L’astrologia che piace ai millennials non è quella che pensate voi, ma forse è anche meglio
Come la moda ci insegna, tutto torna in auge, anche i pantaloni a vita bassa, anche l’astrologia. Sebbene il ritorno dei primi mi sembri molto più temibile di qualsiasi oroscopo abbia mai letto, oggi ci occuperemo di stelle, di astri e di come lo zodiaco sia diventato per la nostra generazione materiale memetico e psicoanalitico.
Nel primo episodio di The Big Bang Theory – serie passata da fenomeno di culto a guilty-senza-pleasure che nessuno ammette di aver guardato – Sheldon definisce l’astrologia “un’illusione culturale di massa a proposito del fatto che la posizione manifesta del sole in relazione a costellazioni arbitrariamente definite al momento della nascita possa incidere in qualche modo sulla personalità” e, del resto, non potevamo aspettarci certo un giudizio meno tranchant da un fisico teorico. Tuttavia, negli ultimi anni questa opposizione tra scienza e magia sembra assottigliarsi sempre di più, in un ribaltamento della terza legge di Clarke che potrebbe recitare che qualsiasi magia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla scienza.
Dagli anni settanta (periodo conosciuto dagli avventisti new age dell’epoca come Era dell’Aquario – un epoca che ha perso ormai il suo collegamento con gli allineamenti planetari per diventare universalmente sinonimo di pace, amore, cambiamento), in cui l’astrologia era una cosa seria, arriviamo infatti a questa astrologia 2.0, creata da millennials per millennials. Abbandonate le tabelle della compatibilità amorosa del Cioè e lasciati gli astrologi da salotto televisivo alle nonne, le e i trentenni di oggi – che non si lasciano certo spaventare dall’apparente contraddizione di credere contemporaneamente nella scienza e in Mercurio retrogrado – hanno trasformato i segni zodiacali in meme condivisibili che rafforzano la concezione delle caratteristiche assegnate a ciascun segno solare – ma ascendente e segno lunare acquisiscono un’importanza sempre maggiore per una lettura sfaccettata della persona – e creano un senso di comunione e condivisione tra persone nate nello stesso periodo dell’anno. L’astrologia dei millennials è – come tutti i meme – un connubio di riferimenti alti e bassi, di trend del momento, di condivisione e riconoscimento delle altrui forze e debolezze.
Come scrive Julie Beck in un articolo del 2018 di The Atlantic intitolato The New Age of Astrology: “l’astrologia esprime idee complesse sulla personalità, i cicli di vita e i modelli relazionali grazie alla scorciatoia dei pianeti e dei simboli zodiacali e queste scorciatoie funzionano bene online, dove simboli e abbreviazioni sono spesso integrati nella comunicazione.” Se – come canta Bo Burnham – tra carote e pesche anche il sexting è diventato uno scambio di emoji (We’ll use emojis only, we don’t need phonetical diction / We’ll talk dirty like we’re ancient Egyptians), non deve stupire che i segni zodiacali siano diventati per la nostra generazione un modo di fare comunità, noi che avevamo eletto le case di Hogwarts come nostra suddivisione interna basata sul carattere piuttosto che sul giorno di nascita, ma che ci siamo ritrovati a gestire l’incontinenza verbale dell’autrice di Harry Potter su argomenti che poco hanno a che spartire con il mondo magico che ha creato.
È dunque superfluo rimarcare come la ricerca di pattern si faccia più pressante in momenti di grande stress e incertezza come quello in cui stiamo vivendo e se da una parte l’astrologia è un passatempo innocuo, in cui i temi natale delle star di Hollywood vengono analizzati per estrapolarne archetipi che riecheggiano delle figure mitologiche pagane – J.Lo (Leone) come Afrodite, la power couple formata da Beyoncé (Vergine) e Jay Z (Sagittario) come specchio contemporaneo dei sovrani dell’Olimpo Era e Zeus – dall’altra il costante lavoro di autoanalisi messo in atto da molti di noi fa sì che la lettura quotidiana dell’oroscopo abbia lasciato il passo a un’astrologia più riflessiva – diffusasi, qua in Italia, anche grazie all’oroscopo di Rob Brezsny presente nelle pagine di Internazionale – che spinge la persona a riconoscere i propri difetti e lavorarci su. L’approccio al segno zodiacale è passato da una semplice constatazione dei difetti che come una spada di Damocle astrale sembrano essere calati su di noi alla nascita a una costante ricerca di equilibrio e miglioramento personale. Non più, quindi, “sono fatto così, è colpa del mio segno zodiacale”, quanto piuttosto “so che potrei avere la tendenza ad avere questo comportamento sgradevole per me e per gli altri, cercherò di non eccedere.”
Resta da capire come sia possibile conciliare scienza e astrologia. È possibile credere nell’oroscopo e nel progresso tecnologico? Se, come abbiamo visto in precedenza, l’astrologia viene codificata come complesso di simboli e non come strumento di previsione del futuro, la fiducia nella scienza e l’astrologia convivono. Del resto, però, come scrive Astri Amari nel suo manifesto dell’Astrologia Queer: “L’astrologia non è scientifica, vero, ma la cosa meravigliosa è che non gliene frega nulla di esserlo” e in un’ottica intersezionale – in cui cioè ogni storia, ogni battaglia, ogni pensiero è in relazione con altri, diversi e comuni – l’astrologia dialoga con gli altri elementi che fanno parte della nostra vita. Ne sono esempi tra i più luminosi e ispiranti i consigli di lettura ispirati ai segni zodiacali di Book Riot e l’oroscopo letterario di Diletta Crudeli aka Paper Moon.
Premesso perciò che l’astrologia – proprio come la fantascienza – non è uno strumento oracolare, ma piuttosto un mezzo per interpretare il mondo, negli ultimi anni il dialogo tra le due si è fatto frequente e in grado di regalare ottimi spunti di riflessione. Ne è un esempio il quinto episodio della seconda stagione di The Orville, la serie startrekkish di Seth MacFarlane; in All the World is Birthday Cake la crew del Capitano Mercer stabilisce un primo contatto con una civiltà che considera le persone nate in un determinato mese dell’anno – venute al mondo sotto il segno di Giliac – potenzialmente violente e pericolose, fino ad arrivare a rinchiuderle in dei campi di prigionia. Anche in questo caso la fantascienza non si inventa niente, anzi, rielabora – nel caso di The Orville con una buona profondità di pensiero – discriminazioni che hanno realmente avuto luogo sul pianeta Terra, come quelle che subiscono in Cina le persone del segno della Vergine, considerate ipercritiche, esigenti, schizzinose, fintanto che in alcuni annunci di lavoro si trova esplicitato che non si accettano candidature da persone di quel segno.
Infine, anche nella letteratura fantastica si trovano ottimi esempi di storie ispirate o influenzate dall’oroscopo: ricordiamo tra gli altri Zodiac, di Errico Passaro, che prende spunto – nelle parole dell’autore – dalla domanda: “cosa succederebbe se [la lettura quotidiana dell’oroscopo], anziché volontaria, fosse frutto di una coercizione legale?” e la più recente Antologia Fantastica Sullo Zodiaco Occidentale di Watson Edizioni, che dalla A di Ariete alla O di Ofiuco regala a chi legge tredici storie (e tredici illustrazioni) che esplorano le zone più oscure della psiche umana, ma anche il rapporto tra uomo e natura, con i segni, i mostri, che ancora una volta si fanno simboli dell’animo umano.