In occasione della terza edizione dell’ARF!, nella suggestiva cornice del MACRO di Testaccio, abbiamo avuto modo di intervistare Gianmarco Fumasoli, uno di quelli che giocava in casa, essendo nato e cresciuto anche professionalmente nella capitale. Ha frequentato la Scuola Romana dei Fumetti ed è diventato sceneggiatore, ma il suo spirito d’iniziativa l’ha portato dall’altro lato della barricata, “trasformandosi” in editore con Bugs Comics. Ecco com’è andata la nostra chiacchierata…
ARF! è una fiera piena di artisti, sceneggiatori e disegnatori, ma era giusto considerare anche il lato editoriale del fumetto. Quindi, avendo chiesto le impressioni sull’ARF! a tantissimi autori, quali sono quelle di Gianmarco Fumasoli, editore per Bugs Comics?
Molto positive. È il secondo anno che partecipiamo all’ARF. il primo anno ancora non eravamo sul mercato e quindi non abbiamo potuto essere presenti. L’ARF è un bellissimo equilibrio ed un punto di incontro tra addetti ai lavori e lettori, puoi toccare con mano i fumetti in modo molto più diretto delle altre fiere che sono su Roma. Secondo me inizialmente era complicato pensare di realizzare una manifestazione del genere, soprattutto per quello che gira attorno a questo mondo, tra cosplayer e youtuber, ma l’ARF è riuscito a rendere il tutto finalmente fumettocentrico, con ottimi risultati.
Bugs Comics è una realtà relativamente giovane, ma è molto lanciata, solida e con una propria identità. Come è nata l’idea e quando è diventata realtà?
Bugs Comics nasce dall’idea di voler far un certo tipo di fumetto, che sia in equilibrio tra la concezione nazionalpopolare italiana e quello un po’ più d’autore, perché il modo di raccontare può essere più chiaro. Io credo che in Italia ci siano tanti artisti, ma ci dovrebbe essere una maggiore componente autoriale. Vorrei dire quasi più artisti che autori, non so se riesco a far passare il giusto messaggio. L’idea è quella di fare fumetti per i lettori, quindi che la gente si aspetta di leggere. Il nostro obiettivo è far avvicinare il lettore alla nostra realtà non per cosa raccontiamo, ma per come lo facciamo. Quando ero piccolo compravo tutto quello che era Bonelli, a prescindere dal genere. L’obiettivo è quello, fare un tipo di fumetto che sia accessibile a tutti, il che non vuol dire banale. E dobbiamo continuare a crescere.
Raccontiamo un po’ la produzione di Bugs Comics. Ci sono tre testate: Alieni, Mostri e MoFtri.
Noi sposiamo in parte la filosofia di un certo tipo di fumetto. Moftri nasce da alcune pubblicazioni online che hanno avuto un bel riscontro, e da lì siamo passati al cartaceo, e ora stiamo facendo la stessa cosa con un altro prodotto. Mostri e Alieni rappresentano quello che per noi è la fantascienza e l’horror, il nostro modo di raccontare i due generi.
Verranno lanciati altri generi?
Noi abbiamo lanciato Mostri e siamo stati identificati da subito come una casa editrice Horror. Abbiamo voluto far capire di più e abbiamo realizzato Alieni, e così siamo diventati la casa editrice del fantastico. Non è questo quello che siamo. Ora a Lucca Comics proporremo un noir storico, quindi qualcosa di molto più reale. Poi approcceremo anche altri generi, e l’obiettivo sarà portare questi generi in parallelo a prodotti da edicola.
Editorialmente è difficile legare concettualmente diversi generi e target sotto un’unica bandiera. Come si fa a mantenere un’identità attraverso la varietà, che va allargandosi sempre di più?
L’obiettivo, come dicevo, è andare oltre il genere. Coinvolgere le persone per come raccontiamo, e non vogliamo spingerci su qualcosa di nicchia, ma lo facciamo attraverso il nostro modo di narrare.
Qual è la situazione attuale del fumetto italiano e internazionale, secondo te? Per un editore cosa è cambiato?
Noi siamo sul mercato da circa due anni, e quindi non posso fare un parallelo con quello che era prima. Io posso affermare che oggi c’è tanta scelta, e quindi se nonostante il ricambio generazionale la media dei lettori rimane quella, è chiaro che ci sia una grande differenza tra l’avere 10 prodotti o averne 100. Il mercato è mutato, i numeri sono più bassi, ma noi cerchiamo di crearci il nostro spazio, e penso dipenda da quello che vuoi fare. Devi capire se il tuo modo di voler fare fumetto riesca a trovare spazio nella realtà attuale presente sul mercato.
Tu sei anche sceneggiatore. Come sei passato dall’altro lato della barricata?
Perché io volevo fare il mio tipo di fumetto. Da sempre ho la mia idea chiarissima di quello che secondo me può funzionare, di quello che un certo tipo di lettore cerca e che in Italia si sta perdendo. L’unico modo di farlo era realizzarlo in prima persona, capire chi fosse d’accordo con me e portare il mio progetto e le mie idee a determinate persone e farlo.
Quindi oggi ti senti più editore che sceneggiatore?
Sì. Sono arrivato al momento di dover scegliere quando non riuscivo più a star dietro a tutto e mi ero detto che al numero 5 di Mostri avrei fatto la mia storia; poi mi sono accorto che ce n’erano altre più belle della mia e mi sono fatto da parte. Cercherò di continuare a scrivere ma la scelta è quella di fare l’editore.
In Mostri serve un’attenta direzione, perché è un insieme di tanti artisti, rilevanti ma anche meno conosciuti che si stanno ricavando il loro spazio. Com’è gestire tutti questi artisti?
Mostri è una raccolta antologica di racconti a fumetti horror e ogni numero ha 7 storie, così come Alieni, e quindi ci sono almeno 14 autori più chi fa la copertina, più chi gestisce relazionali, chi gestisce impaginazioni, il lettering, 20 persone su ogni numero… Quindi non è assolutamente facile, ma è normale che sia così. Regala comunque tantissime soddisfazioni.
Perfetto, grazie mille ancora per questa intervista da parte di Stay Nerd!
Grazie a voi!