Avengers: Endgame sta per arrivare. Ma qual è il primo fumetto della storia della Marvel che ha avuto questo titolo?
Avengers: Endgame è qui, e più o meno mentre lo aspettavamo siamo tutti impazziti. Niente di strano: la spasmodica attesa porta spesso i fan a perdere letteralmente la testa, in particolar modo se molto lunga. Non giriamoci intorno: fa parte della strategia prediletta del moderno showbusiness per creare aspettative intorno ad un prodotto e passare di conseguenza all’incasso senza troppi affanni.
In alcuni casi, l’hype viene cavalcato con intelligenza mentre, in altri, viene stuzzicato in maniera truffaldina e trasformato in una spasmodica tortura. Una tortura che non conosce sosta salvo nelle occasioni in cui viene mostrato questo o quel teaser, questo o quel trailer o, addirittura, uno screenshot casuale il cui rilascio può significare tutto o niente.
Spesso, l’unico modo per sopravvivere a questa sofferenza è tenere a bada la scimmia sulla spalla attraverso teorie e controteorie, campate in aria o verosimili che siano. E, in questi mesi, ne abbiamo visto a frotte riguardo ad Endgame, talmente tante da rasentare la nausea. Benché diversissime tra loro, hanno tutte avuto un pregio: sono andate a spulciare in dettagli trascurati dell’MCU e tra le più anonime storie Marvel mai pubblicate. E ha riacceso i riflettori sulla prima storia mai chiamata “Endgame“, un classico del 1969 scritto dalla leggenda Roy Thomas e illustrato dall’ancora più leggendario Sal Buscema.Bisogna dire, per dovere di cronaca, che questa non è l’unica pubblicazione a fumetti Marvel che si può fregiare del titolo di “Endgame“. Anzi, nella lunga vita della casa editrice se ne possono trovare una quindicina con quel nome sopra. Non stupitevi troppo: la Marvel pubblica saghe a fumetti da quasi ottant’anni, fin dai tempi in cui si chiamava Timely Comics, come i festeggiamenti per il suo ottuagenario compleanno, previsti per l’estate 2019, ci ricordano. E questo titolo a volte indicava l’esito di una macro-trama gigantesca, a volte di un mega-crossover e, altre ancora, di minimali drammi personali e di giochi di potere.
In ogni caso, nonostante la loro sostanziale diversità, si può riconoscere un punto comune: si è trattato di una piccola svolta, di una ripartenza necessaria per questo o quel supergruppo o questo o quel personaggio. Un turning point, come si direbbe oggi. E tutti hanno avuto origine dal primissimo Endgame. Siete pronti a fare un viaggio alle origini dell’Universo Marvel?
Avengers #69-71, un Endgame sul finire della Silver Age
Come abbiamo detto, il primo albo chiamato “Endgame!” (col punto esclamativo, che allora era un’immancabile presenza) è un classicone realizzato in coppia da Roy Thomas e Sal Buscema. L’albo è il numero #71 della testata The Avengers, che ha da poco ripreso il suo nome storico dopo la parentesi “The Mighty Avengers“, ed esce a dicembre del 1969. Sulla copertina, d’incredibile impatto, vediamo la consueta scena di battaglia, una tradizione del periodo visto che l’intenzione era quella di attirare subito l’attenzione del lettore, spesso giovane o giovanissimo.
Tuttavia, c’è qualcosa di diverso rispetto al solito: gli Avengers non stanno lottando contro un pericoloso nemico bensì, apparentemente, tra di loro. Infatti vediamo Pantera Nera, il Calabrone e la Visione occupati a fronteggiare una dura battaglia contro Capitan America, Namor e quella che sembra proprio la Torcia Umana. Sullo sfondo, troneggiano le case di Parigi e una gigantesca Torre Eiffel.
Per i lettori dell’ultima ora, che magari si sono avvicinati al fumetto durante una visita al drugstore del proprio quartiere, quell’immagina dovrà essere sembrata spiazzante. E probabilmente sono seguite non poche domande. Perché gli Avengers sono in Francia? Perché stanno combattendo tra di loro? Cosa ci fa la Torcia Umana? E Namor? Al contrario, per i lettori che negli ultimi mesi hanno seguito questa saga la scena può risultare non particolarmente strana, ma di sicuro impressionante. Infatti, da un paio di numeri gli Eroi più potenti della Terra sono al centro di un sadico gioco portato avanti in seguito ad una terribile scommessa. Ma andiamo con ordine.
Sull’albo The Mighty Avengers #69, troviamo Thor, Capitan America, il Calabrone, Wasp, Goliath (una delle identità di Clint Barton) e la Visione correre per i corridoi di un ospedale. Hanno infatti saputo che Tony Stark, il filantropo che li sta sostenendo nella loro attività, è in fin di vita. Raggiungono il suo capezzale, nella speranza di scoprire qual è il male che affligge il magnate e se c’è una cura per salvarlo. Intanto, mentre discutono, si chiedono del perché Iron Man non sia lì con loro. Non possono sapere che in realtà Tony e l’Uomo di Ferro sono la stessa persona: a quei tempi, la sua identità non era di pubblico dominio come oggi (e nei film).
All’improvviso sono attaccati dallo Stimuloide (The Growing Man in originale), che rapisce il corpo dormiente di Stark. Gli Avengers cercano di recuperarlo, quando vengono investiti da una fortissima luce che li inghiotte e li trasporta chissà dove. Quando aprono gli occhi, scoprono di trovarsi al cospetto di Kang, il Conquistatore, il loro acerrimo nemico.
Kang, com’è nel suo stile, li accoglie ostentando superiorità e fierezza, senza perdere occasione per sminuire i suoi irriducibili avversari. I Vendicatori, allora, si preparano ad attaccare, quando il Conquistatore li ferma. Dice che non li ha convocati lì per combattere, bensì per collaborare. Straniti, gli eroi ascoltano le sue parole. Sono abituati a fronteggiare i deliri di onnipotenza di questo genio, viaggiatore del tempo proveniente dal trentunesimo secolo, oltre che a mandare all’aria ogni suo piano di conquista.
Tuttavia, per una volta non sarà così: Kang ha bisogno del loro aiuto, come conferma Pantera Nera, anche lui giunto sul posto. Il Gran Maestro (un Antico dell’Universo che nei film abbiamo conosciuto in Ragnarok, qui al suo esordio assoluto) si è presentato a lui per concedergli un potere illimitato sulla vita e sulla morte, ben sapendo che per il Conquistare è indispensabile per poter salvare la sua amata Ravonna, in stato di animazione sospesa. In cambio, tuttavia, la straordinaria creatura vuole sfidare Kang al “gioco delle galassie”: se lui vincerà, avrà ciò che vuole, altrimenti la Terra scomparirà nel nulla e sarà come se non fosse mai esistita.
“In cosa consiste questo gioco?”, chiedono gli Avengers. Si tratta di una pericolosissima partita a scacchi dove le pedine sono gli Avengers stessi, che dovranno sfidare dei campioni scelti dal Gran Maestro in persona. A quel punto, l’Antico dell’Universo decide di mostrarsi ai presenti, confermando la versione di Kang. I Vendicatori accettano, pronti a tutto per salvare la Terra. Allora, l’entità cosmica usa i suoi straordinari poteri per teletrasportare Capitan America, Goliath e Thor in luogo imprecisato. Il gioco ha così inizio.
Avengers, giorni di un futuro Endgame
Ad attenderli trovano lo Squadrone Sinistro, un gruppo di super criminali composto da Hyperion, Dr. Spectrum, Whizzer e Nighthawk. Gli Avengers fanno appena in tempo a rendersi conto dove sono e soprattutto quando, mentre l’arrivo inaspettato di Iron Man, ristabilitosi dall’operazione che ha salvato la vita al suo alter ego, gli fa capire che sono tornati nel presente. A quel punto, lo Squadrone Sinistro racconta che è stato proprio il Gran Maestro a donargli i loro poteri, trasportandoli in diverse epoche passate del mondo. E sempre il Gran Maestro spiega le regole della sfida: ciascuno degli eroi affronterà un avversario preciso all’ombra di un monumento nazionale.
Capitan America viene mandato alla Statua della Libertà dove ha facile ragione del suo nemico, Nighthawk. Stesso discorso per Iron Man e Thor, spediti rispettivamente al Taj Mahal e sotto la Sfinge per combattere contro il Dr. Spectrum e Hyperion. L’unico che ha qualche difficoltà è Goliath, che si trova a scontrarsi con Whizzer all’ombra del Big Ben. A soccorrerlo, arriva Dane Whitman, il Cavaliere Nero, un supereroe inglese ideato proprio da Roy Thomas nel 1967, sempre sulle pagine di The Avengers. Il Cavaliere Nero cerca di aiutare il suo collega Goliath, ma l’intrusione non viene gradita dal Gran Maestro che appare e porta via Clint Barton, decretando conclusa la prima fase del “gioco”.Il Cavaliere Nero però non demorde e, utilizzando il Braciere della Verità, comprende cosa sta succedendo e grazie al potere della sua mistica spada d’ebano riesce a raggiungere il trentunesimo secolo. Nel frattempo, il Gran Maestro ha spedito Pantera Nera, Visione e il Calabrone nella Parigi occupata dai Nazisti del 1941. Gli eroi, spaesati, scoprono presto perché sono stati mandati lì: per vincere la sfida, devono infatti sconfiggere gli Invasori.
Gli Invasori sono una creazione originale (una tra le tante) di Roy Thomas, il quale rivoluzionò l’Universo Marvel ipotizzando che, durante la Seconda Guerra Mondiale, Capitan America e Bucky avessero combattuto al fianco degli altri volti storici degli anni ’40 come Namor il Sub-Mariner, Toro e la Torcia Umana Originale, i primi supereroi della Timely Comics. Una sorta di Avengers ante litteram, per intendersi. Ecco spiegata, dunque, la copertina: la Visione, Pantera Nera e il Calabrone si trovano ad incrociare i pugni con gli eroi degli anni ’40 durante l’occupazione tedesca. Nel frattempo, il Cavaliere Nero trova gli Avengers imprigionati da Kang dopo la loro vittoria contro lo Squadrone Sinistro e li libera.Il gruppo si prepara a fronteggiare il Conquistatore, quando riappaiono Pantera Nera, Visione e il Calabrone, che sono usciti vittoriosi dalla loro battaglia. Allora, il Gran Maestro si prepara ad onorare il suo patto e concedere a Kang i poteri che desidera per salvare Ravonna. Ma, visto che la prima sfida si è conclusa con un pareggio per colpa dell’intromissione del Cavaliere Nero, l’Antico dell’Universo aggiunge che potrà donare al suo rivale solo un potere e che lui dovrà scegliere: o quello sulla vita o quello sulla morte.
Il Conquistare opta il secondo, per distruggere una volta per tutte gli Avengers. L’odio che prova per i suoi irriducibili nemici è infatti superiore all’amore che prova per la sua donna. L’intervento del Cavaliere Nero risulta a quel punto provvidenziale. Non essendo un Vendicatore, infatti, i nuovi poteri di Kang non hanno effetto su di lui. Il Cavaliere lo sconfigge e i nostri eroi fanno ritorno nel presente, dove chiedono ufficialmente a Dane di unirsi agli Avengers, col più classico dei lieto fine.
La Marvel da un Endgame ad un altro
Non si può certo dire che questo Endgame fosse una storia memorabile (a proposito, se volete recuperarla la trovate qui), visto che non erano in molti a conoscerla prima che saltassero fuori i parallelismi col film. Parallelismi che, come abbiamo visto, sono pochissimi, escludendo forse la possibilità (ormai data per certa) che anche nel film del MCU gli Avengers facciano un bel viaggio a spasso nel tempo.
Tuttavia, ci sono un paio di cose che meritano la pena di essere sottolineate. Prima di tutto, le invenzioni di Roy Thomas, un autore straordinario ma poco ricordato, nonostante sia a tutti gli effetti uno dei padri meno nobili dell’Universo Marvel dopo Stan Lee e Jack Kirby. Thomas, oltre che a battezzare per la prima volta il supergruppo degli Invasori, conia quello che può essere tranquillamente considerato un archetipo delle storie degli Avengers: ovvero l’essere pedine all’interno di un gioco mortale tra due superesseri, da cui il titolo “Endgame” dell’albo #71 che ne segna la conclusione. Stratagemma, questo, che verrà utilizzato da molti autori successivi, senza trascurare l’apporto di Kang, villain sempre carismatico e assolutamente peculiare.
Del resto, l’importanza di questa storia è rimarcata anche dal fatto che ha avuto un seguito non proprio ufficiale, nel primo Annual Issue della serie Invaders. Nel 1976 la Marvel decise di riscrivere le vicende dei suoi personaggi nella Seconda Guerra Mondiale e gli Invasori ebbero una testata tutta per loro. Un anno dopo, in un ampio speciale, fu presentato un episodio con la battaglia di Endgame narrata dal punto di vista degli Invasori. Al termine, poi, la particolarità era che, tramite una sapiente operazione di retcon, alla fine della battaglia Capitan America si chiedeva se un giorno sarebbe mai entrato a far parte degli Avengers. Che sia questo un indizio di quello che ci aspetta in Endgame? Un incontro degli eroi con le loro controparti del passato o con i loro futuri alleati?
Probabilmente no, ma intanto di sicuro sarà l’occasione per recuperare una pietra miliare della Silver Age della Marvel.