Dalla fantascienza al fantasy: torna la coppia Jeff Lemire – Dustin Nguyen. Ecco Ascender, il magnifico sequel di Descender: una storia al femminile, una battaglia a lungo attesa, che sta per esplodere, tra magia e tecnologia integrata.
Immaginare mondi altri, lontani, diversi. Non così diversi – poi – se pensiamo a come potremmo ridurre il nostro mondo a una landa desolata e senza speranza, se continuiamo ad agire nella direzione sbagliata. Jeff Lemire, con la sua fantasia sfrenata nutrita sempre più palesemente dal cinema con cui è cresciuto, fa questo. E con Ascender, toglie ogni freno e procede a briglie sciolte, con un respiro epico degno delle grandi saghe fantasy. Insieme a lui, Dustin Nguyen, con il suo immaginario stratificato, che rimanda ben al di là del tratto visibile.
Tornano, questi due autori così peculiari e pluripremiati, cinque anni dopo nel nostro tempo, dieci anni dopo quello narrativo, con il sequel di Descender, fumetto che conta sei volumi e che si era concluso con un titolo perentorio: La fine dell’universo. Bao Publishing, che ormai da tempo ci regala i lavori di Lemire, rende possibile anche in Italia leggere questo lavoro, pubblicando a partire dal 13 febbraio La galassia infestata, primo volume di Ascender, per ora unico, inizio di una nuova serie che si prospetta unita e insieme slegata da quella che l’ha preceduta.
Dalla fantascienza al fantasy: Ascender
Se Descender era una serie palesemente fantascientifica, con rimandi alla robotica dei grandi romanzi statunitensi, questo Ascender si impone, sin dalle prime tavole, prepotentemente fantasy, nei disegni come nella narrazione. Impossibile non pensare alla saga cinematografica di Guerre Stellari e a tutto il suo universo espanso. Il sapore è lo stesso: quel tempo sospeso, né futuro né passato, in una galassia (infestata) lontana lontana. Il sapore fortissimo tipico di quei racconti si fa largo nella compresenza di tecnologia e primitività: abiti, armi e oggetti quotidiani raccontano di un presente fatto di villaggi e tribù, eppure esistono robot, altre armi, rimandi continui a qualcosa di futuristico. E tutto è polveroso e desertico, come in certi mondi di Star Wars.
L’entità che si è impadronita dell’universo, la Madre, è il grande personaggio che entra in gioco in questo sequel. Rimando palese a Palpatine e all’Impero, così incappucciata, incartapecorita e capace di sentire e percepire la Magia in tutti i mondi, che vibra e invade ogni particella vivente e non vivente. È questa grande dittatrice che determina ora, a dieci anni dalla fine delle vicende di Descender, le sorti di tutti. “La madre è grande”, “La madre ti ama”, “La madre ti vede ovunque tu sia”. Lo ripetono le sue buffe e spietate – in quanto stupide – sentinelle volanti, lo ripetono gli abitanti dei mondi come saluto. Come facevano i nazisti.
È una storia al femminile quella di Ascender
Siamo, come dicevamo sopra, a dieci anni di distanza dal termine di Descender. Nel prologo al volume – lo schema si ripete – si impone la madre, che riceve un messaggio. Un misterioso mago sfugge alle sue percezioni. Più avanti costui sarà definito “la speranza”, sempre per i rimandi a Star Wars. Ma il primo personaggio che vediamo, quando il racconto entra nel vivo, è la piccola Mila. L’altro personaggio femminile che si contrappone alla Madre, per purezza, giovane età, ideali e carattere. Impulsiva e arrabbiata, piena di domande e sogni che non possono essere nutriti di esperienze e immagini. Scopriamo prestissimo essere la figlia di Andy ed Effie, nata quando lui aveva solo sedici anni. Sarà lei a ritrovare Bandit, il piccolo cucciolo androide incredibilmente sopravvissuto allo sterminio delle tecnologie operato dalla Madre. Non come Tim…
E più avanti ritorna anche Telsa, in una coppia inedita con la corpulenta Helsa, altre figure femminili, così preponderanti in questa prima avventura post-cataclisma. Eppure non è necessario aver letto Descender per poter godere della bellezza e dell’intensità delle tavole di Ascender. Un paio di flashback, la creazione e la scrittura di un mondo che non è legato a quello passato, complice proprio quel cataclisma. Tutto è fruibilissimo e indipendente, proprio come un film che funziona all’interno di una saga, ma anche in maniera del tutto indipendente. Le influenze cinematografiche di Jeff Lemire sono, ancora una volta, palesi.
Raccontare un mondo con il colore
Nei disegni di Dustin Nguyen possiamo respirare l’aria di questa galassia lontana e reduce dalla distruzione. Il mondo è cambiato, qualcosa è sopravvissuto. Non sappiamo come e non ci è dato saperlo. Ma di certo le atmosfere cupe e metalliche dell’era delle miniere e degli androidi sono lontane. È il potere affabulatore dell’acquarello a calarci in questa nuova era. È la palette delicata, fatta di rosa e azzurro mescolata a tinte fortissime e a tratti violenti, a catturarci in una spirale espressiva mentre leggiamo, a teletrasportarci in quelle lande e a intrappolarci lì, fosse anche per la durata di una pagina. Inquadrature intimiste, prospettiche, sui corpi dei personaggi, sulla testa sognante di Mila, o indugianti fra le ragnatele di rughe della Madre. È ancora una volta il cinema la cifra stilistica. Il cinema che pervade i disegni di Nguyen, oltre alla sceneggiatura di Lemire.
Una lettura che sfama, ma non sazia, che si fruisce con voluttà, servita una pietanza dopo l’altra, con gli accostamenti di colore che ben dividono una portata da un’altra, un mondo da un altro. Come in Star Wars, i personaggi che faranno la storia guardano il cielo, la sua immensità, e la fanno percepire a noi che li seguiamo. Ma sono in trappola: infinito cielo e nessun modo di andarsene. Per ora.