Brzroom. Wroom Wroom.
Eh, la spada laser. Probabilmente è il motivo per cui abbiamo cominciato questa rubrica e stavamo solo cercando una scusa per non metterla per prima. Su quest’arma ci sono parecchie cose da dire quindi cercherò di non perdermi troppo nei singoli dettagli, parlando solo delle parti più importanti.
Come piccola #Nerdcuriosità, nel progetto iniziale di Star Wars le Lightsabers si chiamavano Lazerswords ed erano un oggetto comune, sia tra ribelli che stormtroopers. Poi Lucas decise di renderle esclusive dei Jedi e Sith, per dare loro un’aura di misticismo. Dopotutto se un gruppo combatte con un’arma “arcaica” nell’era dei blaster deve avere dei motivi validi no?
Parliamo onestamente e tra amici. Senza le spade laser a dare colore alla battaglia tra il bene e il male Star Wars sarebbe stato la metà famosa di quello che è ora. Uno Star Trek debole, alla meglio. Invece ci fu la felice intuizione di creare questa specie di “samurai” dello spazio profondo, che brandiscono armi luminose capaci di tagliare il metallo. Armi così pericolose che chiunque senza il rigorosissimo addestramento necessario a diventare un Jedi si taglierebbe qualcosa o peggio.
Tuttavia la storia dell’universo espanso di Guerre Stellari si svolge lungo decine di migliaia di anni, e in essi le spade laser sono comparse abbastanza in avanti.
Ingegneri stellari
Per molto tempo i precursori dei Jedi, i Je’daii, utilizzarono armi con lame vere, trattate in modo da poter canalizzare la Forza in esse. Come sono quindi arrivati a lame di energia?
Chi ha giocato a Knights of the Old Republic forse ricorda i Rakata, degli alienoni bruttoni con gli occhi a lato della testa. Erano una razza molto antica che ha sfruttato a lungo il lato oscuro della forza, finendo corrotta da esso. Con la loro conoscenza della forza crearono la forcesaber, che è esattamente quello che il nome suggerisce: una spada di forza pura, canalizzata attraverso un cristallo all’interno di una impugnatura trattata alchenicamente. Questa lama era di fatto la manifestazione fisica del lato oscuro della forza, quindi ad ogni attivazione l’utilizzatore correva il rischio di venirne corrotto.
Molto tempo dopo un membro dell’ordine Je’daii attraverso una visione del passato recuperò i segreti delle forcesabers, che vennero ricreate con tutti i rischi del caso. La reinvenzione di queste spade di energia creò la primissima frattura all’interno dell’ordine Je’daii tra chi era disposto a utilizzare le spade per il loro potere e chi si rifiutava di correre il rischio di cedere al lato oscuro.
La primissima spada laser vera e propria venne creata da un Je’daii conosciuto come “Maestro d’armi”, ma si trattava di un prototipo altamente instabile, utilizzato solo come oggetto cerimoniale mentre i je’daii continuavano con le lame metalliche. Quella spada, chiamata “prima lama” è stato però il trampolino di lancio per lo sviluppo di quella tecnologia.
Il passo successivo fu quello di sviluppare il metodo chiamato “blaster congelato”. Le lame divennero così dei fasci di energia che facendo inversione ad U ritornavano alla fonte, creando un fascio concentrato e stabile (invece che un idrante di plasma rovente). Queste armi erano però ancora energeticamente inefficienti, dato che erano collegate ad una batteria portata sulla cintura attraverso un cavo. Nonostante il cavo che limitava i movimenti, la scarsa durata della batteria e i rischi di sovraccarico, la pura superiorità di una lama di energia stabile la rese molto popolare tra i Je’daii quando affrontarono gli Je’daii Oscuri durante il conflitto conosciuto poi come “L’oscurità di cento anni”.
Può sembrare strano, ma l’avanzamento tecnologico delle protosaber è merito dei Sith, che riuscirono a sostituire la batteria esterna con celle energetiche installate nell’impugnatura stessa, oltre ad importanti modifiche riguardanti l’efficienza della lama (di cui parlerò nella sezione tecnica). Nonostante la superiorità tecnologica molti Sith continuarono ad utilizzare le armi metalliche, sia per questioni tecniche sia perché i Sith preferivano i tagli sanguinolenti piuttosto che ferite cauterizzate. Furono inoltre i primi a sviluppare i progetti per le spade a due lame, come quella che abbiamo visto in mano a Darth Maul. Nonostante dopo la fine dei conflitti futuri le lame doppie diventarono comuni anche tra i Jedi, continuarono ad essere considerate peculiarità dei Sith.
Durante la Grande guerra dell’Iperspazio, la tecnologia Sith arrivò alla portata della Repubblica e dei Jedi, che continuarono ad usare le protosaber non avendo il tempo di sfruttare la nuova scoperta. Alla fine della guerra le nuove spade laser vennero riprodotte e diventarono l’arma definitiva dell’ordine Jedi che conosciamo.
Fiiiine.
ORA VIA ALLA FUFFA TECNICA!
An elegant weapon from a more civilized age
Ok ci siamo, eccoci alla parte interessante dell’articolo: COME funziona una spada laser?
La componente basica di una Lightsaber è l’impugnatura ( ma va?). Come avete potuto notare in film fumetti e giochi, le dimensioni dell’impugnatura possono variare, così come la loro forma. Uno dei punti focali della costruzione della spada laser è che in un modo o nell’altro possano esprimere al meglio la personalità e lo stile dello studente. Questo porta a una enorme varietà di forme e dimensioni. Mettiamo a confronto l’impugnatura del conte Dooku e quella di Darth Vader. Una è curva ed elegante, adatta ad uno stile di spada simile alla scherma moderna, mentre l’altra è massiccia, adatta alla soverchiante potenza fisica di cui è capace l’esoscheletro di Vader. Nonostante le differenze, in un modo o nell’altro (almeno per i Jedi) l’impugnatura omaggia in un modo o nell’altro quella del maestro, in segno di rispetto.
All’interno dell’impugnatura ci sono delle celle energetiche al Diatum, un minerale capace di immagazzinare GRANDI quantità di energia. In un certo senso queste celle sono l’equivalente delle Duracell, lunga durata, facili da trovare in giro. Oltre alle spade laser si possono trovare nei blaster o in oggetti più mondani. Data la lunga durata, raramente una spada laser si scarica in momenti critici. E anche se accadesse, spesso l’impugnatura aveva un’altra cella di riserva.
L’energia emessa dalla cella viene poi convogliata attraverso una serie di lenti focalizzanti, che la trasforma in plasma.
Esistono diversi tipi di lenti focalizzanti che combinate tra di loro possono aggiungere diverse proprietà alla lama a seconda delle preferenze dell’utilizzatore. Ci sono lenti capaci di far vibrare la lama, rendendola migliore nel taglio ma meno stabile come consistenza, o altre che la rendono più “solida” per poter avere miglior controllo su altri fasci di plasma.
Il plasma focalizzato passa poi attraverso una serie di cristalli (minimo uno, ma se ne preferivano almeno tre) che lo trasformano nella energia che vediamo nella lama vera e propria. A questo punto il plasma fuoriesce dall’emettitore della lama, dove la matrice di emissione crea un fortissimo campo magnetico localizzato che contiene l’energia, confinandola nella forma cilindrica che conosciamo, decidendone anche la lunghezza. Senza la matrice l’energia emessa farebbe semplicemente esplodere l’impugnatura, con spiacevoli conseguenze.
A questo punto entra in gioco la innovazione inventata dai Sith che avevo accennato. Le prime lame stabili vennero create quando i Je’daii trovarono il modo di far tornare indietro l’energia verso l’emettitore, dandogli forma definita. Questo causava comunque una continua perdita di energia. La rivoluzione ci fu con l’introduzione di una componente caricata negativamente intorno all’emettitore della lama, dove il campo magnetico fa tornare l’energia una volta giunta alla punta. Il plasma viene poi riconvertito in energia attraverso un superconduttore e ridepositata all’interno della cella di energia. Di fatto la spada laser è un circolo continuo di energia che si consuma solo quando questo loop viene interrotto dal contatto della lama con qualcosa. Finché non si taglia qualcosa, l’energia utilizzata per creare il plasma non viene consumata, prolungando di molto la durata della batteria.
Riassumendo, il viaggio che compie l’energia è: batteria->lenti->cristalli->emettitore->punta della lama->emettitore->superconduttore->batteria.
Lo sforzo combinato di dissipatori di calore presenti sull’impugnatura e del campo magnetico evitano che l’utilizzatore sia esposto all’immenso calore generato dall’intero sistema, mentre ciò che viene a contatto diretto con la lama se lo becca tutto senza nessunissimo problema. Di conseguenza le ferite causate dalle spade laser si cauterizzano immediatamente, per questo la morte per dissanguamento come conseguenza di un duello è rara.
Chiamate lo chef Tony!
Oltre a contenere la lama e mantenerne la forma, il campo magnetico serve anche ad impedire che materiali troppo densi entrino all’interno del fascio di plasma e lo facciano saltare del tutto, mandando in corto la spada. Per questo quando la lama viene immersa in materiali ad alta densità atomica (come quando Qui-gon tenta di perforare un portone metallico) il campo magnetico crea una vera e propria sensazione di resistenza, facendo sembrare la lama “solida”. Per questo motivo tagliare materiali molto resistenti richiede un vero e proprio sforzo fisico da parte dell’utilizzatore per spingere avanti la lama superando la resistenza magnetica, oltre che più tempo perché il plasma lo fonda.
A parte i problemi con i materiali più densi, che con abbastanza tempo e pazienza possono essere tagliati, esistono materiali che le spade laser non possono tagliare affatto. Un esempio è il cortosis, un metallo energizzato che vediamo nello scudo di Darth Desolous nel primo Star Wars: Il Potere della Forza.
Oppure il phrik, usato per gli elettrobastoni dei droidi affidati al generale Grevious. Un altro problema delle lame è colpire un materiale superconduttivo, che disperderebbe il campo elettromagnetico destabilizzando completamente la lama. Come se non bastasse, nella galassia esistono varie specie viventi la cui pelle è refrattaria alle spade laser, tutte molto poco amichevoli.
Il campo magnetico della lama è capace di respingerne altri, come quello che avvolge il plasma dei colpi di blaster o quello di altre spade laser.
Riguardo ai blaster bisogna specificare una cosa: NON sono l’unico tipo di armi da fuoco utilizzate nella galassia di Star Wars. Esistono anche armi a proiettili metallici come le nostre, chiamati slugthrowers. Ecco, Se un Jedi provasse a deflettere uno di quelli si ritroverebbe un gavettone di metallo fuso in faccia, dato che il plasma non lo vaporizzerebbe abbastanza in fretta. Per questo era comune per chi volesse uccidere un Jedi utilizzare uno slugthrower, soprattutto tra i mercenari.
Quindi come potete intuire da questo capitoletto, la spada laser non è un’arma assoluta.
Combinando questi due cristalli ho ottenuto un colore mai visto prima: lo chiamerò… blallo.
A parte le impugnature, la caratteristica principale delle spade laser è il loro colore. Questo dipende dai cristalli inseriti al loro interno. Sul piano teorico esistono decine di colori diversi con diverse gradazioni, ma lungo l’intera saga cinematografica ne abbiamo visti pochi, mentre quelli più particolari vengono aggiunti nei videogiochi (come il mmorpg The Old Republic che ne ha molti). Nel complesso i colori occupano l’intero range tra bianco e nero. Quest’ultimo è esclusivo della Darksaber, una delle prime protosaber a batteria interna che viene mostrata nella serie animata.
I cristalli migliori hanno una particolare affinità con la forza, questo permetteva al padawan di meditare su di esso e infondervi la propria “essenza”, rendendo la lama VERAMENTE sua. Inizialmente questi cristalli venivano ricercati in tutta la galassia in quanto rari ed il colore identificava la “classe” del Jedi (guardiano, console, sentinella), ma con la scoperta dei ricchissimi giacimenti di cristalli Adegan del pianeta Ilum, divenne pratica comune raccoglierli da lì. Questo causò un calo di varietà nei colori, dato che i cristalli di Ilum producevano principalmente lame blu e verdi e la classificazione dei colori cadde in disuso già molto tempo prima della trilogia dei prequel.
La famosa lama viola di Mace Windu deriva da un rarissimo cristallo ricevuto in dono durante una missione da Padawan sul pianeta Hurrikaine.
I Sith invece cominciarono ad utilizzare cristalli sintetici rossi su decisione di Karness Muur, un Jedi oscuro vissuto nel periodo di transizione tra le protosaber e le lightsaber, ma la cosa fu discontinua fino alla ribellione di Darth Revan, che rese la lama rossa simbolo ufficiale dello scisma tra Jedi e Sith. Questi cristalli rossi vengono creati artificialmente in fornaci alimentate dal lato oscuro e colorati dalle emozioni negative dell’apprendista. Questi cristalli rossi sono leggermente più potenti di quelli trovati in natura, al punto che in circostanze rare una spada Sith ha rotto una Jedi.
Come potete immaginare su eventi del genere l’ego dei Sith ci fa surf, usandolo come motivo di orgoglio.
Varianti
Ok, l’articolo è su SPADE laser, ma in verità la tecnologia delle lame di plasma è stata applicata in molti altri modi.
Oltre alla spada singola e alla doppia, ci sono altre varietà di armi Jedi/Sith. Oltre a varianti più semplici che dipendono dalla lunghezza dell’impugnatura, come lo shoto (la spada corta), la picca laser o la spada a impugnatura lunga (l’equivalente di una nagamaki giapponese), esistono anche varianti più esotiche.
L’esempio principale è la frusta laser, il cui campo magnetico era flessibile, rendendola un’arma altamente imprevedibile e difficile da contrastare, anche se decisamente più debole e fragile di una normale spada laser.
Oltre a diversi tipi di lame, c’erano anche diverse forme di impugnature. Per esempio un tonfa con una lama laser che usciva dall’estremità più lunga. Oppure potevano essere adattate per essere nascoste in bastoni da passeggio o per connettersi tra di loro, potendo così passare fluidamente da due spade a una doppia.
Persino la variante crociata, che ha fatto tanto casino dopo il trailer, faceva già parte dell’universo espanso di Star Wars. Per esempio la spada di Roblio Darté, il tizio la cui immagine presa dalla wiki viene usata da tutti i siti per giustificare il trailer, ne aveva una con due emettitori di lama.
Tenendo conto che come ho detto l’energia non viene consumata fino a che le lame non colpiscono qualcosa, una spada con tre lame consumerebbe qualcosa di più solo per mantenere il campo magnetico. Poi se l’impugnatura è fatta di electrum come quella di Darth Sidious e Mace Windu, il problema che gli emettitori laterali vengano tagliati non sussiste.
Utilizzi
Data l’immensa quantità di materiale disponibile riguardo l’utilizzo delle spade laser, è il caso di evitare di parlarne troppo qui, anche perché renderebbe questo articolo MOLTO (più) lungo, e finirebbe per essere un copia e incolla dalle fonti.
Nell’universo espanso di Star Wars il combattimento con le spade laser è estensivamente discusso, al punto che numerosi gruppi di fan sono riusciti ad aprire vere e proprie scuole di combattimento, anche qui in Italia. Esistono stili distinti, tecniche definite e tutto quello che ci può essere in una vera arte marziale.
Nella prima trilogia (episodi IV V e VI), possiamo notare combattimenti molto più “lenti” e pesanti rispetto alla trilogia dei prequel, in cui la spettacolarità è all’ordine del giorno. Inizialmente George Lucas aveva pensato ad utilizzare la scherma moderna come riferimento per i Jedi, spostandosi poi su un misto di spadone medievale e Kendo, la cui apparente potenza visiva e “maestosità” era perfetta per un duello più statico che rifletteva quello che era uno scontro tra vecchi. Se riguardate lo scontro Obi wan/Darth Vader, e poi guardate un match di Kendo, potete notare varie somiglianze. L’utilizzo di colpi esclusivamente a due mani era inoltre in linea con l’idea originale di Lucas, secondo cui le spade laser erano estremamente pesanti.
Per i prequel invece si è andato più verso il wuxia (alla film di arti marziali cinesi), più acrobatico e fluido rispetto prima, per mostrare l’apice della tecnica Jedi eseguita da persone al massimo della forma fisica.
Un’eccezione è lo stile che vedete utilizzare dal conte Dooku, che è scherma moderna vera e propria, con l’utilizzo di impugnature curve analoghe a quelle delle sciabole. Questo perché Christopher Lee è uno schermidore professionista, quindi ha semplicemente combattuto come sapeva fare e l’universo espanso ha integrato il tutto nel suo canon.
La lama di una spada laser non ha massa percepibile, quindi senza adeguato allenamento è molto difficile riuscire a fare qualcosa senza mozzarsi una gamba o un braccio. Qui entra in gioco il rigoroso addestramento Jedi/Sith. Come potete immaginare la Forza è parte integrante di questa “arte marziale”. Essa viene utilizzata per guidare i movimenti, per estendere la percezione spaziale, aumentare la forza e la velocità degli attacchi e permettere tutte le acrobazie che vedete.
In sostanza una volta accese le spade i combattenti vanno alla FORZA PRENDI IL VOLANTE abbandonandosi alle loro percezioni della Forza per utilizzare le tecniche che sanno al momento giusto. La base del combattimento Jedi/Sith è quindi il sesto senso.
La particolare forma della spada laser, un cilindro che taglia a prescindere, e le capacità telecinetiche danno accesso a tecniche, posizioni e movimenti che non sarebbero applicabili con armi vere.
Allineare una lama per tagliare bene è più difficile di quel che si pensi, credetemi.
Le spade laser possono essere scagliate, guidate telecineticamente, spente e riaccese improvvisamente per togliere resistenza durante un contrasto e poi colpire improvvisamente e altro ancora. Ogni singola cosa è accuratamente codificata, e in questo si vedono le differenze tra lato chiaro e lato oscuro.
Mentre i Jedi possiedono molte tecniche atte a terminare un combattimento senza morti, come disarmi e menomazioni (le protesi sono diffuse, ricordiamo), i Sith ci contano a stroncare l’avversario con colpi potenti o torturarlo con taglietti su tutto il corpo per indebolirlo e umiliarlo.
Prima della eliminazione dei Jedi con il fatidico ordine 66, esistevano sette stili principali di spada. Ognuno ha caratteristiche e scopi propri, permettendo così la scelta al Sith/Jedi di sfruttare uno stile adatto alle proprie capacità e personalità. C’è per esempio lo stile di Dooku, che si specializza nei duelli uno contro uno tra spade laser, oppure ce n’è uno difensivo che ha come centro lo scontro con avversari armati di blaster. C’è uno stile difensivo semplice per i Jedi che passano molto tempo a studiare o in missione diplomatica, permettendo così di integrare le loro notevoli capacità della Forza, oppure ce n’è uno che sfrutta la forza per diventare più potenti e veloci, a costo di un maggiore sforzo fisico.
Tuttavia con la distruzione dei Jedi tutto questo è andato perduto, e durante la ricostruzione dell’ordine Jedi ad opera di Luke Skywalker, tutte le informazioni rinvenute dai documenti e dall’esperienza pratica di lui e dei suoi allievi venne riassunta in tre stili complessivi, Forte, Medio e Veloce.
Concludiamo va’
Come avrete notato la spada laser è un concetto con molte idee e lavoro dietro di esso. Mentre buona parte delle spiegazioni dell’universo espanso sono state create per giustificare cosa succede nei film (come la spada viola di Mace Windu che è viola solo perché Samuel L. Jackson la voleva così), possiamo concordare sul fatto che il tutto contribuisca ad aumentare il fascino guerriero che circonda le figure dei Jedi e dei Sith, due ordini che allo stesso tempo fanno parte e sono estranei nell’ambientazione futuristica di Star Wars.