Some people stand in the darkness
Baywatch è sicuramente uno dei pezzi forti degli anni ’90, una serie TV con la bellezza di 11 stagioni che ha permesso ai tanti virgulti dell’epoca di lasciare impressi nel cervello alcuni miti tuttora inossidabili, da un David Hasselhoff che è riuscito a farsi ricordare dopo aver incantato la generazione anni ’80 con Supercar, passando alle forme strabilianti di una spumeggiante Pamela Anderson prima, ed una altrettanto esplosiva Carmen Electra poi.
E si arriva dunque al 2017, anno in cui Baywatch giunge al cinema per ricordarci che l’epopea dei bagnini dovrebbe essere ancora viva e vegeta, rivelandosi molto meno in forma del previsto, attori esclusi.
Mitch Buchannon (Dwayne Johnson) è ormai considerato da tutta Emerald Bay la superstar del luogo: con centinaia di vite salvate a curriculum ed una presenza quanto mai imperiosa, è il tenente della divisione BayWatch incaricata di controllare la baia insieme alle bagnine Stephanie (Ilfenesh Hadera) e C.J. (Kelly Rohrbach). Con le nuove selezioni annuali, sono in molti a cercare di entrare nel prestigioso team, inclusi Summer (Alexandra Daddario) e Ronnie (Jon Bass). Le cose però sembrano cambiare in peggio sulla spiaggia, con un traffico di droga che pare impossibile da fermare e il capo di Mitch, Don Thorpe (Rob Huebel) che costringe il team di bagnini ad integrare Matt Brody (Zac Efron), un campione olimpico caduto in disgrazia e costretto a fare i servizi sociali all’interno dei Baywatch.
Andiamo diretti al punto: Baywatch è cosciente delle sue origini seriali e, la storia ci insegna, portare sul grande schermo una puntata di due ore è un’impresa dove già in tanti hanno fallito. I bagnini però non demordono e nella prima metà del film tutto scorre davvero bene: la deriva comica è ben riuscita, tra gag legate ai cliché del telefilm come lo slow motion imperante, passando a battute al fulmicotone che scatenano le risate in sala e confermano anche le ottime scelte effettuate in fase di casting, che approfondiremo più avanti.
Purtroppo l’incantesimo non dura a lungo e, dopo alcuni piccoli plot twist, la sceneggiatura “evolve” inserendo una debole sottotrama poliziesca, che rovina in parte quanto fatto di buono fino a quel momento. Certo, non mancano situazioni esilaranti, tuttavia il tentativo di inserire alcuni contesti più seri finisce per far perdere al film il brio iniziale, concludendo il tutto in un epilogo già evidente dopo il primo quarto d’ora di proiezione. A peggiorare le cose, inoltre, ci sono diversi buchi di trama di varia grandezza che, in virtù di una storia davvero semplice e di facile fruizione, ci fanno interrogare su come abbiano passato il tempo gli sceneggiatori invece di lavorare su un progetto che non presenta davvero alcuna difficoltà realizzativa.
Anche la regia, firmata da Seth Gordon, lascia intravedere alcune imperfezioni nonostante un lavoro nelle sequenze d’azione tutto sommato buono, senza però mai eccellere e rimanendo ad un livello di base occasionalmente rovinato da una CGI che con 30mila lire il mio falegname la faceva meglio (cit.). La fotografia esalta le spiagge della Florida e regala un bell’effetto patinato che ben si sposa con l’atmosfera estiva dell’opera, con un buon gioco anche in notturna, mentre la colonna sonora si muove agevolmente tra musica elettronica di dubbio gusto e canzoni vintage, tra cui la mitica opening del telefilm che arriva proprio in occasione di due cammeo che non necessitano di spiegazione, ma che si rivelano perfetti.
A brillare è invece il cast, azzeccato e ben sfruttato: Dwayne Johnson è perfettamente a suo agio nella parte del mito della spiaggia e i suoi tempi comici sono eccellenti, in particolare quando si trova a recitare con Zac Efron, pure lui ben calato nella parte e che porta a casa la pagnotta. Anche la compagine femminile fa il suo, con una Alexandra Daddario in buona forma e la modella Kelly Rohrbach che, al suo primo ruolo importante, si rivela capace e divertente. Fermo restando che la gioia per gli occhi è davvero per tutti, con i maschietti del cast che sfoggiano fisici irraggiungibili dal 90% della popolazione mondiale e le controparti femminili che non mancheranno di aumentare la salivazione, complice anche lo slow motion, che Dio lo benedica.
Verdetto:
Baywatch è l’ennesimo revival che fallisce per motivi stupidi e insulsi: pur regalando una prima parte realizzata ad hoc, non riesce a sostenere il ritmo andandosi a perdere con l’avanzare del minutaggio. Un casting azzeccato non è abbastanza per reggere una sceneggiatura di groviera,che lascia davvero poco spazio all’immaginazione, mostrando tutti i limiti della produzione.