The Pact convince ma non del tutto
Nel corso di questi ultimi anni i ragazzi di Telltale si sono fatti “un nome” all’interno del mercato videoludico, consegnando ai giocatori – e ai posteri – alcuni titoli indimenticabili.
Tra le varie saghe, o per meglio dire licenze, non poteva mancare quella dell’uomo pipistrello, giunto ormai alla sua seconda stagione, se così vogliamo chiamarla. Ci eravamo lasciati con il primo episodio di The Enemy Within, che aveva in qualche modo fatto dimenticare il lavoro non troppo entusiasmante svolto sul personaggio ormai più di un anno fa. A distanza di circa un mese ci ritroviamo con The Pact, seconda puntata di una stagione che sta avanzando parecchio bene e ha ancora tanto da offrire.
Il primo episodio Enigma, che abbiamo già recensito per voi, ci ha visti impegnati in una lotta all’ultimo neurone, con – appunto – l’Enigmista, e nonostante qualche difetto (vedi soprattutto i puzzle e gli enigmi poco interessanti) il pilot di questa serie ci aveva convinto. Non volendo ritornare sulle meccaniche di base del gioco, praticamente invariate in The Pact, ci soffermeremo per lo più sulle scelte narrative ed emotive di questo secondo episodio.
Torniamo però un secondo a Enigma. Cosa ci era piaciuto? Essenzialmente la dicotomia tra Bruce Wayne e Batman era ottimamente raccontata e realizzata, con noi dall’altro lato dello schermo a ponderare le nostre scelte, ragionando contemporaneamente su tre fattori: cosa farebbe Bruce Wayne? Cosa farebbe il Cavaliere Nero? E cosa farebbe Bruce per evitare che la sua identità segreta venga scoperta? Insomma, complice questo miscuglio di situazioni e grattacapi decisionali, ci siamo trovati più volte in difficoltà nel compiere le nostre scelte, dividendoci da un lato da “role player” ovvero nella maniera in cui si è cercato di interpretare e capire il personaggio su schermo, e da un lato invece da videogiocatori intenti ovviamente a terminare il gioco nella maniera migliore possibile. Ecco, in soldoni questi erano gli aspetti migliori del primo episodio. In The Pact la dicotomia è presente; ci saranno sempre circostanze in cui appunto saremo costretti a compiere scelte tenendo conto della nostra duplice identità, tuttavia se la molteplicità di situazioni diverse non manca, ciò che manca è una coerenza di fondo unita anche a dialoghi capaci di fare la differenza. Ci è sembrato che alla regia di questo secondo episodio sia mancato qualcosa, come se il quadro generale fosse in qualche modo poco chiaro ai ragazzi di Telltale e che le situazioni presentate siano a conti fatti tutte pretestuose e troppo artificiali.
A questo si unisce una gestione dei personaggi poco organizzata. L’episodio in teoria verte sostanzialmente su Harley Quinn, villain principale di The Pact. Fin qui tutto chiaro, se non fosse per la presenza congiunta di The Joker (non ancora villain, ma su questo non ci dilunghiamo) e di un Bane luchadores messicano. I tre nemici storici di Batman si alternano con una soluzione di continuità su schermo poco convincente, ritagliandosi tanto spazio nei dialoghi (e relative scelte) ma senza mai catturare realmente l’attenzione del giocatore, escluso ovviamente il finale in stile cliffhanger, tratto distintivo di ogni episodio e di ogni lavoro Telltale. Ciò che non convince è anche l’alternanza tra dialoghi e fasi puzzle/esplorative, stavolta numericamente inferiori e anche più semplici e poco appaganti da giocatore.
Verdetto:
The Pact, rispetto a quanto visto in Enigma fa decisamente un passo indietro: le meccaniche di gioco sono le stesse e sono ampiamente rodate, tuttavia è mancata una vera direzione narrativa e artistica, incapace di reggere il peso di tanti personaggi di spessore e relativa interazione con Bruce/Batman. Non vogliamo ovviamente gettare fango su una produzione che comunque si attesta su buoni livelli e che, molto probabilmente, non ha saputo dosare bene personaggi e situazioni in questo secondo episodio, mettendo forse troppa carne a fuoco e cuocendola davvero poco e male.