Attento a ciò che desideri, potrebbe trasformarsi in un sogno da cui è difficile fuggire.
Quando si è adolescenti, ci sono quelle giornate in cui sembra che la tua vita sia già finita, che tutto sia stato scritto, che il tuo status quo sia inciso a fondo nel cemento dei muri delle aule scolastiche in cui passi buona parte della tua giornata e che, come intrappolato in un induismo laico, sia impossibile in quella vita abbandonare la casta in cui la crudele gerarchia post-infantile ti ha fatto finire.
Uno degli escamotage che il nostro cervello mette in atto per affrontare la transizione dall’infanzia all’età adulta senza perdere completamente la ragione, infatti, consiste nel semplificare i rapporti interprersonali e la società tutta con cui ci scontriamo una volta usciti dall’accogliente nido delle scuole elementari: improvvisamente il nostro mondo si allarga oltre i confini del giardino della scuola, così come si espande il nostro bacino di conoscenze, e non c’è modo più semplice di affrontare lo sconosciuto che etichettandolo in una precisa categoria. Ecco allora il figo, la sfigata, il secchione, quella che finge di essere tua amica e poi parla male di te con tutti, il buffone, la ribelle, e il resto della fauna che popola le scuole superiori di tutto il mondo, Nuova Zelanda compresa. Ed è proprio nello stato insulare dell’Oceania, più precisamente nella cittadina (realmente esistente) di Twizel, che si ambienta la dilogia young adult un po’ sci-fi un po’ urban fantasy di Francesca Caldiani, pubblicata da La Corte Editore.
Twizel – L’altra parte, primo capitolo della storia, ci trascina in una ben riconoscibile dinamica con cui tutti noi sopravvissuti alla teen zone abbiamo avuto a che fare: da una parte le vittime, dall’altra i carnefici; se non appartieni al primo gruppo, finisci inesorabilmente nel secondo… Ma quando vivi sulle sponde del lago Pukaki, dall’irreale sfumatura azzurra, ciò che credi di ricordare potrebbe non essere esattamente ciò che hai vissuto.
Sfruttando pochi personaggi che fanno perno sulla loro archetipicità per destrutturare le aspettative del lettore, Francesca Caldiani abbandona rapidamente il mondo reale per affondare nel mondo del percepito, sfruttando, seppur in modo abbastanza caotico, mutazioni genetiche e sostanze chimiche genotossiche. Tra personaggi dal nome di animale che sembrano presi in prestito dalle pagine di un romanzo di Neil Gaiman e tentativi di scoprire le regole di questo nuovo gioco che si svolge per intero nella mente dei protagonisti, il secondo volume di Twizel, Reverso, è un viaggio nella psiche umana, una versione aggiornata e distorta del vecchio adagio attento a ciò che desideri, perché potrebbe avverarsi.
Basta sogni!
Chi di voi segue da anni la storia del mutanti Marvel ricorderà il cross-over del 2005 (pubblicato in Italia da Panini Comics l’anno successivo) House of M. In seguito ai tragici eventi di Vendicatori Divisi, Scarlet Witch crea una realtà alternativa in cui i supereroi, imprigionati in un mondo che risponde ai loro più profondi desideri, rinunciano a interrogarsi sul concetto di realtà (sarà poi Wolverine – eterno insoddisfatto – a risvegliare gli amici e colleghi dal sogno, con esiti devastanti per l’intera comunità mutante).
Una vita perfetta è un desiderio irraggiungibile, una fantasticheria a malapena immaginabile, uno di quei sogni a occhi aperti che, se si realizzasse, vi spingerebbe immediatamente a pensare di essere dentro una simulazione, e neanche tanto riuscita. Come ricorda l’Agente Smith a Morpheus, la Matrix 1.0, progettata per essere un mondo umano ideale dove nessuno soffriva e tutti erano felici e contenti, si rivelò un disastro: in quanto specie, il genere umano riconosce come propria una realtà di miseria e di sofferenza. Quello del mondo ideale era un sogno dal quale il vostro primitivo cervello cercava, si sforzava, di liberarsi.
Ecco perché Carly, intrappolata in un percepito non suo nella profondità delle acque del lago Pukaki, non riesce ad abbandonarsi a quella vita perfetta che profuma di zenzero: perché la perfezione è tale solo in apparenza e qualcuno deve pur pagare. Se fossimo tutti felici, nessuno lo sarebbe più, scrive Francesca Caldiani nel punto della sua storia in cui il castello di immagini illusorie costruite dai suoi personaggi inizia a sgretolarsi, mostrando la realtà che vi si nasconde dietro: come Joe R. Lansdale e Stephen King insegnano, nel momento in cui lo spettatore vede la cerniera sulla schiena del mostro, che strizza l’occhio come il sorriso velocissimo e sbronzo di un gatto dello Chesire, la paura lascia spazio al sollievo, o in questo caso, i ricordi lasciano il posto alla verità.
Se mi cancelli ti cancello
Nel mondo della narrativa sogno e memoria sono due elementi spesso interlacciati, ed è pur sempre vero che nel sonno le nostre memorie si ancorano alla mente, riproponendosi con una veste onirica. E l’ammonimento del preside Silente sul rischio di rifiugiarsi nei sogni dimenticandosi di vivere è una chiara esemplificazione del fatto che non sempre ciò che sogniamo è ciò che abbiamo vissuto, proprio come è possibile che i nostri ricordi non siano totalmente aderenti a ciò che realmente è successo: il nostro cervello è in grado di impiantare autonomamente falsi ricordi nella nostra memoria (come quando crediamo di ricordarci il nostro primo bagnetto e invece abbiamo solo visto fotografie e video del lieto evento) e di estrapolarne altri di troppo dolorosi (mentre, purtroppo, la rimozione selettiva dei ricordi come vista in Eternal Sunshine of the Spotless Mind resta al momento fantascienza).
Il mondo sottosopra di Twizel è proprio questo: un punto di incontro tra sogni e ricordi, tra la persona che si credeva di essere, quella che si vuole diventare e quella che si è, tre unità non sempre, soprattutto negli anni della crescita, perfettamente sovrapponibili. Il percorso di crescita dei ragazzi di Twizel, impegnati a distinguere le possibili diramazione del loro io, è un percorso personale trasformato in romanzo d’azione, ma in verità, come scrive Yuval Noah Harari nelle sue 21 lezioni per il XXI secolo, tutto quello di cui farete mai esperienza nella vostra vita avviene all’interno del vostro corpo e della vostra mente. Ecco allora che, secondo lo storico e saggista israeliano, quando cominciate a esplorare i molteplici modi in cui il mondo vi condiziona, alla fine vi rendete conto che il cuore della vostra identità è un’illusione complessa creata da reti neurali.
Un’illusione che chiamiamo vita, che troviamo nascosta tra le pagine di ogni romanzo che vada al di là del puro intrattenimento, interrogandosi su chi siamo, cosa percepiamo, e quali mostri si muovano in silenzio nelle profondità della nostra mente, increspando appena le nostre relazioni, come la le acque di un lago azzurissimo in un giorno d’estate australe.