La “garanzia” Tom Cruise
Nell’epoca cinematografica dove la parola “narcotraffico” equivale a “successo”, il regista Doug Liman decide di puntare forte sulla vera, e quasi inedita, storia del contrabbandiere ed agente segreto Barry Seal.
Barry Seal – Una Storia Americana è un biografico – thriller, in uscita nella sale italiane il 14 settembre, capace di lasciare incollato lo spettatore alla propria poltrona grazie ad una storia ai limiti del possibile, la quale, durante l’intero arco narrativo, viaggia ad una velocità incredibile, quasi come gli aerei adoperati dal protagonista nelle sue missioni.
Liman, dopo il successo di The Bourne identity ed il non esaltante The Wall, decide di selezionare per il ruolo di Seal, il navigato Tom Cruise, che – dopo una decennale esperienza di action/spy movie – entra immediatamente nel personaggio, riuscendo ad immedesimarsi perfettamente nei panni dell’ex pilota TWA divenuto agente della CIA e, contemporaneamente, contrabbandiere del Cartello di Medellin.
La pellicola di Liman è un vero tuffo negli anni ’80, non solo per la fotografia ingiallita, le tematiche trattate ed i suoi protagonisti, ma anche per la serie di riprese tutte studiate per ricordare le vecchie proiezioni hollywoodiane.
Le inquadrature si alternano tra una semisoggettiva (dove la telecamera è posta dietro la nuca del protagonista con il volto messo leggermente di lato o, come direbbero gli addetti ai lavori, “di quinta”) ed un primissimo piano di troppo, che inizialmente possono turbare l’occhio dello spettatore ma, una volta abituati, risultano perfettamente funzionali per la resa di quello che, solo in apparenza, dovrebbe essere un docu-film.
Le location variano dalle terre del Nebraska, alle foreste colombiane, fino a passare al Nicaragua, e risultano spoglie e minimali, ottime per l’opera, evitando troppi ambienti di contorno, proiettandoci perfettamente nel vivo dell’azione.
Come ricamo finale viene adoperata fortemente (in alcune situazioni forse anche troppo) la macchina a mano, che nonostante aggiunga molta dinamicità alle sequenze interne, finisce per rendere alcune riprese caotiche e fastidiose.
La proiezione di circa 2 ore è un costante crescendo di emozioni, con una sceneggiatura ultra dinamica e una struttura che (permettete il paragone utile unicamente a rendere l’idea e NON a mettere sullo stesso piano le pellicole) può ricordare quella dello spettacolare The Wolf of Wall Street.
Cruise non è solo un semplice pilota, è conscio di essere uno dei migliori in circolazione e, assieme al suo spirito arrivista, decide di intraprendere una folle missione pronta a cambiargli totalmente la vita.
Come il personaggio interpretato da DiCaprio, anche il Seal di Cruise vede un’evoluzione costante, figlia del suo talento e della sua sfacciata fortuna, capaci di fargli guadagnare 600 mila dollari a tratta aerea.
Seal è il fulcro dell’intera opera, tutto gira attorno a lui ed alle sue azioni, finendo per giganteggiare totalmente sulle altre figure presenti in scena, che divengono a dir poco secondarie.
In sostanza la pellicola di Liman si avvale di uno script articolato, ma paradossalmente leggero, in grado di intrattenere alla perfezione lo spettatore, ed incapace di annoiare, grazie anche e soprattutto ad un Tom Cruise sugli scudi, il quale si sente cucito su misura l’abito del contrabbandiere americano.
Un film che lo si potrebbe tranquillamente spezzettare in più puntate per poi esser rivenduto come serie TV.
Purtroppo, nonostante risulti un ottimo svago per gli appassionati del genere e non, Barry Seal – Una Storia americana, appare spesso troppo concentrato sulla figura del proprio protagonista, perdendo di vista tutto il resto, cast compreso.
Va bene la vita straordinaria ed al limite del reale, ma il Seal originale avrà avuto certamente delle relazioni più strette ed interessanti con la CIA o con Escobar; perché non analizzarle di più? Perché limitarsi prettamente ad inseguimenti e truffe? Qualche dialogo qualitativamente più elevato non avrebbe guastato.
Altra nota stonata risultano essere i tecnicismi non troppo equilibrati e la seppur leggera vena comica, un po’ fuori luogo in un contesto che vede protagonisti criminali ed agenti segreti, risultando a volte forzata e finalizzata unicamente a spezzare il ritmo del racconto.
Tom Cruise però non delude, e grazie alla regia dinamica e coinvolgente, è capace – come al solito – di far trascorrere 2 ore più che piacevoli allo spettatore.
Verdetto:
Barry Seal – Una Storia americana è un prodotto che funziona, una storia inedita tra la miriade di adattamenti cinematografici sul narcotraffico della fine degli anni ’80, ed è questo che affascina maggiormente: è nuovo.
Liman riesce nell’intento di cucire un film su misura di Cruise (promosso con buonissimi voti) e non renderlo noioso, strutturando uno script dinamico e, seppur contenga varie articolazioni, fluido, coinvolgendo lo spettatore durante l’intero arco di proiezione.
Rivedibili alcune scelte stilistiche e l’aver incentrato pesantemente la storia solo sul protagonista, ma sono sbavature che non risultano lampanti dinanzi lo schermo e non vanno a rovinare una pellicola caparbia ed intraprendente.