Genesi di una storia d’amore
Alle volte è difficile capire quali sentimenti abbiano legato uno scrittore a una delle proprie storie. Quanti di noi si sono chiesti cosa stesse pensando Stephen King mentre scriveva IT, per esempio? Entrare nella mente di un autore è sempre difficile, quindi non possiamo fare altro che leggere e fantasticare. A meno che l’autore non sia John Ronald Reuel Tolkien.
Grazie all’imponente apparato di corrispondenza scritto dal Professore negli anni, siamo a conoscenza dell’intera genesi dei suoi scritti, di cosa pensasse di trasmettere al momento della stesura di ogni singola storia della Terra di Mezzo.
E, soprattutto, sappiamo quali sentimenti lo legassero a certi personaggi. Tolkien era un autore meticoloso: difficilmente permetteva a uno dei suoi interpreti di prendere il sopravvento su di lui. Ma, soprattutto in un caso, l’impressione è che il Professore amasse profondamente i protagonisti della sua storia. Stiamo parlando, ovviamente, di Beren e Lúthien.
Chi conosce la biografia di Tolkien lo sa: il legame verso la prima coppia formata da un umano e un’elfa era fortissimo, considerato che saranno anche i soprannomi con cui lo scrittore indicava, affettuosamente, sé stesso e la propria moglie, Edith. Un legame che durò anche dopo la morte, considerato che il Tolkien fece scrivere sulla sua lapide e su quella della moglie i nomi dei due personaggi.
Come tutte le opere del Silmarillion, la genesi del racconto di Beren e Lúthien fu molto complessa e lunga. E, per riscoprirla, Bompiani ha da poco pubblicato un libro ad essa dedicato, dove vengono raccolti gli spezzoni scritti dal Tolkien sui due amanti, alcune lettere in cui parla della costruzione di questa trama e di alcuni intrecci minori.
Continua perciò la pubblicazione degli scritti postumi del Professore, una linea editoriale cominciata con “I figli di Hurin” e proseguita negli anni con alcune sue opere filologiche, in cui è stato possibile intravedere uno scorcio consistente del lungo lavoro dietro alla genesi di Arda e dei suoi abitanti.
Beren e Lúthien costituisce, insieme a quello di Turìn Turambar, il più complesso e articolato racconto contenuto all’interno del Silmarillion, la grande epopea in cui sono narrati i miti della creazione e della prima era di Arda, al cui centro si trovano i tre Silmaril, le splendide gemme create da Feanor e rubate da Melkor, il primo Signore Oscuro.
La storia dei due amanti narra della prima unione tra uomini ed elfi. Beren è figlio di Barahir, ultimo discendente della casa di Bëor, caduta in rovina in seguito alla Battaglia della Fiamma Improvvisa, la Dagor Bragollach, con la quale Morgoth, l’Oscuro Signore, ruppe l’assedio che cingeva Angbad da secoli. Solo un piccolo gruppo di fedeli seguaci di Barahir riuscì a scappare, iniziando a vivere di brigantaggio ai danni degli sgherri di Melkor. Per il Valar caduto e per il suo luogotenente, Sauron, questo gruppo di disperati costituisce una spina nel fianco da estirpare, cosa che tuttavia avverrà solo dopo la cattura e il tradimento di uno dei compagni di Barahir. All’imboscata che porterà alla fine di questa compagnia l’unico sopravvissuto sarà Beren, il quale fuggirà nel Doriath. Sarà qui che l’uomo incontrerà il suo destino: in una radura vedrà Lúthien, figlia di Thingol e Melian, innamorandosene perdutamente.
La relazione tra i due assume fin dal principio dei connotati tragici. Beren è un Edain, un uomo mortale che in quanto tale è destinato a lasciare il mondo alla fine dei giorni; Lúthien è un’Eldar della stirpe dei Teleri, un’elfa immortale destinata, anche nella morte, ad essere per sempre legata alla Terra di Mezzo. Nonostante questo, Beren tenterà di chiedere in sposa l’elfa amata, ma il padre, Thingol re del Doriath, porrà per questo matrimonio una condizione impossibile. Uno dei tre Silmaril posti sulla corona di Morgoth.
Si tratta di quel racconto noto agli appassionati come il Lai di Lethian, o “Liberazione dal servaggio”, titolo di cui non è mai stato realmente spiegato il significato da parte di Tolkien e che tutt’ora è motivo di dibattito tra gli appassionati. La storia, pur col suo stile ritenuto dai lettori occasionali ormai vetusto, presente alcuni dei personaggi meglio caratterizzati da Tolkien. Da Beren, vero e proprio amante tragico, disposto a tutto pur di coronare il sogno con colei che ama, a Luthien, un personaggio femminile a modo suo innovativo, che non resta a guardare lo scorrere degli eventi, ma che si impegnerà nella ricerca del Silmaril accanto all’amato, arrivando al punto di affrontare Morgoth in persona per amore.
Come si può vedere da questo breve accenno di trama, la storia di Beren e Lúthien contiene al suo interno tutte le basi per poter essere sviluppata in un racconto abbastanza lungo e complessa da diventare un vero e proprio libro a sé stante.
E qui la mente va immediatamente a “I figli di Hurin”, che conteneva al suo interno l’intera storia di Turin, il più sfortunato degli eroi degli uomini. La complessità del racconto del primo dragocida di Arda era tale che Tolkien progettò a più riprese di farne un libro. Purtroppo il Professore non riuscì mai a completare quest’opera in vita, e fu quindi dapprima inserita nel Silmarillion e, in seguito, pubblicata postuma con gli accorgimenti di Christopher Tolkien, il figlio che si fece portatore della sua eredità intellettuale.
Il libro dedicato a Beren e Lúthien, tuttavia, non può considerarsi un romanzo come il suo predecessore. Al suo interno, oltre alla storia dei due tragici amanti, troviamo infatti anche numerosi frammenti di opere filologiche legati alla loro vicenda, lettere e ricostruzioni operate da Christopher, senza però andare a modificare l’intero racconto. L’impianto narrativo resta sostanzialmente quello già conosciuto nel Silmarillion e, contrariamente alla storia di Turin, non vengono integrate le parti che Tolkien aveva progettato all’interno del racconto.
Il perché ha una spiegazione che appare piuttosto semplice: la storia di Beren e Lúthien contiene molti più elementi autobiografici di tutti gli altri eventi di Arda. Il rapporto tra i due ricalca, come accennato, quello tra lo stesso John e la moglie Edith, provenienti da ambienti diversi, uniti nonostante la disapprovazione generale delle famiglie, separati da quella che sembrava una condanna a morte per lui (la ricerca del Silmaril per Beren, la trincea nella Prima Guerra Mondiale per Tolkien) e infine la coronazione del loro sogno d’amore, dopo tante difficoltà.
Una storia che viene avvertita dal lettore come molto intima e personale, forse proprio per questo una delle più riuscite nell’epopea della Terra di Mezzo, che perciò difficilmente poteva essere modificata e integrata, tanto più da parte del figlio.
Il problema maggiore, da questo punto di vista, sembra essere quello legato all’adattamento: in molti casi si è scelto di mantenere le forme più arcaiche dell’operato di Tolkien, seguendo un principio sotto certi punti di vista corretto. Tuttavia questa operazione costituisce un vero è proprio spartiacque per tutti i lettori occasionali. Oltre ad alcune differenze dei nomi dei personaggi della vicenda, balzano subito all’occhio alcune scelte di adattamenti particolari: ad esempio si è scelto, in alcuni racconti, di mantenere il termine “gnomi” per indicare quelli che noi conosciamo come elfi.
Ne consegue che difficilmente il libro potrà essere fruito dal lettore occasionale, e se siete dei semplici amanti del genere fantasy, alla ricerca di un romanzo, resterete delusi. Per poter apprezzare appieno questo libro dovrete per forza di cose essere dei forti lettori di Tolkien, avendo già alle spalle molte letture del Professore, oppure essere degli appassionati di filologia. Nel qual caso, potreste apprezzare il lavoro svolto anche senza aver mai letto nulla delle storie della Terra di Mezzo. Oltre a questo è impossibile non ammirare le splendide illustrazioni di Alan Lee all’interno del testo, le quali arricchiscono l’intero scritto con le immagini di un vero e proprio maestro.
Verdetto:
Beren e Lúthien è un libro per pochi. L’impianto è distante da quello che potremmo definire un romanzo o anche solo una raccolta di racconti. Tuttavia è un testo che non può mancare nella libreria di un appassionato della mitologia Tolkieniana. Al suo interno è possibile seguire lo sviluppo di una delle storie più belle del Silmarillion, e si potrà ammirare la lunga fatica e l’accurato lavoro svolto dal Professore nel concepire questa storia. Si tratta di un libro consigliato perciò soprattutto a quanti riescono ad apprezzare i retroscena dietro la costruzione di un racconto.