“Guai a chi dell’Alchimista s’innamora, perde il tempo, il cervello e va in malora.”

 

Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book dopo aver alimentato la lista dei JRPG un po’ waifu su PlayStation 4, fa il grande salto e sbarca finalmente anche su Steam per tutti i possessori di PC.

La cosa positiva è che in questa versione sono già inclusi tutti i DLC precedentemente usciti sulla console di casa Sony, che in questo caso comprendono una nuova selezione di tracce sonore e la Mappa dell’Archivio Segreto in grado di sbloccare un Dungeon Extra. Ovviamente in un gioco del genere come DLC non potevano mancare anche nuovi costumi extra dalla mise abbastanza succinta per tutte le eroine della storia, per dare quel tocco da otaku perv che in giochi del genere non guasta mai.

Come in ogni altro capitolo della serie targata GUST, la storia ricalca più o meno lo stesso iter narrativo: la protagonista è una dolce, bellissima e poco indifesa alchimista che per migliorare le sue doti alchemiche dovrà viaggiare in lungo e in largo alla ricerca di materiali rari e potenti. Questo capitolo è ideale quindi sia per i novizi che vogliano avvicinarsi alla saga per la prima volta che per i fan della serie, dato che Atelier Sophie presenta alcune piccole ma importanti differenze tecniche nella sua struttura.

A differenza degli altri giochi di ruolo di stampo nipponico, qui il mondo non è minacciato da nessun pazzo psicopatico in cerca di vendetta per aver avuto un’infanzia difficile; il gioco si pone quasi come uno Slice of Life, con mansioni e piccole quest giornaliere da svolgere, oltre al dipanarsi della storia principale; la protagonista Sophie cresce e sviluppa conoscenze alchemiche attraverso l’esplorazione e l’interazione con gli altri personaggi. In più, i limiti di tempo che caratterizzavano i precedenti capitoli di Atelier sono finalmente scomparsi, quindi il giocatore ha tutto il tempo che vuole per esplorare, combattere o chiudersi per elaborare armi, armature e items vari con l’Alchimia.

La storia si dipana con molta calma, senza alcuna fretta ed in estrema tranquillità.
La nonna di Sophie è passata a miglior vita e lei eredita il suo studio alchemico. Qui la ragazza trova un libro parlante, un vero ricettario magico, privo però di memoria; il manuale infatti non ricorda niente e chiede a Sophie di aiutarlo a riacquistare le sue funzioni scrivendo al suo interno le formule alchemiche che troverà sparse in giro per il mondo. L’arrivo di un personaggio, che sembra avere molto a cuore l’esistenza di questo libro, dà l’incipit alla storia del gioco.

Da qui inizierà il lungo viaggio che porterà la ragazza a visitare nuove città e a conversare con nuovi ed eccentrici personaggi, per soddisfare le loro richieste come nel più classico dei giochi di ruolo, tra combattimenti ed esplorazioni di nuovi territori.

Graficamente parlando, il gioco, provenendo da un ambiente console, presenta scenari e ambientazioni abbastanza scarne a livello strutturale: le aree esplorabili delle mappe sono infatti zone chiuse sempre molto simili tra loro, condite da qualche manciata di nemici e qualche punto luminoso qui e là ad indicare gli oggetti che possono essere raccolti.
Come se non bastasse, barriere invisibili rendono ben chiari i limiti entro cui l’esplorazione è consentita; e anche se proseguendo nel gioco la situazione non migliora molto, il senso di scoperta viene sempre brutalmente ucciso da questa scarsa interattività. La cosa non migliora di certo nelle città, delle quali sono esplorabili solamente determinate sezioni e in cui gli NPC sembrano posizionati come robot in attesa di essere ascoltati. Dopo qualche ora, la voglia di girare tra i vicoli in cerca di segreti sarà definitivamente scemata. Questa versione Steam ovviamente introduce la possibilità di giocare ad una risoluzione grafica più elevata rispetto alla controparte console: per le schede grafiche recenti arrivare a 4K di risoluzione con Atelier sarà uno scherzo, ovviamente il tutto può anche girare tranquillamente a 60 FPS fissi.

A questo si aggiunge però l’inspiegabile difetto di non poter rimappare i tasti della tastiera a propria scelta, virando inevitabilmente verso l’uso di un joypad esterno (sia esso Steam Controller, DualShock o di terze parti), che per fortuna può essere usato per giocare con gli stessi controlli che si avevano sulla console di casa Sony.

Per fortuna i combattimenti a turni sono godibili, e per procedere nel gioco bisognerà avere un minimo di oculatezza nel creare gli oggetti alchemici più adatti alle varie circostanze di combattimento. Anche il posizionamento tattico in battaglia gioca la sua parte: a seconda della collocazione dei protagonisti infatti dipenderà il tipo di attacco che potrà essere eseguito; combo e speciali saranno dunque attivabili solo se si è nel punto giusto al momento giusto. Nulla di complicato e trascendentale per carità, l’innovazione dei combattimenti non è mai stato il punto forte della serie.

Il problema delle battaglie purtroppo è grafico: anche se i personaggi e i nemici sono curati e sfoggiano uno stile Anime in Cel-shading discreto, i modelli si ripetono fino alla nausea, variando spesso solo nelle colorazioni, per far finta che si differenzino costantemente. Questo escamotage poteva andare bene negli anni ’90, ma al giorno d’oggiuna cosa del genere è a dir poco ridicola.

Altra pecca riscontrata risulta la presenza di picchi molto fastidiosi di lag che compaiono solo nel menu principale e nei vari sotto menu, i quali fanno rallentare il gioco di parecchio, a volte facendolo crollare anche sotto i 30 fps; si spera che questa svista di programmazione possa essere corretta nel prossimo futuro con una mini patch.

Per proseguire la storia sarà necessario chiacchierare molto con gli abitanti delle città e con i personaggi del nostro party. Scoprire tutte le varie sotto-trame infatti porterà via almeno una ventina di ore, che si aggiungono ad altre venti necessarie per completare la storia principale.
Non vi aspettate però Side-Quest emozionanti: il coinvolgimento sarà sempre ai minimi termini, con le solite noiose richieste di portare a termine consegne o di uccidere determinati nemici.

Di contro la parte più divertente risulta essere senza dubbio la creazione alchemica di pozioni, armi e utensili vari, punto cardine su cui ruota l’intero franchise: a seconda degli ingredienti scelti infatti, cambierà anche la qualità e gli effetti bonus o malus insiti nell’oggetto creato. Perfezionare le ricette alchemiche, trovarne di nuove e scegliere con cura la giusta miscela di sostanze diventerà quindi un obiettivo fondamentale del gioco e in questo la serie Atelier sa dare veramente il meglio, complici anche i precedenti capitoli della saga.

Ottimo anche il comparto audio che permette di poter scegliere tra un doppiaggio inglese (carino) e le voci originali giapponesi, opzione caldamente consigliata perché in un gioco del genere, siparietti e scenette acquistano davvero più comicità se ascoltati nella loro lingua madre.

Conclusioni

Il problema di fondo di questo titolo è che a lungo andare ogni singolo aspetto del gioco diventa ripetitivo e quindi noioso: i combattimenti, l’esplorazione, la ricerca degli ingredienti e le conversazioni con gli NPC.
Perché giocarlo allora? Perché come in alcuni giochi, come ad esempio Harvest Moon e altri simulator simili, la lenta e costante crescita nell’abilità alchemica di Sophie gratificherà il giocatore, gli darà soddisfazione e stimolo per farla migliorare ulteriormente, e questo basterà a dar vita a una struttura divertente e senza troppe ambizioni.

A Compile Heart e Gust si deve il merito e la buona volontà di aver voluto ampliare il catalogo JRPG di Steam con l’ultimo nato della serie Atelier, ma purtroppo siamo ancora ben lontani da capisaldi del genere come le serie di Trails in the Sky e Tales Of.