologico, mistery, thriller surreale. Difficile etichettare Antebellum visto che prende ispirazioni da diversi sotto-generi, ma è facile delinearne il tema. Un campo di cotone in Luisiana è controllato dall’esercito sudista di confederati americani che tiene prigioniera una comunità nera, la schiavizza e la maltratta, perpetuando ai sui danni comportamenti ai limiti di qualsiasi umana decenza. In questo orribile contesto, una donna pare meditare la fuga…
Queste le premesse di un film che concentra buona parte del suo minutaggio nel mostrare l’oppressione totale che questi soldati causano alle vittime dei loro soprusi, senza lesinare scene di esplicita violenza verbale e fisica. Pare quasi il racconto di un orribile passato da condannare, che rafforza la sensibilità verso certe questioni mai come oggi super attuali. Un vero e proprio incubo in cui seguiamo -trattenendo il respiro- il destino dei suoi protagonisti.
Ad un certo punto però, tutto cambia: lo scenario, il contesto, anche l’epoca. Quel campo di cotone è lontano, siamo ai giorni nostri, l’incubo è finito. O forse no. C’è un filo conduttore; molte facce sono le stesse, prima fra tutte quella dell’attrice Janelle Monáe. La ragazza schiavizzata vista poco prima è ora una donna di successo, immersa in una grande metropoli. Ma non è l’unica, altre figure familiari si avvicendano e permane sibillina quella sensazione di discriminazione razziale tra i piccoli gesti quotidiani delle persone con cui entra in contatto la protagonista.
È chiaro quindi a questo punto quale corde vuole toccare Antebellum, trovando tra una citazione di William Fulkner e l’altra, un fil rouge che attraversa un secolo e più, quello della piaga del razzismo, che talvolta cambia forma, ma non muore mai. Questo è lapalissiano, e in questa parte del film dove viene mostrato in maniera implicita, è qualcosa di ben reso ed efficace. Quello che non capirete è come il film giustificherà a livello narrativo gli interrogativi surreali che solleva durante lo sviluppo della storia.
Purtroppo qui sta la nota dolente di questa produzione. Abbiamo visto formule incredibilmente più sagaci, intriganti, sottili e profonde per costruire un film di denuncia sociale sfruttando a dovere il genere e coinvolgendo a 360 gradi lo spettatore. E queste formule sono quelle usate da Jordan Peele e i suoi Get Out e Noi. Perché un messaggio è tanto ben veicolato quanto lo integri con naturalezza all’interno di un racconto curato sotto tutti gli aspetti.
Purtroppo Antebellum, ahimè, scricchiola in tal senso. Quando cerca di unire insieme tutto quello ti ha mostrato fino a quel punto, crea stupore senza dubbio, ma è uno stupore che viene velocemente sostituito dalla perplessità. Le soluzioni appaiono infatti forzate e poco credibili. C’è poi una ostentazione e spettacolarizzazione dei fatti, particolarmente evidente nelle scene iniziali e finali della pellicola, che indebolisce la potenza del racconto, in qualche modo banalizzandolo e rendendolo fin troppo superficiale. Questo anche a causa di personaggi veramente monodimensionali che dividono aguzzini e vittime senza applicare alcun tipo di sfumatura né caratterizzando più a fondo nessuna delle figure principali.
Peccato perché tecnicamente il film è abbastanza valido, anche a livello musicale, e l’idea poteva essere sviluppata meglio. Antebellum non è un film totalmente da bocciare, ma a mio parere, non ha la maturità stilistica e narrativa sufficiente a reggere con convinzione le proprie ambizioni.