Noi di Stay Nerd ad ARF! 2017 abbiamo intervistato Luca Frigerio, Editore di Noise Press, giovane casa editrice di vari generi quali Horror, Steampunk e distopico, tutti legati dal filo conduttore dell’azione. Ecco com’è andata, nel resoconto della nostra intervista!
Innanzitutto grazie mille per questa intervista. Impressioni a caldo su ARF!, cos’è ARF! per una realtà editoriale come Noise Press?
Noi siamo arrivati il primo anno nell’altra sede, e si vedeva già che era una cosa con una certa idea. L’anno scorso abbiamo partecipato come scouting e c’è stato un salto di qualità. Quest’anno è ancora più bello.
Dopo aver parlato con tanti artisti qui ad ARF!, vogliamo saperne di più anche sul lato fumettistico editoriale: cos’è Noise Press, com’è nata e quali sono i suoi obiettivi?
Noise Press nasce due anni fa e inizia le pubblicazioni a Lucca 2015. È una casa editrice fondamentalmente spinta dall’amore per il genere action, declinato in tutte le sue varie forme: dallo steampunk all’horror, dal post-apocalittico, al combattimento. Con autori italiani, volumi creati appositamente. Sono i fumetti che volevamo fare e che volevamo leggere. Era inutile criticare, dire “vorrei leggere quello” o “ma perché non fanno quello o quell’altro?” La nostra idea è stata: facciamolo noi.
Noise Press è una casa editrice molto varia. Ha serie diverse, come dicevi, alcune steampunk, alcune horror. Senza dimenticare The Quest, che è un volume fantasy, l’ibrido A Sort of Fairytale e il recente Kabuki Fight. Qual è la difficoltà di mantenere, dal punto di vista editoriale o del rapporto con i lettori, un’identità ben definita quando hai pubblicazioni così varie? Il filo conduttore è l’azione, ma come si riesce a farlo trasparire?
Quella è una cosa con cui ci scontriamo quasi quotidianamente. Molte volte arrivano dei progetti bellissimi che vorremmo pubblicare che però rientrano in altre categorie, e non vogliamo essere un mero contenitore. Ci sono altre case editrici che lo fanno e lo fanno anche bene, ma noi vogliamo essere qualcosa che si riconosca, non nello stile dei disegni o delle sceneggiature, ma in un certo tipo di anima. Come, per fare una metafora, il cinema di Honk Hong: ci può essere John Wu e Johnnie To, riconosci quel tipo di film e sai cosa vedrai, non come lo vedrai. Questo è quello che vorremmo in Noise Press.
Quindi c’è anche un certo grado di sorpresa. Si danno delle aspettative sui contenuti ma non su come questi saranno presentati, tramite diversi sceneggiatori e disegnatori, con voci distinte e distinti stili di disegno.
Sì. L’action, poi, non è esattamente semplice da creare, da sceneggiare, da maneggiare. Più è vasto e vario un argomento, più è facile andare fuori tema. Ad esempio A Sort Fairytale è un post-apocalittico, ma in realtà è anche la storia di una bambina. Quindi c’è anche un atto di fede del lettore, che si spera venga ripagato, anzi, che sta venendo ripagato. E di questo siamo contenti. Ma siamo contenti anche perché l’idea era che gli stessi autori si divertissero. È difficile, è complicato, però sono anche le cose più belle da fare se vengono bene.
Quindi contate sul fatto che, se è divertente per l’autore, è doppiamente divertente per il lettore?
Sì, perché il fumetto è una di quelle poche cose in cui non puoi fregare le persone. È lì, ce l’hanno in mano, lo leggono, è intrattenimento. Non puoi fregare il lettore. Non gli puoi raccontare baggianate o prenderlo in giro, perché lo sente. Magari non capisce bene il perché, ma lo sente che c’è qualcosa che non quadra.
Una domanda invece più generale: qual è la realtà di oggi del fumetto per un editore relativamente giovane? Cosa avete trovato quando vi siete affacciati su questo mondo?
Ci siamo scontrati con il fatto che molti gridassero al fallimento del mondo del fumetto italiano, e che ci fossero sempre meno lettori, che è vero. Però è anche vero che c’è tantissima offerta. Qualche anno fa c’erano molte meno cose da scegliere. Il lettore adesso è più smaliziato e più informato, può scegliere qualunque genere, dalla Francia all’America, l’offerta è veramente vasta. Il problema grosso è riuscire a raggiungere il lettore, proprio perché c’è tantissimo materiale ed è difficile capire cosa possa piacere. Non facciamo fumetti “marpioni”, o che piacciano solo perché hanno una certa forma, però sono fattori di cui tenere conto, nel mercato.
La questione per cui, alla fin fine, i fumetti si devono anche vendere.
I fumetti si devono vendere. È un lavoro, ed è bello farlo, ma bisogna confrontarsi con questo e anche con gli altri settori. Pensa a Netflix, per esempio, che ha anche un tempo di fruizione diverso dai fumetti.
Proprio quello cui volevamo arrivare: i nuovi media, il web, ma anche la multimedialità, sono più uno strumento o una difficoltà per raggiungere il lettore? I nuovi media ormai sono imprescindibili nella vita di tutti i giorni, e quindi anche per i lettori di fumetti. Può essere quindi una strada quella di utilizzarli a vostro favore, e nel caso, come?
Guarda, per noi sono una risorsa. Ci sono tante altre realtà come Wilder, Verticalismi, oppure le stesse tipologie inglesi o americane. Noi stessi editori, siamo anche fruitori. Secondo me non puoi fare fumetti se non leggi fumetti, se non leggi libri, se non guardi le serie. Sarebbe come se un regista dicesse: “No, io i film non li guardo”. Ti estranei proprio dalla realtà, lo puoi anche fare ma non è quello che ci interessa. Persino lo stesso Facebook, aiuta a raggiungere il lettore. Il problema è che la qualità si è alzata, quindi devi cercare di capire come raggiungerlo, e non basta più il comunicato stampa, non basta più un post. È una bella sfida, ma è meglio così, perché così si alza la qualità e si alza il livello anche delle altre case editrici. Più concorrenza c’è, più il mercato migliora.
Avete lanciato al Napoli Comicon se non sbaglio Kabuki Fight che c’è anche qui ad ARF!. Ci vuoi parlare un po’ di questa nuova serie?
Un anno e mezzo fa, Vincenzo Federici, che è un autore che lavora per la Francia e per l’America, mi contattò dicendomi: “Ho un’idea su un fumetto di combattimento”. Lui è un grande appassionato di Street Fighter e di tutti i giochi picchiaduro. Era un’idea bellissima, e lui è veramente una persona che ama quel genere. Si sente proprio l’amore che nutre per un decennio di console e di fighting game. Quindi lo mettemmo in lavorazione: uno sforzo enorme, perché lui è un disegnatore e in questa veste fa anche lo sceneggiatore, quindi è stato più lungo e più complicato. Ma è venuto un volume veramente figo. Anzi, l’altro giorno abbiamo ricevuto i complimenti dal Game Designer di Kings of Fighter, che ha ricevuto il volume. Non so cosa abbia capito perché è giapponese, avrà visto le immagini! Però lo ha apprezzato tantissimo, e questa è la cosa più bella. Una soddisfazione che ripaga.
Qui ad ARF! si fa anche attività di scouting, tramite Job ARF!. Cosa deve fare un giovane autore per colpire Luca Frigerio o Noise Press, o comunque in generale per impressionare un editore?
Deve capire che è un lavoro e come in tutti i lavori puoi avere l’idea più bella del mondo ma se la presenti male hai già perso. È giusto essere sicuri di sé, ma non puoi pensare di essere giudice, giuria e boia. Devi capire che fai un lavoro che va in mano alle persone, e non tutti hanno la tua testa, non tutti conoscono i tuoi perché, perciò devi presentarti bene. La cosa fortunata è che ora molte scuole stanno preparando gli autori. Devi avere anche fortuna, riuscire a beccare il momento giusto… Come in amore, devi arrivare col tempismo giusto.
E riguardo al futuro di Noise Press? Ci puoi anticipare qualcosa?
Lanceremo una collana di volumi horror, che sarà molto variegata. Non sarà un horror standardizzato, sia dalla parte grafica che dalla parte delle storie. Ci saranno cose un po’ più classiche, altre più allucinanti. Continueremo la nostra serie steampunk, The Steams, che tratta un genere che io adoro e che in Italia è poco trattato, ma attorno al quale abbiamo avuto un’ottima risposta dal pubblico. E uscirà un’altra collana di progetti action. Attualmente sono in lavorazione una ventina di volumi che usciranno fra ora e il 2018.
Perfetto, per noi è tutto, e grazie o ancora per questa intervista!
Grazie a voi!