Avengers: Age of Ultron Recensione – Marvel non sbaglia un colpo
Dopo un’attesa pressoché infinita, e dopo aver solleticato il nostro hype a botta di annunci, trailer e una marea di speculazioni, Avengers: Age of Ultron arriva finalmente sui nostri schermi, carico di una serie di aspettative che, diciamolo subito, in gran parte si sublimano nelle oltre due ore di sconquassante visione supereroistica.
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Diretto da Joss Whedon, Age of Ultron, su tutto, si conferma come un ottimo sequel, riuscendo a creare, più che dignitosamente, un plot degno del primo capitolo e perfettamente in linea con quella che è l’ideologica evoluzione del supergruppo Marvel. Avendo alle spalle gli accadimenti del primo film, ma anche quelli di Captain America: Winter Soldier, il film ci cala subito nell’azione con il gruppo degli eroi più potenti della Terra intento a smantellare le varie basi Hydra in giro per il mondo alla ricerca forsennata dello scettro di Loki, attualmente nelle mani del Barone Strucker.
Proprio Strucker ha tuttavia scoperto come utilizzare in modo nuovo i poteri dello scettro, tanto da aver creato con essi due gemelli, Wanda e Pietro Maximoff, dotati di incredibili poteri. Affrontati i gemelli non senza grattacapi, gli Avengers fanno quindi breccia nella base di Strucker dove, constatando l’avanzamento degli esperimenti del Barone incentrati sulla tecnologia aliena dei Chitauri e sullo stesso scettro, Tony Stark si renderà conto di quanto sarà sempre più difficile per gli eroi fronteggiare certe minacce ed architetterà, sfruttando proprio lo scettro di Loki, un piano per la difesa globale: un’intelligenza artificiale votata alla pace di nome Ultron grazie alla quale, spera, i supereroi possano andare in pensione. Ovviamente, le cose prenderanno ben presto una brutta piega ed Ultron si libererà ben presto dei “fili” di suo padre trasformandosi in un villain con un certo pallino per la teatralità.
Avengers: Age of Ultron è un film lungo e pieno di dinamiche. Nelle oltre due ore di visione, tuttavia, non si accusa mai alcun segno di stanchezza ed anzi, tutto scorre liscio fino alla fine seppur con qualche acciaccatura. Il problema fondamentale del film è solo uno: l’eccezionale numero di volti che si avvicendano sullo schermo e la necessità di voler dare ad ognuno di essi il giusto spazio, laddove nel primo film, ad esempio, alcuni di essi venivano decisamente messi in secondo piano. Nessuna meraviglia in tal senso che il grande “escluso” del primo film, ossia Occhio di Falco, abbia in Age of Ultron uno spazio più che consistente, con il film che cerca di tracciarne le motivazioni, di sfaccettarne il carattere e di dargli anche dei momenti di puro eroismo di cui è protagonista assoluto, sempre giocando con quella verve tipica dei film Marvel, capace di piazzare una battutina goliardica anche in quei contesti di pura azione. Ma è proprio in questi frangenti, ossia nella ricerca dell’interiorità dei personaggi, che il film zoppica, proponendo delle situazioni che, di fatto, non si sublimano né spiegano quello che dovrebbero, dando invece una sorta di “infarinatura” che, specialmente per i personaggi di Vedova Nera e lo stesso Occhio di Falco, mette una pezza alla mancanza di un film in solitaria. In ogni caso intendiamoci: non si tratta ASSOLUTAMENTE di un brutto film, ed anzi la mole di azione, divertimento e fumettoso cazzeggio presente nelle due ore e mezza di proiezione vi lascerà spesso piacevolmente galvanizzati, con robot intenti a suonarsele di santa ragione, esplosioni, cataclismi vari ed anche pura tamarragine supereroistica godibile, incredibilmente, persino in 3D che pur non usufruendo di oggetti che volano fuori dallo schermo, offre piuttosto una più piacevole profondità di campo, dando all’immagine uno spessore francamente lodevole senza troppo scurire le scene.
Ultimo appunto sulla presenza dei volti nuovi: avremmo voluto di più. Con l’aggiunta di tre nuovi personaggi e la comparsa di un nuovo villain (Ulysses Klaw che, per inciso, Andy Serkis ha reso in un modo decisamente gradevole e inatteso) ci saremmo aspettati qualcosa da vedere o da scoprire in più. Anche La Visione, dietro cui tanto a lungo si è speculato, gode in fin dei conti di uno spazio non propriamente gratificante sebbene sia abbastanza sufficiente a rendere il personaggio memorabile e gradevolissimo.
L’idea è che Age of Ultron, nonostante le speculazioni, le macchinazioni ed anche la sua stessa trama, sia un ponte narrativo che, in primis, ci porterà a Civil War e in seconda istanza al desideratissimo Infinity War che, a maggior ragione del lavoro dei prossimi due anni in casa Marvel, si prospetta già da ora come la più grande royal rumble supereroistica del grande schermo. In sintesi: Age of Ultron è un ottimo cinecomics nello stile Marvel, ed è un film che segna un punto in almeno ognuna delle sue premesse. Si tratta però, come tutte le opere intermedie, di un qualcosa che non sintetizza appieno i desideri dello spettatore che una volta uscito dalla sala non potrà fare altro che desiderare di vedere di più e subito domandandosi per forza di cose quali saranno le pieghe che le vicende prenderanno. Il lavoro di Age of Ultron, insomma, al di la dell’essere 150 minuti di puro intrattenimento, è quello di gettare le basi per un nuovo status quo per i Vendicatori forse conscio che, prima o poi, anche un prodotto di successo con attori di successo deve darsi una rinfrescata. Non perché sia oggettivamente utile oggi, ma perché potrebbe servire domani.