In quel di ARF! 2017 noi di Stay Nerd abbiamo avuto l’onore di fare quattro chiacchiere con Tito Faraci, sceneggiatore ormai storico di Topolino, dove si occupa di gestire i nuovi autori, ma anche spessissimo all’opera in Bonelli e in altre case editrici (qualcuno ha detto Diabolik?), senza contare la veste di romanziere. Insomma, un gigante del fumetto e della narrazione! Ecco com’è andata la nostra intervista…
Prima domanda a bruciapelo: com’è questa terza edizione di ARF!? Come ti sei trovato?
In realtà è la prima edizione dell’ARF! cui partecipo, ma di certo non sarà l’ultima. Mi sembra un festival molto amichevole e accogliente, c’è un rapporto diretto con il pubblico: ho avuto la possibilità di chiacchierare molto con i lettori e con i miei colleghi. È un vero festival, uno di quelli in cui si riescono ad avere idee nuove, una volta finito. Ha un aspetto culturale molto grande e non è per niente scontato. Ieri, parlando con Sio, ci siamo detti che per quante esperienze abbiamo avuto questa è sicuramente una di quelle che non dimenticheremo.
Ricollegandoci proprio al rapporto con il pubblico: tu ti occupi di Topolino, che è una testata con un pubblico vasto e affezionato anche, qualche volta, in maniera rigida. Come vivi il rapporto con il pubblico e, quando si presentano, con le polemiche? Ti sei ritrovato nel mezzo di qualche “scontro”?
Eh sì, è stata tutta così la mia carriera: quando ho iniziato negli anni ’90 proponevo, oggettivamente, cose innovative. Mi dispiace che non siano rimaste perché oggi quando faccio cose molto simili a quelle vengono giudicate comunque innovative. Questo significa che c’è una fetta di pubblico che è rimasta indietro. Dico sempre in maniera affettuosa che è come se i trentenni di oggi rimpiangessero gli anni ’50, nei quali non erano ancora nati! (ride) Io cerco di chiudere un po’ la finestra, non la porta, ma la finestra sì. Cerco di non sentire tutto il “brusio” che c’è fuori. Non ho Facebook, ad esempio. Ho Twitter: dove si può formare un rapporto cordiale, ma dove non si creano discussioni infinite. Sono raggiungibile, facile da trovare. Cerco di non farmi dire dai lettori cosa fare, ma questo è comune a ogni autore che deve andare avanti per la propria strada fino a che non è bene accetto dai propri editori e dal pubblico. So di avere un pubblico vasto, me ne rendo conto soprattutto in festival come questo, quindi sono contento. Ogni tanto polemizzo anch’io, soprattutto in tema Disney, attorno al quale sento un grosso senso di responsabilità perché, in ogni caso, sono un autore che ha qualcosa da dire, che ha fatto scuola. Quando ci sono discussioni che diventano grosse entro anch’io. Cerco di farlo in maniera civile, esprimendo la mia opinione in maniera chiara. Ma non è semplice. Questa è la vera risposta: non è semplice. Bisogna valutare caso per caso ma alle volte l’unica risposta giusta è il silenzio. Che non è una non risposta ma una risposta a tutti gli effetti.
Abbiamo parlato del rapporto con i lettori, adesso vorremmo chiederti del rapporto con gli autori. Tu ti occupi anche della gestione degli autori in Topolino?
Sì, seguo una squadra di nuovi autori. Qui all’ARF!, non faccio nomi, ma ho adocchiato un paio di autori che potrebbero dare i loro frutti. Chi lo sa. Questo non sarebbe potuto avvenire in un festival di un altro tipo perché qui il poter parlare con calma, discutere, confrontarsi, rende il tutto più facile e mi ha permesso di lanciare un “paio d’ami”. Vediamo se viene su qualcosa. Ho un buon rapporto con gli autori giovani, l’incarico in Topolino mi ha permesso di creare un rapporto molto stretto con i loro, ed è un rapporto da cui loro prendono tantissimo, ma dal quale anch’io prendo veramente tanto. Insegnando, c’è da imparare. Poi, in generale, con i miei colleghi ho un ottimo rapporto.
Un consiglio che daresti a un autore che vorrebbe lavorare per Topolino? Cosa bisogna fare per impressionare Tito Faraci?
Io voglio essere sorpreso. Se ci propinano le stesse cose, storie viste e riviste, non serve a nulla, abbiamo già autori che ne scrivono. Quindi da una parte deve sorprendermi, ma dall’altra deve dimostrare di conoscere bene quel mondo. Deve conoscere quali sono le attese e perfino le abitudini del lettore. Deve conoscere molto bene i personaggi e il linguaggio di Topolino. È un po’ un paradosso, ma da una parte ci vuole un grande rispetto della tradizione e dall’altra bisogna sapere essere autori, il che vuol dire saper inserire una propria “riconoscibilità” e quindi qualcosa di nuovo.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci puoi anticipare qualcosa?
Parliamo di un futuro molto presente. È partito Ridi Paperoga, che è un po’ un erede di Ridi Topolino, ma non è un Ridi Topolino 2.0. In un certo senso è un suo erede ma allo stesso tempo è una cosa nuova. Al fianco mio e di Marco Bolla, lo storico grafico di quella testata, c’è anche Sio che dice di essere figlio di Topolino in senso artistico, ma è pure un autore di questo momento e ci dà un aiuto a livello di freschezza. Questo è un progetto che è partito ora e stiamo lavorando sui nuovi numeri che saranno pieni di sorprese. Fra pochi giorni esce il primo numero della miniserie Bonelliana di sei numeri dedicata a Cico, che ho scritto completamente io. Si tratta anche di un nuovo formato, un po’ più grande, tutto a colori e con meno pagine. Sono contento di esser stato chiamato nuovamente in Bonelli per fare qualcosa di innovativo.
C’è molta innovazione adesso nel fumetto. Nuovi formati per vecchi fumetti, nuove edizioni, variazioni e così via. È un momento positivo per fare innovazione?
Le cose non sono facili comunque. Avere successo non è più semplice, ma questo spinge sicuramente a fare degli esperimenti. Lo si può dire con amara ironia, ma anche e soprattutto con ottimismo. Il fatto che le sfide siano diventate più difficili da vincere hanno fatto in modo che gli editori, che si stanno comportando molto bene in questo senso, abbiano il coraggio di pubblicare nuovi formati e nuovi contenuti, come è stato poi per Ridi Paperoga. Sotto questo punto di vista sono molto soddisfatto e molto fiducioso.
Bene. Grazie mille a Tito Faraci per questa intervista da parte di tutta Stay Nerd!
Grazie a voi!