Viaggio nel deserto del Sinai

Assassin’s Creed: Origins lo abbiamo portato a termine già da un po’, ed è sorprendente quanto anche in fase di endgame il gioco abbia saputo mantenere alta la nostra attenzione. L’Egitto immaginato da Ubisoft, ricolmo di cospirazioni e misteri, ci ha infatti offerto una mappa tanto vasta e stratificata da averci tenuto impegnati per un bel po’, complice la mole a dir poco gargantuesca di incarichi ancora disponibili in giro per i nòmi d’Egitto.
Un solo difetto ci sentiamo di sottolineare, ed è quello relativo alla trama del gioco, di cui per altro avevamo già parlato in fase di recensione, e che a causa di un finale soddisfacente (ma frettoloso), ci ha lasciato con tanta, forse troppa, carne al fuoco.

Per fortuna, non sono passati che pochi mesi dal lancio, che ecco Ubisoft torna pronta a deliziarci con una nuova avventura nel mondo di Assassin’s Creed, ridando un po’ di spessore al racconto relativo alla vita di Bayek, e portando il gioco a compiere un piccolo passo avanti in termini temporali. Con “Gli Occulti”, la timeline si sposta di cinque anni nel futuro dagli eventi di Origins. Un salto piccolo ma fondamentale, che ci mostra, sostanzialmente, alcuni dei passi in avanti compiuti dalla Confraternita, qui nella sua prima ed embrionale versione, sempre e comunque contrapposta agli Antichi (i futuri Templari), con cui la guerra imperversa senza esclusione di colpi. Prima di snocciolare per bene i contenuti del DLC, una premessa è doverosa: per la sua natura fortemente narrativa, “Gli Occulti” non va assolutamente giocato prima di aver concluso la trama principale del gioco, o c’è il rischio di spoilerarsi alcuni eventi fondamentali relativi agli ultimi istanti di Origins. Non solo, tenete presente che il DLC richiede al giocatore un livello minimo pari al 40 per essere affrontato, non risparmiandosi passaggi ardimentosi per quei temerari che vorranno provare ad affrontarlo con un livello inferiore.

Agire nell’ombra

Liberatosi dal fardello della vendetta, avendo dato giustizia allo spirito di suo figlio Khemu, Bayek guida da 5 anni l’ordine degli Occulti, lontano da sua moglie, ormai trasferitasi stabilmente a Roma, ma accompagnato da tanti adepti che, condividendo con lui il sogno di un Egitto libero dallo schiavismo e dalla crudeltà, hanno infine deciso di aderire all’ordine. Siamo ancora agli inizi della storia di Assassin’s Creed. La cosa intrigante è proprio l’aspetto rudimentale che ha la confraternita, nulla più che un gruppo mal assortito di volenterosi che, oltre che la fede nel ruolo da Mentore di Bayek, condivide solo pochi ideali, e non è disciplinata da leggi o regole. La proto-confraternita degli assassini di Origins è ben tratteggiata da questo DLC, che anzi va a chiarire almeno una piccola (ma che dico, infinitesimale) parte delle curiosità relative all’ordine che, come saprete, non sono state affatto risolte dalla trama principale. Dato il contesto socio-politico del mediterraneo dell’epoca, non ci sorprende scoprire che l’ordine degli Antichi, dietro le cui maschere si nascosero i carnefici egiziani e romani del povero Khemu, è infine risorto. Come in un ciclo di malvagità che non può essere spezzato, nuove figure oscure si sono erte nel cuore del deserto, e nel Sinai (la nuova regione di gioco) gli Antichi hanno trovato terreno fertile per dar sfogo ai loro piani di conquista, in qualche formula connessi agli intrighi di una Roma sempre più scombussolata dal controllo di Giulio Cesare. Convocato dall’amica, e membro degli Occulti, Tahira, Bayek partirà quindi alla volta del Sinai, dove nei tre nòmi in cui è diviso il territorio dovrà dare la caccia ai nuovi araldi degli Antichi.

Sulle sponde del Mar Rosso

Poggiando l’intera esperienza nel Sinai su quanto di buono avevamo giocato durante la campagna principale, Gli Occulti si dimostra fin da subito un DLC complesso e completo, complice la lungimiranza di Ubisoft nel costruire una nuova ed ampia mappa di gioco che, seppur staccata da quella principale (stratagemma spesso usato nei titoli open world, e solo vagamente “fastidioso”) riesce a offrire lo stesso respiro, con una dose a dir poco generosa di incarichi secondari e luoghi da visitare. Divisa in tre nuove zone, e fortemente incentrata su paesaggi montuosi e desertici, pur non offrendo scorci bellissimi come quelli del gioco originale, riesce comunque a farsi apprezzare per la sua complessità, la sua stratificazione, e per la presenza di alcuni luoghi a dir poco particolari, come le cave di estrazione mineraria, con le loro alte e complesse strutture verticali, il desolato deserto con pochi e ben nascosti segreti, o l’alto e imponente tempio di Toth, custode di un segreto persosi nel tempo.
Più che la trama, che purtroppo ben poco rivela rispetto a quanto il giocatore vorrebbe sapere (invero persino il principale colpo di scena ha un sapore vagamente telefonato), è proprio il Sinai il grande protagonista di questo DLC, tanta è la complessità, la passione ma soprattutto la continuità con cui Ubisoft ci ha offerto questa esperienza aggiuntiva. A memoria nostra è la prima volta che per la serie venga sviluppato un contenuto addizionale dal sapore tanto ampio, ed in virtù di quello che poteva essere un lavoro di comodo (leggasi: aggiungere semplicemente nuove missioni alle sezioni di mappa meno frequentate del gioco originale) è a dir poco lodevole la volontà del team di continuare su quel percorso di “rivoluzione” che ha riportato prepotentemente Assassin’s Creed alla nostra attenzione.

E dunque Gli Occulti vi offrirà circa 5 ore di trama aggiuntiva, relativa – come detto – ai primi smottamenti dell’ordine degli Assassini, pardon, Occulti. Ma a contorno avrete da fare per almeno il doppio delle ore di cui sopra, specie se desidererete completare al 100% l’esplorazione di ogni missione e ogni anfratto. Del resto, quanto di buono c’era nella ricetta originale lo troverete anche qui tra missioni secondarie, insediamenti, pergamene del tesoro, luoghi di meditazione, cerchi di pietre e ovviamente Phylakes, qui di nuovo presenti con due nuovi cazzutissimi campioni pronti a farvi la pelle.
Non solo, il DLC compie anche un passo in avanti in termini di esperienza, e pur non aggiungendo nuove abilità ai tre alberi di Bayek, porta il level cap dal precedente livello 40 all’attuale 45, cui seguirà il 55 con il prossimo contenuto aggiuntivo, La Maledizione dei Faraoni (in arrivo il prossimo 6 marzo). L’idea è quella di dare un piccolo momento narrativo al lungo peregrinare relegato all’endgame, confezionando quindi un prodotto adatto ai soli giocatori esperienziati il che, specie considerando la curva di difficoltà, e la presenza a dir poco preponderante di truppe romane, rende il primo impatto con il Sinai non frustrante, ma anzi molto arduo e appagante. Il nostro consiglio, in ogni caso, è quello di settare il gioco in modo che tutti i personaggi di basso livello vengano livellati al vostro (opzione disponibile nel menù di gioco, e che noi caldeggiamo di attivare sin dalla conclusione della trama principale), così da poter godere di un’esperienza che, a prescindere dai parametri di sviluppo, riesca ad essere stimolante ed appagante in ogni frangente.

assassin's creed origins gli occulti recensione

Verdetto:

Gli Occulti, primo DLC narrativo per Assassin’s Creed: Origins, è un pacchetto con tutti i crismi. Siamo lontani da quel lavoro certosino che, ad esempio, CD Projekt Red aveva compiuto per il suo The Witcher 3, ma questo solo ed esclusivamente per motivi narrativi. La trama è infatti molto debole e, come in precedenza, sviluppata in modo frettoloso e non del tutto appagante. Pur riuscendo, nel suo piccolo, a darci un’idea di quelli che furono i primi anni della Confraternita degli Assassini, Origins zoppica molto in termini di profondità, e non riesce neanche stavolta a confezionare dei nemici memorabili, che sappiano competere, quanto meno, con i coprotagonisti. Ciò detto, val la pena sottolineare che dal punto di vista di costruzione della mappa, contesto storico, e ricchezza di incarichi, Gli Occulti svolge un lavoro egregio, e perfettamente in continuità con quanto avevamo amato ed apprezzato in Origins, sintomo di una Ubisoft che è cosciente di quanto i giocatori siano gratificati dalle cose fatte bene.