Cari StayNerdiani sapevate che in quel di Bari il 13-14 settembre si è tenuto il B-Geek? Si? No?
Bene, quest’anno è successa una cosa un po’ particolare, la sottoscritta è stata invitata a partecipare come collaboratrice di uno stand in veste di Sweet&Geek. In pratica Alchimie aveva voglia di proporre oltre che feste assolutamente nerd, anche i miei dolci e quindi eccomi trasformata in mezza promoter, mezza visitatrice, mezza pr e tutta morta anzi, non morta! È stato davvero strano perché al posto di interagire con i soliti noti conosciuti in anni di nerdaggine applicata, ho parlato principalmente con non-cosplayer e non giocatori di ruolo. Anziché partecipare agli eventi ho partecipato all’organizzazione. Ne sono venute fuori osservazioni abbastanza insolite e i grandi capi hanno deciso di affibbiarmi…emh, farmi scrivere un pezzo esclusivamente dal mio punto di vista. Quindi siete avvisati, sarò di parte!
Inizia tutto la sera prima dell’evento, ho finito la mia torta-scrigno di uova di drago (che il 90% dei presenti ha scambiato per un arredo di scena, sigh) e pensavo di poter dormire… invece no! C’era da portarla al Palacarrassi (centro sportivo di Bari) dove, manco il tempo di arrivare, mi è saltato al collo un vecchio compagno d’armi (di GRV, che vi credevate?). Ecco lui è uno dei disegnatori di Grafite, era lì per montare il banco e non l’ho più rivisto per tutto l’evento. Mi hanno raccontato che erano incatenati alle scrivanie ai disegni forzati, disidratati e frustati di nascosto per incoraggiarli e non lasciarli svenire per il caldo.
Ma passando oltre, la grande palestra era piena di gente che montava la moquette, innalzava gli stand e già lì c’era di che stupirsi considerando le precedenti edizioni, con gli stand accalcati in salette del Campus X ed i tavoli da gioco che richiedevano contorsioni degne di tiramolla per entrare. STICAVOLI un intero palasport tutto per noi!
La mattina dopo (o avevano un sacco di elfi domestici o qualcuno ha dormito lì per terminare tutto) sembrava di essere in una piccola Lucca Comics con tanto di registrazione online e braccialetto identificativo, gli stand, i tavoli da gioco… i cabinati di Dance Dance Revolution…
Ok facevano un casino infernale a fiera ancora chiusa ma, mi son detta, almeno staremo comodi.
Ah, sciocca illusa.
Ignara del mio triste destino sono passata a rapir… prelevare volontariamente la make-up artist Lucrezia Quarto che stava montando ignara la sua postazione di body paint allo stand di Game Academy per farmi fare il trucco di scena, abbiamo sequestrato un tavolino del torneo di Warhammer trasformandolo in un salone di bellezza (mentre la futura Poison Ivy in attesa del suo body paint mi guardava malissimo) e voilà eccomi pronta per importunar… per proporre a chiunque capitasse a tiro di farsi organizzare una bellissssssima festa a tema nerd. Curiosamente la prima domanda che mi facevano tutti era “ma non è che la fate solo a tema GoT? No perchè al primo accordo di Rain of Castamere io scappo”. Chissà come mai eh?
La gente che già si accalcava all’ingresso (bello passare con gli addetti ai lavori, si si) è riuscita a riempire subito la sala. Bello, per carità, ma ben presto abbiamo scoperto che NON si riusciva a parlare senza urlare nonostante fossimo dall’altro lato della sala rispetto alla postazione videogiochi e, cosa più essenziale, non si riusciva nemmeno a respirare.
Il nostro tavolo era vicino all’ingresso ma io vi giuro che non sono riuscita fisicamente a vedere nessuno stand perché alla prima occasione disponibile uscivamo a dare volantini e prendere una boccata d’ossigeno. Ho scoperto solo il giorno dopo (grazie Fraws) che la folla acclamante in delirio e quella massa umana che si ostinava ad essere munita di ascelle e polmoni funzionanti era attirata dagli youtuber presenti, (Parliamo di Videogiochi, Nirkiop, Nekucciola, Quei due sul server, etc etc) dagli arcade della Konami e da altre “cosucce” del genere. Tipo la speed run di Dark Soul 2.
Ho scoperto anche che c’era uno stand di gioielli a tema Vampire the masquerade ed una dimostrazione di D&D quinta edizione (oh, sono passati dalla 3.5 a 5? Cosa? La 4? no la 4 non esiste shhhh è solo un brutto sogno), ma tutto per sentito dire da chi arrivava dalla “zona calda” a fare quattro chiacchiere.
Allo stesso modo ho saputo che c’era anche una casa di produzione locale dal coraggioso nome di Glory Hole Software che dava una dimostrazione della Alpha della sua creatura, delle lezioni e conferenze presso il Momiji e che come ospite c’era perfino Spartaco Albertarelli (responsabile dello sviluppo della linea Risiko! nonché per 10 anni dell’editoriale di Dungeons &Dragons).
Chissà se nella mia beata ignoranza gli ho consegnato uno dei volantini oltre a perdermi il suo intervento.
Perché la verità è che anche se tantissimi riuscivano a resistere alla combinazione di afa, aria viziata e musica assordante pur di giocare o girovagare fra gli stand dei rivenditori, io appena potevo optavo per la sempre onorevole fuga.
Che poi sia stata tutta colpa degli impianti assenti (no, sul serio mi vorreste far credere che un edificio del comune costruito per i Giochi del Mediterraneo non sia a norma?!?) della portata insufficiente (in effetti eravamo più 12.000 registrati ai cancelli su un’aspettativa di 5000), di aver sottovalutato l’impatto sonoro (era il primo anno con il settore videogame+youtubers al coperto) o come dicono i maligni, di aver voluto far orecchie da mercante non concedendo lo spazio per i pannelli fonoassorbenti per non toglierne ai tavoli da gioco, il risultato rimane sempre lo stesso: un sacco di gente non ha frequentato l’area fieristica per meri problemi di sopravvivenza. Ma vediamo il lato positivo, l’organizzazione ci ha assicurato che l’anno prossimo avremo uno spazio ancora più grande e zone separate, Yay!
Io e le altre ragazze fra una domanda e l’altra ci davamo il cambio per andare a dare volantini in giro. A onor del vero visto che indossavo un’armatura ho passato più tempo io in questa ambita attività delle altre. Avete capito bene cari staynerdiani, dare volantini in giro era comunque meglio che stare seduti al banco e vi dico che nonostante questo abbiamo osservato con sgomenta ammirazione i giocatori del torneo di Risiko! e di quello di Yu-gi-Oh! nonochè tutti quelli in fondo in fondo, che creavano una massa critica devastante esultando dietro uno degli youtuber, che li incitava col megafono (la mancata esplosione di tale oggetto è la dimostrazione che non c’è mai Ken il guerriero in giro quando mi serve).
Abbiamo anche potuto osservare, con ancor più sgomento e nessuna ammirazione, che c’erano mandrie di bambini/ragazzini allo stato brado. Hanno derubato alcuni dei banchetti vicini e hanno provato anche a a razziare qualcuno dei nostri pasticcini-di-westros. Per non parlare dei tentativi di distruzione della torta da “occheccarinol’uovooraloprendo” sventati all’ultimo secondo.
Ecco questo mi ha fatto molto riflettere sul cambio dell’utenza in soli due anni di esistenza di questa fiera. Anche precedentemente al Levantecon si vedevano soprattutto appassionati, i grandissimi trekker locali, i primi cosplay, la mandria dei giocatori di ruolo di Guerre del Caos, qualche famiglia curiosa a spasso con la prole leggermente intimorita. Già dopo un’edizione posso dire che conoscevo almeno di vista il 70% dei presenti (anzi, loro riconoscevano me da un anno all’altro, io sono pessima in queste cose).
Questa volta nonostante i tanti visi noti non è stato così e osservando la folla in transito ho notato la presenza di diverse categorie. I Nerd di prima data, con il loro zainetto da convention di solito portato sul davanti stile donna incinta, qualcuno impegnato del grv, qualcuno in cosplay nostalgici e diversi a spasso con consorte e prole (crescerli bene, crescerli nerd!). Poi quelli che “avrei voluto essere nerd” ma ora accompagno mio figlio e sono il suo tifoso N1. Un po’ inquietanti perché molti hanno praticamente la mia età e hanno scelto di vivere la loro passione attraverso i figli… BRRR. Come se poi fossimo “troppo grandi” per qualcosa, come indossare i panni di un personaggio e spaventare i bambini con i canini retrattili (la cosa più bella di girare in veste di toreador AT di Vampire the masquerade credetemi).
Poi seguono quelli di “non ci capisco niente ma sono qui per fare la guardia a mio figlio” che si confondono con quelli che portano a spasso la prole dall’aria ignara, tirandola per il braccio e di solito camminando dritti con l’aria infastidita e senza guardare nulla.
C’è poi una categoria di nerd fra i trenta e i 18, convinti, consapevoli, forse troppo alle volte, e i nati negli anni 90 che mi domando se stiano veramente cercando un’alternativa alla cultura di massa o semplicemente di trasformare la nostra cultura nell’ennesimo polpettone. In questa fascia d’età molti li ho visti cercare youtuber come CiccioGamer89 con la stessa aria angosciata di una ragazzina ai concerto di giustino biberon. No sul serio, da quando è arrivato anche fra noi questo culto della personalità, dell’essere famosi per essere famosi? Per la miseria i ragazzi di Parliamo di Videogiochi sono innanzitutto gentilissimi, organizzano ogni anno uno stand più bello e interessante, hanno costruito un Dance Pad da zero una volta, eppure non mi verrebbe mai l’idea di trattarli come celebrità. Sono ragazzi normalissimi con passioni per certi versi simili alle mie. Ho visto meno gente cercare quella simpatica donna giapponese dai kimono stupendi che ho scambiato per eccezionale cosplayer, mentre invece era la mangaka Midori Harada (si, quella che ha disegnato molte delle carte di Pokémon Trading Card Game). Perché io sono informata e soprattutto non faccio figure del cavolo (ma almeno avevo la scusa del lavoro allo stand).
Ma chiudiamo questa parentesi che mi fa sentire vecch… Antica, Grande Antica per l’esattezza e passiamo all’esterno.
Uscendo sfilavo davanti allo stand del fotografo Guido Cauli (una delle uniche tre persone che ha riconosciuto il mio tatuaggio con il simbolo del sabbat, tanta stima) fianco a fianco con i ragazzi di Radio Frequenza Libera che di tanto in tanto passavano a rallegrarci con qualche stramberia. Mi hanno perfino intervistata in qualità di Nerd D.O.C. (yeeeehh) mentre all’esterno (oltre l’ossigeno) c’era una sfilata completa di cosplay, un buon 80% dei quali non ho riconosciuto (don’t judge, voi probabilmente non sapete cosa sia Mobi Dick 5 ok?).
A parte il settore Cavalieri dello Zodiaco, le due Memole (che tenerezza, qualcuno al ricorda ancora!), le vecchie glorie Doc e Marty, l’autostoppista galattico, il Genio delle Tartarughe, e gli onnipresenti Dottori (anzi spesso Dottoresse Who). Dei personaggi più recenti avevo bene a mente solo il tenero gruppo di Dragon Trainer, Jack Frost (che a quanto pare va molto di moda) Elsa, Olaf e i vari di GoT. Quindi mi limiterò a fornirvi le foto e continuare a chiedermi come si reggessero alcuni costumi.
C’era come spesso accade una cospicua quantità di carne in mostra e, bisogna dirlo, oltre alcuni costumi che facevano passare le due Jinx di LoL per “coperte e morigerate”, dal lato maschile un paio di Khal Drogo e le Super Chicche erano decisamente un bel vedere.
C’erano anche i ragazzi di rievocazione storica delle associazioni Historiae e Impuratus messi fianco a fianco con i larper (chissà quanti li avranno confusi, poveracci), le lezioni di tiro con l’arco, le quest estemporanee ed i continui duelli dimostrativi che tenevano una bella fetta di folla sempre concentrata mentre altra si accalcava vicino al palco.
Io ero per lo più nel mezzo scoprendo che c’è chi vorrebbe sposarsi in stile Harry Potter e che Breaking Bad va un sacco per i 18 anni. Ho anche avuto la fortuna di essere nei paraggi quando la maestra Samira e le ragazze del “Grupo Bailador” hanno deciso di realizzare il sogno di parecchi nerd: hanno danzato con le ali nere sulla marcia imperiale, poi eseguito una coreografia con spade e candelabro con tanto di nazgul a fare la scenografia (era stato improvvisato ma lì per lì non sembrava) e poi è rientrata lei vestita da Slave Leila e ha danzato con due veli sulla canzone Duel of the faith. Non sono nella condizione per apprezzare appieno un simile spettacolo ma fidatevi, se per me è stato emozionante da qualche parte nel mondo c’è un nerd con soli due desideri residui.
Quasi altrettanto interessante è stato vedere il tizio che al passaggio della Poison Ivy in body paint ha preso in pieno un muro, cosa non fa il testosterone alle volte… e a tal proposito io alle volte vorrei chiedere una cosa alle cosplayers. Premesso che mettersi in mostra è divertente e non c’è niente di male, ma come capperi fanno a non trovare insopportabile certa gente?
Già chi si fa la foto con tutti, quasi a dire “io c’ero e voi no” per me ha poco senso. Certo quando mi hanno chiesto di posare perché piaceva il mio costume l’ho fatto volentieri, uno posa anche per i fotografi che tanto poi lo scatto intendono vendertelo, ma io penso, forse ingenuamente, che la bellezza è quando chi ti fotografa sa cosa sei e vuole posare col suo personaggio preferito.
Invece alcuni sembrano (sono?) in cerca di tutt’altro. Gente che non solo è palesemente fuori target (e non parlo solo per l’età anagrafica) che richiede pose “inquietanti” e sono piuttosto lesti a cercare un contatto fisico con la scusa di posare e si vede lontano dieci miglia.
Per non parlare male dei presenti io posso dire che in tutt’altro contesto rimasi veramente infastidita da uno che con la scusa di “fotografare i canini” stava prendendo un’inquadratura decisamente più adatta a brazzers che altro. Declinai gentilmente di posare con lui (“levami le mani di dosso o te le mozzo, grazie” è una risposta cortese e socialmente accettabile vero?) e poi pace. Alla fine se si indossa qualcosa di scollato non si può pretendere che l’occhio non cada lì ma l’atteggiamento palesemente lascivo e fuori contesto è qualcosa che trovo insopportabile. Quindi se c’è qualche ragazza che vuole spiegarmi come evita di usare l’arma del suo personaggio ed a non rifiutare le foto con certi individui me lo faccia sapere.
Ecco dovendo fare mente locale posso dire che questa per me è stata l’unica nota stonata di questo B-Geek. Non il caldo soffocante (in fondo a Lucca s’è visto anche di peggio), non la polemica sterile per la confisca di armi (sul sito si parlava di “rispetto delle leggi vigenti” ma a quanto pare molta gente ignora che le armi senza filo appartengono comunque alla stessa categoria di quelle affilate) ma il percepire l’arrivo di masse esterne, di atteggiamenti e persone che non riesco a riconoscere come “miei simili”. Passi il gap generazionale, ma dal trovare simpatico chi si approcciava incredulo alle prime manifestazioni (magari con l’immancabile, odiosa domanda “ma non è che poi se muore il vostro personaggio vi suicidate?”) mi ritrovo a chiedermi chi di questa massa sia veramente, anche solo vagamente affine allo spirito Nerd, a quelle persone che a distanza di due anni sono venute a salutarmi perché si ricordavano di uno scambio di battute fra il loro cosplay ed il mio personaggio. Di aver condiviso un momento di gioco, di passioni se non simili in qualche modo affini.
Certo il tempo passa, le cose cambiano e soprattutto 12 mila persone che arrivano da tutta la Puglia e anche oltre sono davvero tante, però alle volte mi chiedo se non finiremo scalzati da sotto la nostra stessa bandiera a favore delle folle, come ho visto accadere, magari parzialmente, con tante altre etichette (facciamo un esempio a caso? Chi è convintissimo di essere punk e ascolta al massimo Avril Lavigne o chi si dichiara metallaro perché ascolta Mariolino Mason?!?!?).
Non era bello essere emarginati e non trovare un negozio con qualcosa che ci interessasse manco a spararsi, non era bello dover percorrere mezza Italia per trovare un ambiente dove sentirsi a casa.
Ma non sarebbe peggio finire per entrare in casa nostra e scoprire che siamo stati sfrattati?
Ora che tutti conoscono gli Avengers, gli X-Men, i supereroi Marvel e DC, che tutti guardano Il Trono di Spade e hanno visto Orlando Bloom nei panni di Legolas ammetto che un po’ mi manca quel momento in cui, alla prima uscita del film de Il Signore degli Anelli, un mio professore fece un paragone fra l’edilizia a risparmio energetico ai buoni ed ai cattivi del libro (case hobbit vs Isengard per l’esattezza) ed in tutta l’aula fui l’unica a capirla.
D’altra parte poi ripenso ai tavoli di gioco con attorno 3 generazioni diverse e all’emozione di sentirsi salutare come “non ti ricordi eravamo guaritrici nella stessa gilda” da parte di una mamma con prole e penso che in fondo un mondo un po’ più nerd possa esistere anche senza perdersi per strada.
O almeno lo spero.