Un film d’animazione che vuole strafare
Ispirata alla serie animata francese degli anni ’70, approda nelle sale cinematografiche italiane (dal 1° marzo) la pellicola diretta da Andres Couturier e disegnata da Craig Kellman (Hotel Transylvania e Madagascar): È arrivato il Broncio.
La storia, diretta dallo studio messicano Anima Estudios, si basa sulle vicende di Terry, un ragazzo divenuto proprietario del parco giochi della sua defunta nonna, impegnato a dover salvare la sua eredità dalla bancarotta e, contemporaneamente, il mondo magico della Principessa Alba, insidiato dal Broncio, il perfido mago della tristezza.
Dalle premesse sembrerebbe una pellicola di facile lettura, soprattutto dopo i primi minuti di proiezione, i quali ci mettono dinnanzi ad un’opera all’apparenza molto bambinesca e prevalentemente orientata verso un pubblico giovanissimo, ma non è propriamente così.
Passando per gradi, possiamo innanzitutto analizzare un aspetto assai particolare della pellicola, ovvero la computer grafica.
L’animazione, ovviamente non godendo delle finanze alle quali ci hanno abituato Disney e co. in questi anni, è qualitativamente buona, seppur inferiore, ma non ci lascia particolarmente entusiasti.
Le movenze e le azioni dei personaggi risultano sempre molto plasticose, caratteristica che risulterebbe perfetta se ci trovassimo di fronte ad una produzione in stop-motion, ma che, in questo caso, non è capace di valorizzare i coloratissimi, e simpatici, disegni di Kellman, finendo per offrirci un prodotto che visivamente ci soddisfa a metà.
Lo sviluppo narrativo invece funziona, visto che la trama è lineare, con un piccolissimo intreccio iniziale, banale, ma sostanzialmente giusto per il pubblico al quale viene presentata la pellicola.
Una proiezione omogenea, che segue uno script giustamente leggero, seppur troppo condensato in alcune sequenze, finendo per peccare nell’aver deciso di volersi dilungare troppo su argomenti futili ai fini della narrazione; un elemento che tuttavia – anche in questo caso – non farà sentire il suo peso sui piccoli spettatori.
Peccato invece per lo humour che, senza alcun dubbio, rappresenta l’aspetto di gran lunga più controverso dell’intera narrazione.
I personaggi che ci vengono presentati (molti dei quali doppiati da star americane quali Lily Collins o l’eccezionale, quanto improbabile, Ian McShane) sono tutti simpaticissimi, colorati e, seppur nei limiti del possibile, caratterizzati sufficientemente, tuttavia questa caratteristica è presente solamente nei tre/quattro ruoli chiave, tra cui ruba totalmente la scena il giovane Terry, in grado di far appassionare i più piccoli, mentre purtroppo molte figure di contorno risultano forzate e anche fastidiose.
Uno su tutti è la guardia del corpo della principessa, un cavernicolo di bassa statura, il quale nonostante (e per fortuna) appaia per pochi minuti del film, è solito sbagliare tutti i tempi verbali, finendo per risultare esageratamente odioso e diseducativo (al “se avrebbe” desideravamo uscire dalla sala).
Altre figure molto particolari e fuori luogo sono gli abitanti del castello dei palloncini, che ci vengono rappresentati come dei “radical chic” odierni, che hanno abbattuto ogni forma governativa, vivono di “ossigeno a Km. 0” e lottano contro gli avversari realizzando commenti negativi sui social network.
Un simile umorismo risulta fuori contesto per un pubblico che va dai 6 ai 10 anni di età, sia perché incapace di poter far nascere la benché minima risata, sia perché è impossibile che una simile caricatura possa essere colta dai bambini.
Un pubblico che, in ogni caso, finirà con l’apprezzare una pellicola del genere, ricca di emozionanti avventure coloratissime e un messaggio positivo e ricco di amore.
A conti fatti però questo film d’animazione appare quasi come un esperimento più che un prodotto studiato nel dettaglio, visti i ripetuti tentativi, sia tecnici che strutturali, volti a voler “osare” più del dovuto, senza riuscire tuttavia a trovare un’effettiva collocazione nel panorama d’animazione internazionale.
Verdetto
È arrivato il Broncio è un prodotto senza dubbio buono, ma incapace di trovare la propria identità. Con una trama piacevole e ben strutturata, nonostante alcuni punti di pausa ed una risoluzione finale un po’ raffazzonata, è comunque capace di appassionare il giovanissimo pubblico, grazie anche, e soprattutto, ai protagonisti dell’opera, sempre equilibrati e piacevoli durante l’intera proiezione.
Peccato per l’animazione non troppo convincente e per un umorismo a tratti fuori luogo per i giovani spettatori a cui si rivolge.