Arrivata alla sua quinta stagione, Better Call Saul inizia il suo nuovo percorso narrativo introducendo al pubblico l’alias di Saul Goodman.
Eravamo rimasti alla fine della quarta stagione con l’iconica immagine del protagonista, Jimmy McGill, in procinto di cambiare il proprio nome per praticare il lavoro dell’avvocato. “It’s all good man” pronuncia alla compagna Kim Wexler, espressione che diventerà l’alias con cui noi tutti abbiamo conosciuto il personaggio interpretato da Bob Odenkirk, Saul Goodman.
Arrivata alla sua quinta stagione, la serie è stata già rinnovata per una sesta e ultima prevista per l’anno prossimo, superando così il numero di episodi del “fratello maggiore” Breaking Bad.
Sembra strano ormai dopo cinque anni di programmazione, e forse ce ne siamo anche un po’ dimenticati, ma Better Call Saul è uno spin-off, anche se l’opera si è distaccata da questa etichetta ormai anni fa. L’epopea creata da Vince Gilligan infatti trova nelle avventure di Jimmy una vera e propria indipendenza e, nonostante parti tutto da un mero pretesto commerciale, è palese che la qualità di Better Call Saul raggiunga (o addirittura superi) quella del proprio predecessore.
Magic Man
L’episodio pilota di questa nuova stagione inizia ancora una volta con la nuova vita intrapresa da Jimmy dopo gli eventi di Breaking Bad. In un freddo bianco e nero, questo prologo vede per la prima volta un colpo di scena e un rimando esplicito alla vita passata del protagonista (cameo incluso). Un passo verso quella che potrebbe diventare un’effettiva linea narrativa con relativo spazio nel corso dei prossimi nove episodi.
Ci stiamo infatti avvicinando alla fine della storia di Jimmy McGill, ma all’inizio di quella di Saul Goodman. Questa doppia vita è evidente segno di smarrimento per il nostro eroe, che all’inizio dell’episodio ritroviamo in una terza identità. Una persona infatti lo riconosce col suo nome precedente, provocandogli un palpabile disturbo emotivo. La vita di Jimmy è di fatto diventata in bianco e nero e ogni barlume di personalità è ormai scomparso. Il contrasto con l’evoluzione del personaggio nel passato, sicuro di sé nella propria trasformazione, è quindi esemplare del proprio arco narrativo. Se nelle stagioni precedenti abbiamo visto gli episodi che hanno plasmato la vita dell’avvocato, potremmo adesso vedere le conseguenze effettive di questi traumi. Dalla morte del fratello alla perdita del lavoro fino al passaggio all’attività criminale.
Contemporaneamente le linee narrative di Michael, Gustavo e della famiglia Salamanca proseguono a passo lento ma mai ammorbante. Lo stile di Vince Gilligan è quindi sempre presente e Better Call Saul ci ha ormai abituati a ritmi contenuti, lato riscontrabile anche nella serie Breaking Bad e nel film El Camino.
I racconti pulp protratti dallo showrunner sono infatti meticolosi dal punto di vista della regia e della scrittura. Gli intrecci si sviluppano in modo meditato nel corso del tempo e Better Call Saul non ha paura di farci annoiare. Nonostante il marcio dei contenuti della serie, Gilligan riesce a tenere a freno l’influenza dell’ondata postmoderna presentando uno stile più classico nella forma. In una tv abituata alla mescolazione dei generi, Better Call Saul trova la propria autonomia proponendosi quasi come “serie d’autore” o comunque al di fuori degli schemi produttivi contemporanei.
Le due trame da cui è composto l’episodio pilota “Magic Man” sono scollegate tra loro. Seguendo le avventure di più personaggi, con relativi sbalzi temporali tra presente e passato, la serie segue lo sviluppo di un doppio arco narrativo. L’unico altro personaggio che pediniamo sin dalla prima stagione è infatti Mike Ehrmantraut, l’uomo di fiducia del boss della droga Gustavo Fringe, interpretato da Jonathan Banks. Nel ruolo quasi di co-protagonista, Better Call Saul ci ha infatti abituato alla figura, già presentata in Breaking Bad ,di Mike, che tra tutti i personaggi secondari era forse quello che aveva lasciato di più il segno.
L’episodio riprende il finale della quarta stagione anche dal suo punto di vista, dopo la melodrammatica tragedia sviluppata nel corso delle puntate precedenti. Nonostante la parentesi del costruttore edile tedesco sembri conclusa, quella con Lalo Salamanca, cugino di Tuco e nipote di Hector, avviata nel corso della stagione successiva, appare essere appena agli inizi. È probabile quindi l’evoluzione di una guerra tra la famiglia dei Salamanca e Gustavo Fringe.
Il primo episodio della quinta stagione di Better Call Saul è quindi coinvolgente e in pieno stile Gilligan, che riprende le linee narrative precedenti sviluppandone i caratteri meno evidenti, presentati con la solita grazia sia nella forma che nella scrittura. Un inizio che promette quindi un’altra stagione di alta qualità.